Riapre Tesla a Shanghai, ma i dipendenti entrano nel closed up system e dormono in azienda

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21.04.2022

Anche la Cina ha dovuto fare i conti con la variante Omicron del Covid. Per far fronte all’ondata che ha travolto il Paese e in particolare Shanghai, sono state attivate rigide misure di contenimento che ne hanno messo a dura prova l’economia. Molte aziende, ad esempio, hanno interrotto la propria produzione per circa tre settimane. Il calo dei contagi registrato negli ultimi giorni, comunque, ha permesso riaperture graduali. È stato stilato un elenco di attività produttive – 666 per la precisione – che effettivamente possono riaprire i battenti e tra queste c’è Tesla. A destare l’attenzione dei media internazionali, però, non è la notizia in sé, ma le modalità adottate dall’azienda per il rientro dei dipendenti in fabbrica.

A rivelare le condizioni in cui lavora attualmente il personale dell’azienda che porta la firma di Elon Musk è stato Bloomberg News. I dipendenti, stando a quanto riportato, dormono in fabbrica: hanno in dotazione un sacco a pelo e un materasso e sono forniti loro tre pasti al giorno. In sintesi, per contenere i contagi, non potranno abbandonare la sede almeno fino al 1° maggio. Lavoreranno sei giorni su sette e le loro condizioni di salute sono costantemente monitorate. Per i primi tre giorni si misurerà loro la temperatura e si effettueranno tamponi molecolari.

Tesla: cos’è il closed up system applicato nella fabbrica di Shanghai

Ai lavoratori spetta, per tale condizione, un’indennità di 400 yuan, circa 60 euro al giorno. Bloomberg spiega anche che l’indennità potrà variare in base alla posizione contrattuale dei dipendenti. È necessario anche chiarire che i rappresentati del colosso dell’automotive hanno scelto di non rilasciare commenti o rispondere domande poste dai giornalisti in merito alla delicata questione.

Si tratta di una condizione straordinaria che porta i dipendenti a stare lontani dalle loro famiglie e a dormire sul pavimento, seppur su un materasso. Specifichiamo che la decisione non arriva dagli Stati Uniti e non è stata applicata solo all’azienda di Musk. L’idea di isolare gli operai in fabbrica appartiene alla misura closed up system, ovvero un sistema a circuito chiuso, ritenuto necessario dalle autorità di competenza per evitare la diffusione del virus.

L’intento, ad ogni modo, è quello di recuperare terreno rispetto alle tre settimane di chiusura. Si apre qui anche una questione prettamente logistica che spiegherebbe la deadline fissata al 1° maggio. Tesla avrebbe scorte necessarie per la produzione per poco più di due settimane. Come riferisce la CNN, la produzione potrebbe essere quindi condizionata dalle criticità relative all’approvvigionamento dei ricambi. Le città limitrofe a Shanghai non hanno ancora ripreso del tutto le attività e le tempistiche per i rifornimenti potrebbero non incontrare i ritmi di produzione.

La notizia ha fatto il giro del mondo in poche ore e ha acceso un dibattito complesso e intricato sulla condizione lavorativa e personale che i dipendenti di Tesla – e altre aziende – si trovano a dover affrontare. In pratica, vivranno in una bolla per alcune settimane; lontani dagli affetti, dovendo condividere gli spazi per qualsiasi tipo di attività. Gli sviluppi che seguiranno nei prossimi giorni e un possibile intervento stampa da parte dei dirigenti potrebbero permettere riflessioni più concrete e approfondite sulla questione.

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