La crisi dei microchip minaccia la ripresa economica

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13.10.2021

Nel periodo che possiamo simbolicamente definire “post-pandemia” il tema della ripresa economica è all’ordine del giorno. Il piano di finanziamenti messo a punto dall’Ue per far fronte alla crisi del 2020, pari a 750 miliardi di euro, può significativamente ridisegnare il volto dell’intero ecosistema europeo. Molte delle risorse saranno utilizzate per rinnovare e innovare nel segno delle opportunità rivoluzionare della tecnologia. Ne abbiamo parlato in questo post .

Se la tecnologia si è a giusta ragione candidata ad essere il volàno della ripresa, in Italia e in Europa, non si possono non accendere i riflettori su un problema che potrebbe frenare e non poco la forza stessa della ripresa. Parliamo della carenza globale di chip elettronici.

Persino Apple, per la produzione del nuovo Iphone, ha dovuto far fronte a questa vera e propria emergenza, tagliando le stime di produzione. Abbiamo già parlato delle difficoltà dell’intero comparto automotive, ma più passa il tempo, più il collo della bottiglia si fa stretto.

Questa carenza è generata da una domanda molto più alta dell’offerta prevista di prodotti e anche da una carenza di materie prime, tra tutte la bauxite.

Il problema è globale, sicuramente, e molto è in gioco tra tutte le implicazioni di geopolitica mondiale: sono note le difficoltà tra Cina e Usa su questo argomento.

È lecito, quindi chiedersi quale sarà nel medio periodo l’impatto anche sul mondo del lavoro e sull’economia generale di questa crisi che è nata nell’alveo della tecnologia ma rischia, giorno per giorno, di aggravarsi e determinare situazioni al momento forse anche imprevedibili. Del resto, il FMI ha lanciato più volte un allarme preciso sull’impatto negativo che potrebbe avere questa situazione sui piani di ripresa economia.

Quella che sembra essere ai non addetti ai lavori una crisi meramente tecnologica, potrà facilmente riversarsi – e già sta accadendo – sui mercati finanziari. E di conseguenza sull’economia reale.

Non è un problema di poco conto ed è per questo che serve una risposta chiara e globale.

Il serio rischio è che tutto lo sforzo concentrato dai vari Paesi per la ripresa sia vanificato dall’assenza delle componenti principali di prodotti come auto, elettrodomestici, smartphone, tablet, pc ecc.

A livello nazionale ed europeo l’attenzione degli addetti ai lavori è alta. I sindacati hanno più volte denunciato il fortissimo impatto nel settore automobilistico, dove si riscontrano le più grandi difficoltà in termini di produzione e mercato. Anche la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha rimarcato la necessità di un nuovo atto europeo sui microchip, evidenziando come non sia solo una questione di competitività ma anche di “sovranità tecnologica”.

Quello che è chiaro, ora, è che un piccolissimo oggetto come il microchip è fondamentale per la ripresa economica e la sua carenza potrebbe innescare quello che è comunemente noto come “l’effetto farfalla”.

 

 

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