Welfare e famiglie italiane: oltre la metà rinuncia alle prestazioni sanitarie

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12.01.2022

L’edizione 2022 del Bilancio di welfare delle famiglie italiane di Cerved ha evidenziato che oltre la metà delle famiglie italiane ha rinunciato alle prestazioni sanitarie. Le ragioni sono diverse, ma in prevalenza riguardano la disponibilità economica o l’inadeguatezza dell’offerta. Inoltre, c’è anche un altro fattore portato alla luce dal Bilancio: la spesa delle famiglie per salute, assistenza ad anziani e istruzione è aumentata.

L’analisi, svolta negli ultimi due anni, caratterizzati dalla situazione pandemica, ha riguardato un campione di 4mila famiglie e ha visto l’adozione parametri specifici per l’appartenenza territoriale (dunque in tutte le regioni della Penisola), la strutturazione della famiglia e la condizione economica in cui questa è centrata.

Il 2021 ha registrato un numero elevato in merito a prestazioni di welfare: i nuclei familiari hanno speso 136,6 miliardi. Durante la prima fase della pandemia, dunque per quasi tutto il 2020, è stato rilevato un calo rispetto al biennio precedente (-14,6%). Il 2021 ha contato, invece, una crescita dell’11,4%. Tuttavia, si fa riferimento a un dato non comparabile agli anni pre-Covid.

Come anticipato, le ragioni principali per cui sono avvenute tali rinunce riguardano per la maggiore la scarsa disponibilità di alcuni servizi sanitari e l’impossibilità di reggere la richiesta economica. A tal proposito, nel documento si legge: “Si pone un problema di equità sociale: il segmento meno abbiente – che riguarda 7,4 milioni di famiglie – è quello con una incidenza della spesa di welfare più alta in proporzione al reddito. In questo segmento la quota di rinuncia alle prestazioni è elevatissima: 62,3% nella salute, 77,2% nell’assistenza agli anziani, 65,6% nella cura dei bambini, 42,1% nell’istruzione”.

In sintesi, dopo aver passato in rassegna i dati, il Bilancio tende a sottolineare l’evidente gap tra i bisogni delle famiglie e l’offerta attuale dei sistemi di welfare.

 

Redazione TERZO MILLENNIO

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