Primo maggio di mobilitazione e lotta in nome della Costituzione

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01.05.2023

Quella del Primo maggio è stata sempre una ricorrenza dal significato polisemico. Un momento che ci ricorda il cammino svolto sulla strada della conquista dei diritti per milioni di lavoratrici e lavoratori, come per l’emancipazione di tutta la società. Ci rammenta le lotte e i loro martiri per un mondo migliore, perché nessun diritto acquisito è stato semplicemente elargito per gentile concessione, ma sempre frutto di battaglie sindacali non di rado durissime.

Questa ricorrenza, però, ci dà anche la possibilità di riflettere sulla condizione del presente, rispetto a un mondo del lavoro sempre in perenne mutamento, e che da anni si trova in grande sofferenza, resa oggi insostenibile dalle crisi economico-finanziarie, dalle conseguenze di pandemia e guerra, dal rincaro delle bollette e dall’aumento dell’inflazione che erode i già troppo bassi salari.

Si arriva a questo appuntamento sulla scia anche delle parole nette che il Presidente della Repubblica ha pronunciato nell’immediata vigilia, e secondo cui la precarietà del lavoro stride con ogni ipotesi di crescita; che il lavoro povero è un’idea a cui non bisogna mai arrendersi e che il lavoro è il vero antidoto a discriminazione e criminalità.

La festa del lavoro di quest’anno diventa quindi momento di mobilitazione e di lotta unitaria per CGIL, CISL e UIL. Insieme si ritrovano a Potenza, città scelta come simbolo di quel Sud che non si vuole arrendere alla continua fuga dei suoi migliori giovani, costretti a lasciare le loro case in cerca di lavoro. Che reclama programmi e investimenti per recuperare i divari rispetto al Nord. E che testimonia di un’Italia caratterizzata da troppi divari, talvolta sovrapposti, che mettono in discussione lo stesso principio democratico.

Il Sindacato, inoltre, dedica questa giornata alla nostra Costituzione, in occasione dei 75 anni dalla sua emanazione. Una Carta che al suo primo articolo ci ricorda che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Un richiamo non puramente formale, ma che sottolinea come il lavoro – e la sua dignità – debbano essere al centro del nostro vivere quotidiano. Ciò non soltanto perché rappresenta il mezzo che affranca dai bisogni materiali, ma perché è l’attività attraverso cui si esprimono e si realizzano gli esseri umani. Il vero motore della coesione sociale.

Un meteo non particolarmente clemente non ha impedito a migliaia di lavoratrici e lavoratori di ritrovarsi nella piazza Mario Pagano del capoluogo lucano. Dal palco si sono avvicendate le voci di lavoratrici e lavoratori di CGIL, CISL e UIL, che hanno dato voce al Paese reale; quello che i media par fare fatica a rappresentare nella sua crudele condizione; che chiede meno precarietà e più salario; più sicurezza sui posti di lavoro. In una parola sola, reclama quella dignità che la Costituzione gli riconosce.

Rocco, Domenico, Pierangelo, Rossella, Luigi, Giovanna. Persone che stanno in prima linea nella lotta quotidiana contro disuguaglianze e precarietà; nel tentativo di dare voce agli invisibili, di riscattare il Meridione, chiedendo con forza una spesa oculata dei soldi del PNRR; di dotare il Sud di programmi a lungo termine, i soli in grado di farlo riemergere dalle secche di uno sviluppo precario. E di farlo, per giunta, senza strumentalizzazioni di sorta, slogan e inutili esercizi retorici, buoni solo per una propaganda di bassa lega.

Il primo dei tre segretari generali a prendere la parola è stato Pierpaolo Bombardieri della UIL.

Bombardieri ha sottolineato con forza come sia, ormai, troppo grande la distanza tra il dettato costituzionale e la reale condizione delle persone. Una distonia eclatante, per esempio, tra quanto stabilito dall’articolo 36 in tema di retribuzione proporzionata e comunque “sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” e i salari bassi che mediamente vengono percepiti da lavoratrici e lavoratori, a cui non si rinnovano i contratti.

Un contrasto evidente esiste anche tra il dettato dell’art 32 in fatto di diritto “fondamentale” alla salute per ogni individuo e i finanziamenti ridotti alla sanità pubblica. Senza parlare poi dell’articolo 33 che garantisce la libertà per i privati di istituire scuole ma ciò “senza oneri per lo Stato”. Eppure, mentre in Italia ci sono 250.000 precari della scuola, lo Stato finanzia gli istituti privati con 640 milioni di euro l’anno.

Bombardieri ha, infine, ricordato come i progetti di flat tax del Governo non siano compatibili con l’art. 53 della Costituzione, che invece parla in maniera netta di “progressività dell’imposta”, sparendo, per altro, dall’agenda dell’Esecutivo ogni discorso sul problema dell’enorme evasione fiscale nel nostro Paese.

Sotto la pioggia, la piazza di Potenza si svuota. Altre nel mese di maggio si riempiranno.

Il Sindacato unito si mobilita perché la nostra Costituzione non sia solo inchiostro su carta.

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