Piano Transizione 5.0: una svolta per l’Innovazione Industriale

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01.04.2024

Il 26 febbraio 2024, con l’articolo 38 del Decreto-Legge 19, il Consiglio dei Ministri ha approvato l’atteso Piano Transizione 5.0 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 2 marzo), dettando “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza” (cd. decreto PNRR).

Questo ambizioso programma, proposto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, si propone di sostenere gli investimenti delle imprese italiane nella digitalizzazione e nella transizione verde, attraverso un innovativo schema di crediti d’imposta. Anche se i documenti definitivi non sono ancora stati pubblicati, alcune anticipazioni sulle principali disposizioni del Piano – che di fatto gettano le basi per una rivoluzione nell’innovazione industriale – sono state diffuse.

Una delle caratteristiche salienti del Piano Transizione 5.0 è l’adozione di aliquote differenziate in base al livello di risparmio energetico previsto. Le aliquote vanno dal 35% al 45% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, mentre scendono dal 15% al 25% per investimenti da 2,5 a 10 milioni di euro e dal 5% al 15% per investimenti da 10 a 50 milioni di euro. Questo schema incentiva gli investimenti mirati alla sostenibilità ambientale, premiando maggiormente i risultati ottenuti attraverso la riduzione dei consumi energetici.

L’importanza della formazione nella transizione ecologica

Il Piano Transizione 5.0 riconosce l’importanza della formazione nel processo di transizione ecologica e digitale delle imprese. Sebbene gli incentivi siano stati ridotti rispetto al precedente Piano Transizione 4.0, le spese di formazione restano agevolabili fino al 10% degli investimenti totali, con un tetto massimo di 300.000 euro. Questo riflette il riconoscimento del ruolo cruciale delle competenze umane nell’adozione e nell’utilizzo efficace delle nuove tecnologie.

Tuttavia, alcune criticità rimangono, soprattutto per quanto riguarda la transizione digitale. Mentre il Piano premia gli investimenti che portano a una riduzione dei consumi energetici, non è garantito che gli interventi digitali abbiano lo stesso impatto. Inoltre, le restrizioni sui progetti di formazione ammissibili potrebbero limitare l’accesso ai crediti d’imposta per lo sviluppo delle competenze digitali.

Il Piano Transizione 5.0 dispone di risorse significative, pari a 6,3 miliardi di euro, con un focus specifico su investimenti in beni strumentali e formazione. Tuttavia, la distribuzione delle risorse, e l’implementazione pratica dello stesso, sollevano alcune questioni. È fondamentale assicurare una corretta allocazione delle risorse e semplificare le procedure per accedere agli incentivi, al fine di massimizzare l’impatto del piano sull’innovazione industriale.

Il Piano è dedicato a tutte le imprese che effettuino “nuovi investimenti in strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, nell’ambito di progetti di innovazione che conseguono una riduzione dei consumi energetici”, senza distinzione di forma giuridica, settore, dimensione o regime fiscale. Sono escluse specificamente le imprese in difficoltà finanziaria o che hanno ricevuto sanzioni interdittive. Si richiede, inoltre, il rispetto delle norme sulla sicurezza e i contributi previdenziali.

Come accedere all’incentivo

Per accedere all’incentivo, occorre che si verifichino le seguenti condizioni:

  • effettuare un investimento in almeno uno dei beni strumentali materiali e immateriali previsti agli allegati A e B del piano Transizione 4.0;
  • questi beni devono essere inseriti in un progetto di innovazione che consenta di ottenere una riduzione dei consumi energetici;
  • la riduzione dei consumi deve essere pari ad almeno il 3% dei consumi energetici della struttura produttiva localizzata nel territorio nazionale, oppure ad almeno il 5% dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento.

Il collegamento al Piano Transizione 4.0, quindi, appare cruciale per accedere all’incentivo. Gli investimenti, infatti, devono riguardare almeno uno dei beni strumentali materiali e immateriali previsti agli allegati A e B del piano Transizione 4.0. Inoltre, tali beni devono essere interconnessi al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura.

L’avvio della fruizione del credito d’imposta non potrà superare la data del 31 dicembre 2025. Le imprese dovranno seguire una serie di procedure e presentare documentazione sia prima che dopo aver effettuato gli investimenti, per poter beneficiare dell’incentivo. Inoltre, è prevista la possibilità di utilizzare il credito d’imposta in compensazione, tramite F24 presentato nel canale dei servizi telematici offerti dall’Agenzia delle entrate.

Il Piano Transizione 5.0, in conclusione, propone strategie volte a sostenere la competitività delle imprese nell’ambito dei nuovi paradigmi europei. È strutturato in modo coerente con le linee guida principali, ma è importante notare che la sua attuazione richiede un decreto specifico, fondamentale per rendere effettive le nuove misure, il cui processo di elaborazione potrebbe essere complesso. D’altro canto, la disponibilità di meno di due anni per realizzare gli investimenti implica che nei prossimi mesi potrebbero sorgere difficoltà sul fronte dell’offerta. È possibile che i fornitori non siano in grado di completare ordini concentrati in un breve periodo di tempo, determinando ritardi o limitazioni nella consegna dei materiali necessari.

Semplificare le procedure e garantire una corretta collocazione delle risorse

Inoltre, la normativa escluderebbe numerose imprese operanti nei settori della produzione di carta, ceramica, acciaio, metalli non ferrosi, vetro, ghisa e cemento, così come di vari prodotti chimici che costituiscono parti strategiche per il Paese.

Un’altra questione rilevante riguarda il Sud, poiché l’implementazione del piano non è compatibile con le agevolazioni previste nella ZES (Zona economica speciale per il Mezzogiorno – massimizzare nello scenario internazionale l’impatto competitivo dell’intero Mezzogiorno con il suo già rilevante apparato produttivo) Unica.

Pur rappresentando un’opportunità per l’industria italiana di abbracciare la digitalizzazione e la sostenibilità, per massimizzare l’efficacia del piano, come UIL riteniamo sia fondamentale semplificare le procedure e garantire una corretta allocazione delle risorse.

Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile realizzare pienamente il potenziale di questo ambizioso programma e guidare l’Italia verso una nuova era di innovazione industriale e sviluppo sostenibile. E perché questo accada, è essenziale che sia garantito un serio processo partecipativo e contrattuale, con un ampio coinvolgimento di tutti gli stakeholder, a cominciare dalle Parti Sociali, sia nella fase di definizione delle priorità e dei progetti, sia in quelle di monitoraggio e di valutazione degli stessi.

Dipartimento Ambiente UIL

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