🔵 Bruno Buozzi fu assassinato dai nazisti in fuga da Roma il 4 giugno del 1944. Aveva 63 anni. Era la figura più autorevole di quella straordinaria stagione che da inizio ‘900, e per un quarto di secolo, aveva costruito il sindacato italiano, fieramente riformista.
La sua opposizione al fascismo fu sempre ferma e totale. Subì anche delle aggressioni fisiche da parte delle camicie nere. Inoltre, quando nel 1927 – con il fascismo saldamente al potere e le libertà azzerate – i capi della CGdL decisero di sciogliere la confederazione, Buozzi si oppose in maniera risoluta a questa decisione, rifondando l’organizzazione nell’esilio di Parigi.
Con la caduta del fascismo, rientrato in Italia, decise di rimanere in una Roma occupata dai nazisti dopo l’8 settembre, per continuare la sua attività di riorganizzazione del sindacato.
🤝🏻 Decisivo, infatti, il suo contributo al Patto di Roma, con il quale, insieme a Giulio Pastore e Giuseppe Di Vittorio, si ricostituì il sindacato libero in Italia, con la nascita della CGIL unitaria, formata all’epoca dalla tre maggiori componenti del movimento sindacale: socialista, cattolica e comunista.
Purtroppo, Buozzi non riuscì a firmare di suo pugno quel patto, di cui fu il principale artefice e la figura più riconosciuta, perché 13 aprile del 1944 fu arrestato e portato nel carcere di via Tasso dalle S.S. tedesche, per poi essere trucidato nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1944, proprio mentre la Capitale veniva liberata dagli Alleati.
In suo onore la firma del patto di Roma, avvenuta il 9 giugno, fu volutamente retrodatata al 3 giugno.
💪 La vita di Bruno Buozzi è stata una grande avventura umana e sindacale: tragica nel finale, ma ancora estremamente attuale nell’insegnamento. A noi riformisti il compito di preservarne la memoria.
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