Gender Pay Gap: mancano le donne nelle transizioni digitale, climatica ed energetica
20.08.2022
Obiettivo dell’Unesco e dell’Unione Europea è riuscire, entro il 2030, arrivare a l’uguaglianza di genere. Una meta, che allo stato dei fatti, sembra lontanissima. Troppe ancora le questioni irrisolte che in buona parte riguardano un retaggio culturale ben radicato e l’attuale struttura del welfare familiare. Nel caso specifico ci occupiamo del gap salariale che sussiste tra lavoratrici e lavoratori: stesso impiego, diverso compenso. Senza considerare che le possibilità di ricoprire una stessa carica, magari apicale, vede uno schiacciate 70% a favore del dipendente maschio. Tutto questo va contestualizzato in un quadro di costante cambiamento. Le transizioni digitale, climatica ed energetica stanno avvolgendo il mondo del lavoro e il gender pay gap ne è già diventato una discriminante.
Forse, bisognerebbe partire dalla transizione sociale; ma anche in questa circostanza la strada da percorrere è lunga e tortuosa.
GENDER PAY GAP E TRANSIZIONI
Il settore energetico, così come quello digitale o quello della sostenibilità, vedono una predominanza di forza lavoro maschile. Lo scorso 25 marzo, a New York, è stato presentato il report “A Feminist European Grean Deal” durante i lavori del Commission on Status of Women. In tale documento si affronta il tema del cambiamento, anzi, delle transizioni e dell’impatto che queste hanno nell’ambito lavorativo.
In particolare, si parla di disparità di genere e di quelle politiche che hanno l’obiettivo di mitigare gli effetti del cambiamento in ottica gender blind, ossia non considerando le differenze socio-economico tra donne e uomini. È stata posta particolare attenzione al Green Deal europeo, indagando tre settori fondamentali quali: energia, trasporti e agricoltura. Di per sé già ambiti in cui effettivamente il gender gap lavorativo è molto amplificato.
Nel campo dell’energia è stata rilevata una problematica non di poco conto che riguarda la posizione della professionalità femminile in questo particolare settore. Produttori e consumatori, guardando a entrambe le prospettive in maniera generica e non propriamente tecnica, in molti casi conoscono la materia tratta: un uomo che lavora in un’azienda energetica ne è anche un consumatore consapevole. Statisticamente, come emerge dal rapporto, le donne invece sono meno coinvolte nel funzionamento delle tecnologie, presentano maggiore apatia verso quest’ambito e contestualmente sono anche meno partecipi quando vengono lanciate o proposte iniziative sul lavoro. Pertanto hanno meno possibilità di crescita.
Un’altra criticità riguarda le formazioni già strutturate: scarseggiando la rappresentanza femminile, molti dei ruoli di rilievo e decisionali nell’ambito dell’energia appartengono già agli uomini; per cui la questione della disparità è in qualche modo posta ai margini.
Lo studio, quindi, parla di nuovi approcci: la donna deve essere inclusa nella Renovation Wave.
PARITÀ DI GENERE E FUTURO
Lo studio preso in considerazione determina l’incongruenza che sussiste con le strategie attualmente applicate in favore dell’uguaglianza di genere dalla Commissione Europea. Il report evidenzia quanto sarebbe importante spingere su politiche che non vadano a favorire i settori dove, di fondo, esiste una prevalenza di impiego e di leadership maschile. Nell’ambito della cura o comunque in settori occupati più da professionalità femminili, altrettanto interessanti al fine delle transizioni, si verifica una quasi totale esclusione. Eppure, l’energia, la digitalizzazione e la sostenibilità riguardano già ogni aspetto della vita.
Attivare politiche di inclusione, rivedere il welfare familiare, creare condizioni di una crescita equa: questi dovrebbero essere i punti in agenda per colmare il gap e guardare al futuro con concretezza e con la possibilità di una reale evoluzione.
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