Giorno del ricordo: la tragedia dimenticata dell’Istria, Dalmazia e Venezia-Giulia

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10.02.2024

Ogni 10 febbraio, l’Italia commemora il Giorno del Ricordo, un momento per onorare le vittime degli eccidi delle foibe e dell’esodo istriano, dalmata e veneziano. Questo evento storico, che ebbe luogo alla fine della Seconda Guerra Mondiale e nei primi anni del dopoguerra, ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva italiana. Anche se per tanto, troppo, tempo è stata dimenticata, mistificata, strumentalizzata.

La storia delle foibe

Le foibe sono delle voragini carsiche che si trovano principalmente nella regione dell’Istria, nell’attuale Croazia, ma anche in altre aree dell’ex Jugoslavia. Durante il secondo dopoguerra, queste grotte diventarono il luogo di esecuzione di migliaia di italiani, soprattutto civili e prigionieri di guerra. Le vittime venivano gettate nelle foibe dopo essere state uccise nei campi di prigionia slavi – talvolta anche da vive, così che uscissero le urla di disperazione da queste voragini, come fossero le anime dei dannati all’inferno – lasciando dietro di sé una testimonianza spaventosa dell’orrore della violenza etnica e politica.

I colpevoli di questi massacri erano le forze partigiane jugoslave – impegnate in una sorta di pulizia etnica dell’”italiano fascista” – e l’OZNA, una branca dei servizi segreti jugoslavi, a dimostrazione di come fosse implicato direttamente lo Stato guidato da Tito.

I numeri delle foibe

Nei due anni di guerra civile in Italia, dall’armistizio del 1943 al 1945, le vittime sono stimate tra le tremila e le cinquemila, comprese le salme recuperate, quelle stimate e quelle nei campi di concentramento jugoslavi. C’è tuttavia chi fa salire il conto a 11 mila, numeri che però, secondo lo storico Raoul Pupo, sono raggiungibili solo conteggiando anche i caduti che si ebbero da parte italiana nella lotta antipartigiana.

La gravità degli eccidi si ritrova anche guardando alla dimensione dell’esodo italiano – spinto anche dal passaggio a un altro regime totalitario che rifuggiva da ogni libertà d’espressione individuale e, soprattutto, dell’identità nazionale – dopo i trattati di pace di Parigi del 1947: infatti, i territori fino ad allora occupati dall’Esercito Popolare di Liberazione del maresciallo Josip Broz Tito passarono nelle mani della Jugoslavia. Si stima che i giuliani, i quarnerini e i dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre nel periodo compreso tra il 1945 e il 1956 ammontino a un numero compreso tra le 250mila e le 350mila persone.

Perché dimenticare è un errore?

Nonostante la gravità degli eventi che si sono verificati nelle foibe, la memoria collettiva sembra soffrire di un’amnesia selettiva. Troppo spesso, questi tragici episodi sono stati trascurati o minimizzati nella narrazione storica ufficiale, talvolta persino mistificati. Ma perché? La risposta potrebbe risiedere nella complessità delle relazioni internazionali dell’epoca – oggi la situazione non è diversa – e nella politica del dopoguerra. Non a caso le diverse fazioni politiche riscontrano non poche difficoltà nel riconoscere o meno determinate responsabilità in questo tipo di eccidi: parlando chiaramente, ad oggi il Giorno del Ricordo è purtroppo diventato appannaggio della destra nel Paese, solo perché i colpevoli furono dei totalitaristi di un colore diverso dal loro. Stesso discorso per la Giornata della Memoria del 27 gennaio con la sinistra in Italia: in ogni caso si ha una narrazione che complessivamente è iniqua con l’uno o l’altro evento, proprio perché strumentalizzata dalla politica.

L’importanza della Memoria: la difesa contro il totalitarismo

Sono morte delle persone in modo totalmente indiscriminato solo a causa delle idee politiche diverse, considerarle diverse solo in virtù del diverso colore degli assassini significherebbe mistificare la realtà e non dare la dignità a queste anime: non possiamo continuare a permettere che la memoria di queste tragedie venga cancellata. La memoria collettiva è fondamentale per preservare la verità storica e per proteggerci dal ripetersi degli errori del passato. Ricordare le vittime delle foibe è anche un atto di giustizia nei loro confronti e verso le generazioni future, affinché possano comprendere le conseguenze nefaste del totalitarismo – di ogni colore esso sia! – e dell’intolleranza.

In conclusione, il Giorno del Ricordo ci offre l’opportunità di riflettere sul passato e di impegnarci per un futuro basato sulla pace, sulla tolleranza e sulla giustizia. Ricordare le vittime delle foibe non è solo un atto di rispetto, ma anche un monito contro ogni forma di totalitarismo e violenza. Solo attraverso la memoria possiamo sperare di costruire un mondo migliore per le generazioni a venire. Un mondo che non si divida più tra rossi e neri, bianchi e gialli o tra italiani e slavi, ma un mondo in cui la fratellanza e il rispetto reciproco siano un valore indiscutibile ed inalienabile.

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

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