Calo delle vaccinazioni infantili: a rischio la vita e la salute di milioni di bambini

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30.05.2023

Nel secondo rapporto UNICEF sulle condizioni dell’infanzia nel mondo si affronta l’importanza dei vaccini in età evolutiva. Durante la pandemia da Covid 19, si registra una preoccupante diminuzione di tale profilassi che coinvolge milioni di bambini nel mondo e che mette a rischio non solo la loro vita e la loro salute, ma anche la crescita e lo sviluppo di intere società.

La pandemia ha interrotto le vaccinazioni dei bambini quasi ovunque, soprattutto a causa delle pressioni sui sistemi sanitari, del dirottamento delle risorse per le vaccinazioni verso quella contro il COVID-19, della carenza di operatori sanitari e delle misure di restrizione e i bambini nati appena prima o durante la pandemia stanno ora superando l’età in cui normalmente avrebbero dovuto essere vaccinati.

Nel rapporto, si sottolinea la necessità di raggiungere, con azioni urgenti e tempestive, coloro che non hanno effettuato le vaccinazioni infantili al fine di prevenire l’insorgere di malattie mortali e garantire l’immunizzazione infantile.

Vaccinazioni infantili: dati UNICEF allarmanti

Per comprendere il fenomeno, riportiamo qualche dato fornito dal rapporto UNICEF: tra il 2019 e il 2021 un totale di 67 milioni di bambini non hanno ricevuto le vaccinazioni e i livelli di copertura vaccinale risultano in calo in 112 Paesi.  Di questi 67 milioni di bambini, 48 milioni non hanno ricevuto neanche una dose di vaccino, la c.d. “0 dose”.

Alla fine del 2021, India e Nigeria avevano il più ampio numero di bambini a 0 dose e l’incremento del numero dei bambini in questa condizione è stato particolarmente notevole anche in Myanmar e nelle Filippine.

Diminuisce la fiducia, diminuiscono le vaccinazioni

In diminuzione anche la fiducia dell’importanza dei vaccini per i bambini, su 55 Paesi presi in esame in 52 si registra un consistente calo di fiducia: è diminuita di oltre un terzo in Corea, Papua Nuova Guinea, Ghana, Senegal e Giappone. Nel nostro Paese, si registra un calo di fiducia di 6,8 punti percentuali passando, tra il 2019-2021 dal 92,1% all’85,5%.

Fra le persone sotto i 35 anni il calo è stato maggiore (7,5 punti percentuali), rispetto a quelle sopra i 65 anni (4,6). Fra le donne (8,6 punti in meno), maggiore che fra gli uomini (4,7 punti in meno).  Il dato sulla minore fiducia nei vaccini delle persone sotto i 35 anni e delle donne, in particolare, costituisce un segnale preoccupante perché potrebbe mettere a rischio gli sforzi volti ad implementare la prevenzione delle epidemie, promuovere l’immunità di gregge e limitare la diffusione della resistenza antimicrobica.

Il declino nella fiducia arriva in un momento in cui assistiamo al più grande arretramento prolungato della vaccinazione dei bambini da trent’anni a questa parte, alimentato dalla pandemia COVID-19.

I vaccini fanno paura anche in Italia

Inoltre, l’Unicef avverte, che a causa della confluenza di diversi fattori, la paura e l’esitazione nei confronti del vaccino potrebbe essere in aumento. Questi fattori includono l’incertezza sulla risposta alla pandemia, il crescente accesso a informazioni fuorvianti, la diminuzione della fiducia nelle competenze scientifiche e la polarizzazione politica.

Anche nel nostro Paese negli ultimi anni si è assistito ad un notevole calo delle vaccinazioni infantili, un fenomeno che ha richiamato l’attenzione l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute.

Nel 2022, ad esempio, il numero di casi di morbillo è più che raddoppiato rispetto all’anno precedente e il numero di bambini paralizzati dalla polio è aumentato del 16% rispetto all’anno precedente. Confrontando il periodo 2019-2021 con il triennio scorso, si è registrato un aumento di otto volte il numero di bambini paralizzati dalla polio.

Tra le nazioni europee, l’Italia si trova in una situazione di estremo ritardo. La vaccinazione antimorbillo è raccomandata dal 1976 e l’attuale obiettivo del Ministero della Salute è vaccinare il 95%, almeno, dei bambini entro i due anni di età. Tuttavia, fino alla metà degli anni ’90 la copertura vaccinale non superava il 60% e nel 2000 era del 70%. Inoltre, la situazione italiana è caratterizzata da un’estrema disomogeneità regionale delle coperture vaccinali: accanto a regioni, soprattutto del nord-est, in cui viene vaccinato il 90% dei bambini ve ne sono altre, soprattutto al sud, in cui questa percentuale non supera il 60%.

Senza vaccinazioni, l’epidemia del morbillo dilaga

Il morbillo è molto contagioso e soprattutto in alcune aree, il numero di bambini suscettibili al morbillo è ancora molto alto per questo, è possibile che si verifichino epidemie di vaste dimensioni. In questi mesi anche le regioni con coperture vaccinali più elevate stanno osservando alcuni casi, che spesso hanno contratto l’infezione in occasione di viaggi in zone ad alta incidenza. Ad esempio, l’epidemia di morbillo attualmente in corso in Campania, ha già causato finora oltre 15.000 casi, 250 ricoveri e tre decessi per bambini di 6 mesi, 4 e 10 anni. Si tratta dell’epidemia di più vaste dimensioni registrata in Campania dal 1996 e in Italia dal 1997.

È assolutamente necessario un forte impegno sia politico che tecnico per garantire, in tutte le regioni, il raggiungimento di coperture vaccinali pari o superiori al 95%, entro i due anni di età.

Si è riscontrato anche un boom di casi di streptococco e scarlattina. I pediatri hanno lanciato l’allarme sui rischi di una diffusione di questa infezione che torna quindi a preoccupare le autorità sanitarie, sia a livello nazionale, sia internazionale. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e l’Ufficio regionale dell’OMS, per l’Europa, hanno segnalato un aumento dei casi dopo un periodo di ridotta incidenza delle infezioni da streptococco, di gruppo A, osservato durante la pandemia di COVID-19 e con un rialzo che si era già verificato a fine 2022.

Le gravi conseguenze delle mancate vaccinazioni

Non proteggere quindi i bambini dalle malattie attraverso i vaccini ha conseguenze molto gravi, in molti perdono la vita e tantissimi altri restano disabili permanentemente. Purtroppo, ancora oggi, continuano a diffondersi in tutto il mondo focolai di malattie che sarebbero facilmente prevenibili.

Altro aspetto delle mancate vaccinazioni e messo in luce nel rapporto è l’acuirsi delle già esistenti disuguaglianze, soprattutto nelle comunità più ai margini, dove la vaccinazione non è ancora disponibile o accessibile.

I nuovi dati prodotti dal Centro Interazionale per l’Equità nella Salute, rileva che a livello globale, 2 bambini non vaccinati su 5 vivevano in contesti fragili o colpiti da conflitti. Le complessità sono accentuate nei paesi a basso e medio reddito, dove, nelle aree urbane circa 1 bambino su 10 non ha nessun vaccino; nelle aree rurali il rapporto cala a 1 bambino su 6.  Nei paesi a reddito medio-alto non c’è quasi nessun divario tra i bambini che vivono nelle aree urbane e rurali.

In altre parole, nessuno è protetto se tutti non sono protetti. Le conseguenze della mancata vaccinazione dei bambini potrebbero diventare più critiche negli anni a venire, poiché l’accelerazione di alcuni fattori come quelli scatenati dai cambiamenti climatici, rischiano di esporre le comunità a malattie infettive come la malaria, la febbre dengue e il colera finora tenuti sotto controllo, ma che possono alterare i quadri patologici stagionali rafforzando un legame con alcune malattie infettive quasi del tutto scomparse. Inoltre, il rischio crescente di crisi climatiche concomitanti, come siccità, ondate di calore e inondazioni, renderà ulteriormente problematico l’accesso dei bambini ai servizi essenziali, tra cui l’acqua potabile e l’assistenza sanitaria di base. Altro motivo di grande preoccupazione per la comunità scientifica è l’aumento dei virus resistenti ai farmaci.

Pertanto, la mancata vaccinazione infantile o il rallentamento della stessa costituiscono un campanello di allarme, che i Governi dovranno affrontare in tempo per recuperare le vaccinazioni di base, ricostruire i servizi vaccinali e colmare le lacune dei propri sistemi sanitari.

Rafforzare l’assistenza sanitaria

L’UNICEF esorta quindi a rafforzare l’assistenza sanitaria di base, fornire agli operatori di prima linea le risorse e il sostegno di cui hanno bisogno e affrontare le barriere di genere, che rappresentano i primi obiettivi per affrontare le sfide esistenti nei contesti fragili e di emergenza ma anche per ri-costruire sistemi sanitari resilienti agli shock futuri, in grado di rispondere a epidemie o pandemie.

Per costruire questi sistemi è indispensabile: sostenere gli operatori sanitari, in particolare le donne; migliorare la raccolta dei dati e il controllo sanitario delle malattie; garantire la disponibilità di vaccini e di altre forniture mediche; sviluppare e promuovere le innovazioni.

Nell’immediato occorre dare priorità a:

  • identificare e raggiungere con urgenza tutti i bambini, soprattutto coloro che non hanno ricevuto le vaccinazioni durante la pandemia da COVID-19;
  • rafforzare la domanda per i vaccini, anche attraverso la costruzione di fiducia;
  • dare priorità ai finanziamenti per i servizi di vaccinazione e di assistenza sanitaria primaria;
  • costruire sistemi sanitari resilienti attraverso investimenti in personale sanitario femminile, innovazione e produzione locale;
  • superare i vincoli fiscali nei paesi a basso e medio reddito per rimuovere gli ostacoli esistenti alla fornitura dei servizi vaccinali.

Vaccinazioni infantili e servizi sanitari: conclusioni

È quindi doveroso fare di più attraverso servizi sanitari efficienti e accessibili, promuovere l’importanza delle vaccinazioni con una informazione trasparente, capillare e completa di evidenze scientifiche, ma è altrettanto necessario superare i muri e oltrepassare i confini per dotare i Paesi più poveri di vaccini e raggiungere tutti i bambini in ogni dove, per proteggere e riaffermare il diritto universale alla salute cogliendo pienamente gli insegnamenti tratti dalla pandemia da Covid19.

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