Le sfide del lavoro del futuro

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03.08.2021

E’ sempre eterno il dibattito tra gli “apocalittici” e gli “integrati”. Ritorna ogni volta che un’innovazione ci pone davanti a qualcosa di rivoluzionario, capace, cioè, di sconvolgere e stravolgere la quotidianità, così come la conosciamo.

Intelligenza artificiale, robotica, digitalizzazione, ormai da qualche anno, hanno superato il confine della teoria e stanno entrando a far parte, velocemente, della realtà.

Con la stessa velocità, si sta radicalmente trasformando il mondo del lavoro, al punto che i nuovi modelli e i nuovi processi di produzione stanno modificando le mansioni lavorative e gli stessi rapporti di lavoro.

La sfida, per la Uil e per l’intero mondo del sindacato e della rappresentanza sociale, sta tutta nell’individuare modalità di redistribuzione equa dei benefici prodotti dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale ed evitare, come sta avvenendo, che i vantaggi si concentrino nelle mani di pochi.

Lo ha detto chiaramente, il Segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, partecipando a un interessante dibattito organizzato dall’Istituto Italiano di Tecnologia “Visioni del futuro” che ha messo sotto i riflettori un tema che viene ancora trattato con troppa diffidenza e paura o, al contrario, con un poco concreto entusiasmo futuristico.

Ma la rivoluzione è già qui. Ignorarla non fa bene.

Porterà degli stravolgimenti? Sì, è certo.

Cambierà gli equilibri? Senza alcun dubbio.

La chiave però è nella capacità di saperli e volerli gestire e governare.

Del resto, ogni evoluzione è strettamente legata alla capacità di adattamento: “la sfida riformista- ha detto Bombardieri – sta nell’adattare ai nuovi scenari, nuovi diritti, che si affianchino a quelli già esistenti.”

In questo contesto non è marginale la definizione di regole chiare e condivise nell’utilizzo delle nuove tecnologie: in questo il coinvolgimento delle parti sociali è fondamentale e determinante per evitare gli abusi, la violazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, attraverso l’uso indiscriminato degli algoritmi

La partita, a livello europeo, è già attiva e il sindacato europeo sta già seguendo l’iter relativo all’introduzione della normativa sull’intelligenza artificiale e della regolamentazione del mercato e dei servizi digitali.

Su questo fronte, è positivo e condivisibile l’approccio utilizzato dalla Commissione di tutela dei diritti fondamentali, della salute pubblica e di divieto di introduzione di applicazioni ritenute pericolose.

A preoccupare la Uil, però, è l’assenza di una regolamentazione specifica sull’utilizzo dell’ intelligenza artificiale sui posti di lavoro, con particolare riferimento a tutti i sistemi di controllo del lavoro e dei lavoratori o all’uso di dispostivi che valutano le prestazioni dei lavoratori, come già avviene in alcune piattaforme e APP.

Abbiamo già parlato in questo post dell’impatto che le nuove tecnologie avranno sul lavoro. Si perderanno 85 milioni di posti lavoro, secondo il World Economic Forum, ma se ne creeranno 97 milioni. Tutti impieghi e professioni che, al momento, possiamo solo immaginare.

Si pone, ovviamente, un problema di transizione e di sviluppo di nuove competenze e, in questo, la formazione giocherà un ruolo determinante: è una sfida da affrontare, coinvolgendo tutte le lavoratrici e i lavoratori.  Anche in questo senso, le risorse del PNRR sulla digitalizzazione sono una grande opportunità.

“Ecco perché il ruolo partecipativo e contrattuale del Sindacato sarà fondamentale – ha detto ancora il numero uno di Via Lucullo, Bombardieri – e noi siamo pronti a fare la nostra parte”.

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