Riforma fiscale, luci e ombre

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02.12.2021

Alla domanda “Quanto guadagni?” una lavoratrice o un lavoratore dipendente risponde indicando l’ammontare netto del proprio stipendio. Un libero professionista il fatturato lordo.
Questa differenza dipende dal fatto che i lavoratori e le lavoratrici dipendenti, così come i pensionati, sono soggetti alla “ritenuta alla fonte”: ovvero, prima pagano le tasse e poi ricevono il proprio stipendio e la pensione. Viceversa, le lavoratrici e i lavoratori autonomi autocertificano i propri redditi e successivamente pagano le tasse, in proporzione a quanto dichiarato.
Questo meccanismo permette ai liberi professionisti di scegliere in quale misura adempiere ai propri doveri con il fisco ed in questa pratica si annida l’evasione dell’IRPEF che, in base a quanto riportato nella Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva per l’anno 2021, si attesta a circa 33 miliardi di euro evasi ogni anno.

I tempi sono dunque maturi per una riforma onnicomprensiva del sistema tributario, che contrasti il fenomeno dell’evasione fiscale e contributiva, che riduca le tasse che gravano sulle lavoratrici e i lavoratori dipendenti e i pensionati, che sono da sempre i più fedeli contribuenti del fisco, e che rafforzi il principio di progressività del sistema fiscale sancito dalla Costituzione.
Grazie all’azione del sindacato, la riforma del sistema fiscale è tornata ad essere al centro della agenda politica del Governo. Tuttavia, le prime indicazioni sul contenuto della Legge di Bilancio 2022 e le indiscrezioni sull’intesa raggiunta tra i partiti di maggioranza non sembrano andare nella direzione di una riforma che risponda ai principi di equità e di solidarietà.
Innanzitutto, il tema dell’elusione e dell’evasione fiscale e contributiva è completamente lasciato fuori dal perimetro della riforma in discussione.

Inoltre, le risorse destinate dal Governo per la riforma fiscale, circa 8 miliardi di euro, sono insufficienti per realizzare la riforma strutturale dell’IRPEF che – intervenendo anche sul sistema di deduzioni e detrazioni –  sia a beneficio della maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.

A ciò si aggiunge che, in base alle indiscrezioni che circolano negli ultimi giorni, il Governo starebbe ipotizzando una riforma il cui effetto, attraverso un intervento sulle aliquote IRPEF, sarebbe quello di ridurre le tasse alle fasce di reddito più elevate, tra i 40 e 50 mila euro, ovvero solamente il 4% dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti.

Nelle intenzioni del Governo non è neanche previsto il superamento del regime forfettario per le partite IVA, una vera e propria flat tax al 15% per i professionisti e le ditte individuali con ricavi fino a 65 mila euro, che genera una enorme e ingiustificata disparità di trattamento tra i lavoratori e le lavoratrici dipendenti e gli autonomi.

Come se non bastasse, una parte delle già poche risorse a disposizione per la riforma fiscale la si vorrebbe impiegare per ridurre l’IRAP, l’imposta regionale sulle attività produttive, a vantaggio del mondo dell’impresa che durante l’ultimo anno e mezzo di pandemia ha già beneficiato di oltre 140 miliardi di euro di risorse pubbliche destinate dal Governo per il rilancio dell’economia del nostro paese.

A seguito dello scoppio della pandemia da COVID-19, infatti, il Governo ha allocato oltre 200 miliardi di euro per il sostegno e il rilancio della nostra economia, il 70% dei quali è stato destinato a imprese e lavoro autonomo. La maggior parte di queste risorse è stata presa in prestito e ciò ha contribuito ad aggravare la complessiva evoluzione dei conti pubblici, in particolare per il 2020.
Bisogna assolutamente evitare che il risanamento delle finanze pubbliche sia ancora una volta pagato solo dalle lavoratrici e lavoratori dipendenti e dai pensionati, che sono i soggetti a più alta fedeltà fiscale.

L’obiettivo fondamentale per i prossimi anni, dunque, sarà quello di recuperare le risorse prese in prestito attraverso la riforma tributaria, che redistribuisca più equamente il carico fiscale, e attraverso una dura lotta all’evasione e l’elusione fiscale e contributiva, in prospettiva della ricostruzione economica e produttiva del Paese.

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Redazione TERZO MILLENNIO

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