Lotta al caporalato, assegnati 200 milioni ai Comuni

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18.05.2022

La lotta al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori nel settore agricolo è una priorità nel panorama agroalimentare.

Paghe misere, per infinite giornate di lavoro nei campi, in condizioni faticose e disumane. Con il sole, con la pioggia, con il vento. Senza diritti, con gli occhi spenti da un costante ricatto a cui si cede, nonostante tutto. Per poter avere l’illusione di un reddito e sopravvivere, almeno un po’.

Le storie di caporalato, non solo nel settore agricolo ma anche in quello digitale su piattaforma, sono raccapriccianti. Sembrano lontane nei luoghi e nel tempo. Eppure, si svolgono spesso indisturbate dietro casa nostra.

Solo pochi giorni fa, nei campi della Maremma, sono stati scoperti centinaia di lavoratori, sia italiani che stranieri, in nero, per 15/16 ore al giorno, pagati 2,50 l’ora, senza contratto, senza contribuzione, senza diritti e con continue e costante minacce e aggressioni verbali.  Solo uno degli ultimi casi saltati all’attenzione della cronaca.

IL PNRR PER LA LOTTA AL CAPORALATO

La lotta al caporalato è tra gli obiettivi dei piani PNRR. Missione 5: inclusione e coesione. Sono stati già ripartiti e assegnati 200 milioni di euro alle Amministrazioni locali. L’obiettivo è “il superamento degli insediamenti abusivi dei braccianti agricoli”.

Questo perché gli insediamenti irregolari lasciano grandi spazi di manovra alla criminalità, che contribuisce ad alimentare il fenomeno e a rendere ancora più umiliante la vita delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti.

Le risorse fanno parte di un più ampio piano per la lotta al caporalato in agricoltura e al lavoro sommerso, varato nel 2020, per recepire le raccomandazioni della Commissione Europea in materia.

SICUREZZA SUL LAVORO

Caporalato non vuol dire solo annullare i diritti sul lavoro, annichilire la dignità di lavoratici e lavoratori, ma anche mettere in pericolo la vita stessa delle persone. Lottare contro il caporalato – di cui si stanno sviluppando nuove forme nell’ambito del lavoro digitale o su piattaforma – significa anche lottare contro gli incidenti e le morti sul lavoro.

Il lavoro agricolo è già di per sé connesso a numerosi rischi per la salute, basti pensare semplicemente alle alte temperature che si raggiungono in estate, periodo in cui il lavoro nei campi è più intenso per le raccolte. Se, poi, lavoratrici e lavoratori sono sottoposti e sottomessi a situazioni limite, il rischio diventa ancora più eclatante. E non si tratta solo di patologie correlate a ritmi e condizioni massacranti (disidratazione, patologie muscolo-scheletriche invalidanti, polmoniti).

Secondo la denuncia dei medici della ong “Medici con l’Africa Cuamm”,  pubblicata sul British Medical Journal nel 2019, in 6 anni i braccianti morti su lavoro, vittime del caporalato, sono stati 1500. E siamo tutti, purtroppo, a conoscenza di numerosissimi fatti di cronaca che riportano la morte di donne, uomini, alle volte anche giovani, ridotti in fin di vita o morti a causa delle condizioni disumane di lavoro nei campi.

AUMENTARE GLI ISPETTORI DEL LAVORO

Nell’ambito del Piano e dei progetti del PNNR uno degli obiettivi è l’aumento del numero degli ispettori del lavoro, insieme alla sanatoria per i lavoratori agricoli e domestici irregolari. Gli Ispettori del lavoro, a regime, saranno 6.500 a fronte degli attuali 4mila. Il target è stato annunciato dal Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha elencato anche i numeri degli ultimi controlli.

Le verifiche sono cresciute del 411%, 600 le aziende sospese sulla base delle norme che sanzionano le violazioni sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Piccoli ma importantissimi passi in avanti, compiuti anche grazie alla campagna “Zero morti sul lavoro” della Uil e all’impegno sindacale contro una piaga che fa male al lavoro, alla società, all’economia e alla stessa vita.

La lotta al caporalato è una guerra sociale che tutti dovremmo condividere e abbracciare con serietà e determinazione.

Sconfiggere il caporalato vuol dire sconfiggere le mafie, le morti sul lavoro, i soprusi e le violenze. Vuol dire ridare dignità al lavoro, sostenere l’economia, superare le disuguaglianze, il razzismo. Lottare, insomma, per un futuro realmente migliore.

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