Tranq: la nuova droga letale che arriva dagli Stati Uniti

4' di lettura
Mi piace!
0%
Sono perplesso
50%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
50%

16.09.2023

Il boom degli oppioidi negli USA e le sue cause 

L’epidemia di oppioidi continua a dilagare negli Stati Uniti: ormai da anni l’abuso di sostanze oppiacee causa centinaia di migliaia di morti per overdose e rovina milioni di vite per la fortissima dipendenza. Stavolta a tenere banco negli USA è il Tranq, una “nuova” sostanza composta dal famigerato fentanyl – già responsabile di un’ecatombe – e dalla xilazina, un analgesico usato in ambito veterinario.

Il Tranq: vent’anni per accorgersi dell’emergenza

Il nome Tranq originariamente veniva usato per riferirsi informalmente solo alla xilazina, la seconda sostanza citata poco fa. Solo successivamente si è iniziato a chiamare con quel nome il composto di fentanyl e xilazina, molto più forte e letale del precedente. In realtà però non si tratta di una nuova droga: il Tranq era già stato identificato oltre vent’anni fa – nei primi anni duemila – a Porto Rico, per poi trovarne tracce in alcune zone degli Stati Uniti e del Canada.

Quello che è stato sottovalutato è la sua rapida espansione, complice il basso costo della sostanza, dato dalla facilità di reperimento della xilazina: per questo da almeno prima del Covid il Tranq è presente in praticamente tutti gli Stati Uniti.

Gli effetti: persone che diventano zombie

Gli effetti di questa sostanza sono estremamente forti e visibili. In primis si nota l’effetto del fentanyl, un oppioide che secondo i Centers for disease control and prevention (Cdc) americani è fino a 100 volte più potente della morfina e fino a 50 dell’eroina: causa uno stato d’incoscienza pressoché istantaneo, col risultato che nei luoghi dove il consumo è più diffuso si vedono persone assenti, accasciate sui marciapiedi o in molti casi in piedi, immobili e con il capo chino, da qui la definizione di “zombie”.

Ma non è finita, perché il Tranq ha effetti sui tessuti muscolari: ad esempio profonde lacerazioni che non si rimarginano e infezioni che portano a necrosi, rendendo talvolta necessaria anche l’amputazione. Si può inoltre incorrere in una sepsi, una forte risposta immunitaria all’infezione, che danneggia i tessuti degli organi ed è molto difficile da trattare se non tempestivamente.

La crisi degli oppioidi negli Stati Uniti

Come detto poco fa, negli Stati Uniti la lotta alle dipendenza sembra non produrre risultati. Tra la fine la fine degli anni Novanta e lo scorso anno le morti per overdose da oppioidi registrate nel Paese a stelle e strisce ammontano a quasi un milione, contando sia quelle provocate dall’abuso di sostanze legali, come gli analgesici, sia quelle da sostanze illegali, come fentanyl, eroina e, appunto, tranq. Ad oggi si stima che ogni giorno cento persone perdano la vita per un’overdose negli USA.

I danni sociali sono incalcolabili, soprattutto nelle periferie delle grandi città e nelle aree rurali. A livello economico – seppur non debba essere considerato un problema economico ma sociale – si stima che questa epidemia sia costata all’economia statunitense oltre cinquecento miliardi di dollari.

Le origini della strage: l’OxyContin e l’azienda criminale

L’epidemia da oppiacei negli Stati Uniti si è intensificata – potremmo quasi dire che è iniziata – alla fine degli anni ‘90, quando fu introdotto nel mercato l’OxyContin, l’ossicodone – un oppioide analgesico – brevettato dalla casa farmaceutica Purdue Pharma, di proprietà della famiglia Sackler (la stessa di MundiPharma, azienda che opera in Africa, Asia, Canada, America Latina ed Europa, tra cui l’Italia, n.d.r.).

Inizialmente presentato come una sorta di cura miracolosa senza rischio di dipendenza, l’OxyContin veniva ampiamente prescritto per ogni dolore da “lievemente moderato” a “molto grave”, portando centinaia di migliaia di americani a una forte dipendenza.

La Purdue Pharma, consapevole del problema, ha sfruttato per anni la situazione per aumentare i profitti, promuovendo il farmaco con campagne aggressive per oltre un decennio.

Anche molte cliniche del dolore hanno incoraggiato pratiche come il “doctor shopping”, ovvero l’acquisto di prescrizioni multiple da medici privati.

Centinaia di migliaia di persone morirono di overdose da ossicodone, altrettante furono costrette a rimpiazzare l’ossicodone con altre droghe più pericolose ma più economiche, come l’eroina o il fentanyl, anch’essi condannati alla stessa tragica fine.

La Purdue Pharma è considerata la principale responsabile, assieme ad altre case farmaceutiche come Teva e Johnson & Johnson, di questa enorme ecatombe. Milioni di vite umane barattate per un mero profitto.

Nonostante questi numeri tragici negli Stati Uniti si continua a prescrivere analgesici oppiacei, nonostante esistano validissime alternative in tutto il mondo. Questo nefasto fenomeno sociale, recentemente riconosciuto come un’emergenza dal governo USA, e soprattutto le sue origini non possono che farci domandare: fino a che punto l’essere umano, inseguendo il mito del profitto materiale illimitato, può condannare suoi simili a morte?

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

Articoli Correlati