PRIDE MONTH

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Giugno. Le strade piene di arcobaleni festanti. In due parole: Pride Month, ossia il mese in cui si celebra l’orgoglio della comunità LGBTQIA+. In pochi conoscono l’origine, il significato della celebrazione e il perché proprio giugno.

Cosa significa LGBTQIA+?

La sigla indica Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, Queer, Intersessuali e Asessuali, con le ultime tre aggiunte alla sigla solo negli ultimi anni. Il segno più alla fine rappresenta tutti gli altri generi meno definibili, per garantire massima inclusività.

Pride Month: perché a giugno?

Giugno 1969, New York. La polizia fa irruzione nello Stonewall Inn, un bar frequentato da persone gay del Greewich Village. Niente di insolito – erano frequenti le retate nei locali gay -. Ma quella notte, tra il 27 e il 28 giugno, i presenti si ribellarono alle accuse di indecenza, anche perché le stesse vennero formulate ingiustamente solo per il loro orientamento sessuale. Da qui ebbero inizio i cosiddetti moti di Stonewall, che portarono alla nascita del primo movimento omosessuale contemporaneo. Un anno dopo, il 28 giugno 1970, si tenne la prima parata a New York. Niente di carnevalesco o di esagerato, ma solo la celebrazione dei diritti giustamente acquisiti e il ricordo delle tremende ingiustizie che migliaia di persone erano costrette a subire solo per il loro orientamento sessuale.

I matrimoni tra coppie omosessuali e l’adozione di figli

Nei tempi odierni non dovrebbe essere inconsueto e neanche “strano” vedere due persone dello stesso sesso che instaurino un legame amoroso, abitino insieme e decidano di sposarsi. Essendo con ogni effetto una coppia decidono di tutelare l’unione.

A questo proposito, la domanda che molte persone si pongono è se coppie omosessuali si possano sposare. In Italia sino a poco tempo fa, una simile circostanza non si poteva pensare in modo assoluto. Oggi la legge lo consente, due persone dello stesso sesso possono rendere una dichiarazione all’ufficiale di stato civile, alla presenza di due testimoni. In questo modo, la coppia assume gli stessi diritti e doveri di un matrimonio, come ad esempio l’obbligo di assistenza morale e materiale reciproca.

Spostando l’attenzione al di fuori dell’Italia e analizzando la situazione nelle altre parti del mondo notiamo che con il via libera del Bundestag, la Germania si appresta a diventare il quattordicesimo Paese europeo a riconoscere i matrimoni omosessuali. L’esempio dell’Olanda, che fu la prima ad aprire alle nozze gay nel 2001, era già stato seguito da Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Regno Unito (con l’eccezione dell’Irlanda del Nord), Lussemburgo, Irlanda (a seguito di un referendum) e Finlandia.

In Canada le nozze gay sono legali dal giugno 2005

Al di fuori dell’Europa, le nozze gay sono legali dal giugno 2005 in Canada, dove sono ammesse anche le adozioni, e dal 2016 in tutti gli Stati Uniti, a seguito di una sentenza della Corte suprema del giugno 2015. In America Latina sono legali in Argentina, dal luglio 2010, Uruguay, Brasile e, dal 2016, anche in Colombia.

Parlando invece di adozioni omosessuali notiamo che la prima nazione, in ordine di tempo, a spalancare le porte alle adozioni gay è stata l’Olanda che fin dal 2001 consente alle coppie delle stesso sesso di adottare bambini. Poi è stato il turno della Svezia, nel 2003, e della Spagna, 2005. Il Regno Unito ha dato il via all’adozione gay alla spicciolata: nel 2005 è stato il turno di Inghilterra e Galles, più tardi è arrivata la Scozia (2009) e poi l’Irlanda del Nord (2013).

Tra i Paesi che non hanno una legislazione in merito, insieme all’Italia, ce ne sono anche sei che non permettono alle coppie omosessuali di unirsi legalmente, in qualsiasi forma. Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia, infatti, non prevedono alcun riconoscimento alle coppie dello stesso sesso. Per le coppie gay uno spiraglio è rappresentato dalla magistratura. Quando si tratta di adozioni gay, in Italia le toghe valutano ogni caso volta per volta navigando in una sorta di limbo normativo.

Il genere neutro

Neutro è il termine che più si adatta alle nuove esperienze sessuali dei giovani, dove l’identità di genere è spesso avvertita come fluida e può talvolta non coincidere con l’orientamento sessuale. A livello sessuale è una sorta di dichiarazione di partenza da un grado zero che non esclude nulla, ma è il punto da cui partire per iniziare qualsiasi cosa, per essere curiosi ed esplorare. Un’affermazione di nomadismo rizomatico che presuppone la conoscenza e un’identità in fieri. Il che, a ben guardare, è già un atto di grande responsabilità per orientarsi e costruirsi nel nuovo mondo.

Ovviamente la questione della comunità LGBTQIA+ rimane centrale: persistono le discriminazioni, manca talvolta il riconoscimento di identità di genere non convenzionali, i matrimoni – in Italia solo nel 2017 si ha il riconoscimento – e le adozioni rimangono spesso difficili se non impossibili, soprattutto le seconde, le leggi a favore della comunità sono spesso ostacolate da ostruzionismi estremamente conservatori, spesso scadenti nell’anacronismo. Insomma, c’è molto da fare ancora.

Quando la lotta riguarda dei diritti non dovrebbe essere solo chi ne è privato o limitato a parteciparvi. Scendiamo tutti in piazza a giugno!

 

 

Riccardo Imperiosi

Coordinatore Giovane Avanti!

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