Perché ci è difficile ricordare le cose successe durante la pandemia?

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08.04.2023

L’altro lato della pandemia, quello sul quale forse non abbiamo mai posto completamente la nostra attenzione. Letteralmente. Stiamo parlando della difficoltà – non per tutti, certo – di ricordare avvenimenti ed eventi che si sono svolti durante la pandemia.

L’eredità della pandemia

Non tutto il male vien per nuocere. Gli anni della pandemia da Covid-19 hanno segnato in negativo il nostro decennio (forse il secolo, per la portata): migliaia di morti al giorno, la paura quotidiana, soprattutto nei primi mesi, del contagio, l’isolamento forzato e prolungato sono stati tutti fattori che, quando non direttamente sulla salute fisica, hanno profondamente influito su quella mentale.

Queste circostanze straordinarie però, soprattutto l’isolamento, hanno permesso ai ricercatori di tutto il mondo di effettuare ricerche e analisi che altrimenti sarebbero state impossibili. Una di queste riguarda proprio la capacità di memorizzare, o di non saper indicare con precisione quando siano avvenuti, gli avvenimenti durante quegli anni.

La memoria latitante

Secondo un gruppo di ricercatori canadesi della Université Laval, le nostre giornate sono scandite da eventi (spesso attività ripetitive) che forniscono importanti punti di riferimento temporali, i quali – venendo meno a causa della vita monotona, priva di stimoli durante il lockdown – influenzano pesantemente la nostra percezione del tempo e il modo in cui memorizziamo le informazioni.

Infatti, se quasi tutti ricordiamo con precisione i primi momenti della pandemia – grazie agli stimoli straordinari di eventi, appunto, fuori dall’ordinario – molti di noi hanno vissuto una condizione estremamente ripetitiva e quindi cognitivamente scarsa, che ha portato a una privazione di stimoli ed eventi significativi. Questa privazione è la principale responsabile della latitanza della memoria in quei lunghi giorni di isolamento: stimolando meno la memoria, abbiamo avuto difficoltà nella formazione (e rafforzamento) dei ricordi e nella percezione del tempo.

La percezione del tempo alterata durante la pandemia

Secondo uno studio pubblicato su una rivista della American Psychological Association, condotto su circa 5600 persone intervistate all’inizio e dopo sei mesi della pandemia, due terzi degli intervistati dice di aver avuto una percezione distorta del tempo.

Una condizione, secondo i ricercatori, spesso associata a fattori come la salute mentale, i livelli di stress pre-pandemici e l’esposizione a eventi traumatici durante la pandemia. Le alterazioni nella percezione del tempo nel mondo della psichiatria sono conosciute come “disintegrazione temporale” e ad essa sono associati vari disturbi della salute mentale, più o meno gravi.

Il disturbo post traumatico da stress

In qualche caso l’esperienza della pandemia è stata estremamente traumatica, al punto di portare delle difficoltà anche nella rielaborazione degli eventi: secondo il famoso neurologo statunitense Scott A. Small, memoria e oblio – quindi la cancellazione di parti di ricordi o di ricordi interi – sono parti di uno stesso processo, visto che nei nostri neuroni sono presenti sia meccanismi per immagazzinare i nuovi ricordi, sia per distruggere quelli esistenti.

Sono quindi in un equilibrio fondamentale per la nostra salute mentale: dipendiamo dalla memoria per ricordare e imparare dagli eventi e dall’oblio per cancellare o rimodellare i ricordi. Un equilibrio che nei casi più gravi, come quelli di disturbo post-traumatico da stress (legati a esperienze estremamente traumatizzanti), porta a una sovrastimolazione della memoria a discapito dell’oblio, impedendo alla persona di riuscire a dimenticare in modo “sano” l’esperienza traumatica e costringendolo invece a riviverla, anche proiettandola su situazioni normali per la vita di tutti i giorni: ecco come un assembramento può generare ancora ansia e paura.

La pandemia ha segnato profondamente le vite di tutti noi in molti modi diversi, più e meno pesanti. Gestita l’emergenza, programmata la ripartenza, ora è il momento di vedere e valutare gli strascichi che ha lasciato, tra cui – e soprattutto – la salute mentale di milioni di persone in tutto il mondo.

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

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