Giornata mondiale della prevenzione agli sprechi alimentari: dalle diseguaglianze in Italia, in Europa e nel mondo, fino all’impegno condiviso per un futuro sostenibile

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05.02.2024

La Giornata Mondiale della prevenzione agli sprechi alimentari, celebrata il 5 febbraio di ogni anno, rappresenta un momento cruciale per riflettere sull’urgenza di ridurre gli sprechi alimentari e promuovere pratiche sostenibili in tutto il mondo. Ogni anno nel mondo sono migliaia le tonnellate di cibo che vanno sprecate, a fronte di emergenze alimentari e ambientali sparse in tutto il globo: una situazione iniqua e insostenibile, che è emblematica delle disuguaglianze tra i Paesi più industrializzati e il Sud del mondo sfruttato e consumato fino all’osso delle risorse.

La situazione globale

I dati a livello mondiale indicano che gli sprechi alimentari sono una sfida significativa per la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), circa un terzo di tutti gli alimenti prodotti a livello globale viene sprecato ogni anno: circa il 14% del cibo prodotto viene perso tra il raccolto e la vendita al dettaglio, il resto nella distribuzione. Questo equivale a oltre 1,3 miliardi di tonnellate di cibo che finisce nelle discariche, contribuendo in modo significativo all’impatto ambientale negativo. Anche a livello economico le perdite sono notevoli: sempre la FAO stima che a livello globale ogni anno si perdano circa 940 miliardi di dollari. Per fare un esempio, sono più del PIL dell’Argentina (circa 900 miliardi).

La denutrizione nel mondo

Parlavamo dell’iniquità dello spreco alimentare: secondo un recente rapporto FAO sulla denutrizione, le persone coinvolte in questa drammatica situazione sono circa 735 milioni, circa una persona su dieci. Clima, guerre e pandemia hanno fatto crescere drasticamente il numero di persone denutrite: basti pensare che a Gaza, ad esempio, anche per lo stop agli aiuti alimentari e la difficoltà nel distribuire forniture già altamente insufficienti, si è registrata la percentuale più alta di persone che affrontano l’insicurezza alimentare che l’IPC (Integrated Food Security Phase Classification) abbia mai registrato in qualsiasi Paese o regione nella storia, con “oltre 337.000 bambini sotto i cinque anni e 155.000 donne incinte e in fase di allattamento in tutta Gaza hanno bisogno di assistenza alimentare salvavita” secondo le stime delle Nazioni Unite.

Lo spreco alimentare in Italia

In Italia, la questione degli sprechi alimentari è particolarmente rilevante, considerando la ricchezza e la diversità della tradizione culinaria del paese. Secondo i dati dell’ISTAT, l’Italia si posiziona tra i principali Paesi europei per la quantità di cibo sprecato pro capite. Il WWF stima che nel 2022 abbiamo gettato 75 grammi di cibo al giorno, ossia 524 g settimanali, poco più di 27 chili di cibo l’anno a persona. In totale, guardando anche alla filiera, siamo intorno alle 4 milioni di tonnellate di cibo buttate ogni anno: la distribuzione degli sprechi non è uguale, infatti al Sud il dato si accentua (+8% sulla media nazionale) e lo stesso vale per le famiglie senza figli (+38% rispetto alla media nazionale). Quanto vale? Lo spreco alimentare nelle case vale 6,5 miliardi di euro, mentre lo spreco “di filiera” – dai campi alle case – si attesta oltre i 9 miliardi di euro.

Sono tutti dati che pongono l’Italia di fronte a una sfida importante per ridurre gli sprechi e promuovere una cultura del consumo responsabile.

Cosa si fa a livello europeo?

A livello europeo, la lotta agli sprechi alimentari è una priorità, visto che i numeri si aggirano sulle 59 milioni di tonnellate di cibo buttato ogni anno (131 kg a persona). Le azioni intraprese sono diverse: dalla Direttiva quadro dell’UE sui rifiuti, fino al Green Deal europeo, che comprende il Piano d’azione per l’economia circolare e la strategia “Dal produttore al consumatore“. Durante lo scorso anno, anche la suddetta Direttiva quadro dell’UE sui rifiuti è stata oggetto di proposta di revisione, che comprenderà anche nuovi obiettivi dell’UE di riduzione degli sprechi alimentari per il 2030: tuttora la proposta è in fase di discussione in sede di Consiglio.

L’obiettivo ultimo è arrivare a dimezzare gli sprechi alimentari pro capite (quindi arrivare a circa 65 kg a persona) a livello di commercio al dettaglio e di consumatori entro il 2030, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Quali sono questi obiettivi?

Come detto poc’anzi, l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite numero 12 – “garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo” – mira a ridurre a metà gli sprechi alimentari entro il 2030. Per “modelli sostenibili di produzione e di consumo” si intende “la promozione dell’efficienza delle risorse e dell’energia, di infrastrutture sostenibili, così come la garanzia dell’accesso ai servizi di base, a lavori dignitosi e rispettosi dell’ambiente e a una migliore qualità di vita per tutti. La sua attuazione contribuisce alla realizzazione dei piani di sviluppo complessivi, alla riduzione dei futuri costi economici, ambientali e sociali, al miglioramenti della competitività economica e alla riduzione della povertà”

Per capire la portata attuale del fenomeno, basta guardare l’eclatante esempio portato dal Food Waste Index Report 2021 delle Nazioni Unite (lo spreco era di un miliardo di tonnellate, più basso di quello attuale): la quantità di spreco è tale che può essere equiparata a circa 23 milioni di camion da 40 tonnellate a pieno carico che, messi in fila, farebbero il giro della Terra sette volte.

In conclusione, questa giornata è un richiamo per l’azione urgente e congiunta da parte di governi, parti sociali e cittadini. Ridurre gli sprechi alimentari è essenziale per garantire una distribuzione equa delle risorse alimentari, mitigare l’impatto ambientale negativo e promuovere uno stile di vita sostenibile per tutti, senza lasciare indietro nessuno. L’Italia, l’Europa e il resto del mondo devono collaborare attivamente per raggiungere gli obiettivi stabiliti, promuovendo una cultura del consumo consapevole e responsabile per le generazioni future.

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

 

 

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