Gli effetti del Covid sui giovani

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25.01.2022

Lo stravolgimento delle routines, l’isolamento e il distanziamento sociale, il senso di incertezza per il futuro, insieme alla paura della malattia per sé e per i propri cari, hanno provocato non pochi effetti sulla salute mentale dei giovani.

Alterazioni dell’umore e ansia sono tra i disturbi più comuni e frequenti sviluppati da bambini e ragazzi a causa della pandemia: la perdita improvvisa e per un periodo prolungato di molte delle attività che garantiscono un ritmo e una struttura alla quotidianità, quali la scuola, l’università, gli impegni extracurricolari, la possibilità di frequentare spazi e luoghi di aggregazione, può costituire un fattore di rischio e può aggravare sintomi depressivi e ansiosi preesistenti.

Uno studio cinese (Duan et al., 2020) ha indagato i livelli di ansia e depressione su più di 3000 ragazzi, riscontrando un aumento di giovani clinicamente depressi rispetto al periodo precedente la comparsa del virus (22.28% durante la pandemia, rispetto alla stima generale di 13.2%). Anche i livelli d’ansia sono risultati maggiori rispetto a quelli di solito registrati.

Inoltre, dalla ricerca di Telefono Azzurro e Doxa Kids, emerge come i genitori abbiano riscontrato diversi cambiamenti nei propri figli, a partire dal primo lockdown. Innanzitutto, a livello comportamentale: una variazione nel ritmo sonno veglia, un cambiamento nelle abitudini alimentari, un senso di disinteresse per le attività quotidiane.

il 18% dei genitori riferisce una condizione di isolamento dei figli, percentuale che si attesta al 25% in presenza di figli più grandi, dove alta è la preoccupazione di non poter più vedere gli amici, riprendere le attività sportive, la scuola e tornare alla normalità.

Quasi il 90% dei giovani ha dichiarato di essersi sentito solo o isolato nel periodo del confinamento, ma di essere riuscito, in buona parte, a rimanere in rapporto con i propri amici, usufruendo dell’online.

Infatti, durante la pandemia, Smartphones e PC sono diventati l’unica “finestra sul mondo” disponibile, specialmente durante il lockdown. I dispositivi elettronici sono diventati gli strumenti attraverso cui svolgere virtualmente ogni attività: a partire dal reperire informazioni sull’attualità, alla didattica a distanza, fino ai momenti di svago e di socializzazione. Si è registrato un incremento del 50% nell’uso di Internet durante la diffusione del COVID-19 (UNICEF, 2020).

Le piattaforme digitali si sono identificate come l’unico spazio in cui i ragazzi hanno potuto esercitare spazi di autonomia e dove hanno avuto la possibilità di esprimere opinioni e contribuire alla collettività.

Allo stesso tempo, molti dei giovani utenti si sono trovati a condividere sempre più spesso aspetti importanti della loro quotidianità, diffondendo una quantità di informazioni personali molto elevata (il cosiddetto oversharing).

Questo ha esposto i ragazzi ad una serie di rischi, tra cui il cyberbullismo, la visione di contenuti non appropriati alla loro età e l’oversharing.

Inoltre, gli strumenti tecnologici hanno costituito un indubbio supporto per l’apprendimento e per l’erogazione della didattica.

Tuttavia, in alcune situazioni, il passaggio dalla didattica frontale tradizionale a quella da remoto ha accentuato i divari sociali, limitando l’accesso all’educazione di una buona parte di popolazione infantile, che vive in condizioni economiche e sociali svantaggiate.

Sempre dalla ricerca di Telefono Azzurro e Doxa Kids emerge come, a parere di tutti gli intervistati, che i diritti meno garantiti per i bambini e gli adolescenti durante la pandemia e su cui quindi occorre maggiormente investire siano, in particolare, il diritto all’istruzione, il diritto al gioco e al tempo libero, il diritto alla tutela e alla sicurezza nel web, il diritto allo sviluppo e alla salute – anche mentale – e il diritto ad avere opportunità nonostante il reddito

Per quanto riguarda i giovani tra i 18  ei 29 anni sottolineiamo che sembrano essere loro ad aver risentito maggiormente della pandemia. Il 90 % degli intervistati ha sviluppato forti disturbi di ansia e stress e il 43 % anche un aumento della diffidenza. Una Fascia d’età che sembra potenzialmente coincidere con quella dell’entrata nel mondo del lavoro.

Infatti, molti giovani sembrano aver perso la voglia di studiare o lavorare (ne abbiamo parlato qui: Neet).

In conclusione, lo sguardo e la fiducia verso il futuro di un ragazzo diventano ovviamente più critici durante una pandemia. Solitudine, incertezza, difficoltà nel costruirsi una identità e dei progetti di vita vanno accentuandosi. I giovani formeranno il mondo del domani e su di loro e la loro salute mentale occorre in primis investire perché si torni alla normalità. Non basterà la fine della diffusione del Virus a far tornare tutto come prima, occorrerà prevedere delle misure di supporto per chi è cresciuto e ha sviluppato la propria identità durante questi anni, vivendo paura e disagi che le generazioni precedenti non hanno mai sfiorato.

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