L’IMPORTANZA DELLE POLITICHE INDUSTRIALI TRA TRANSIZIONE ECOLOGICA, DIGITALE E ALTRE TRASFORMAZIONI.
20.12.2021
di Cesare Damiano
L’allarme è suonato forte, nei giorni scorsi, dopo che la Commissione interministeriale sulla Transizione Ecologica ha proposto lo stop alla vendita di auto a motore endotermico – benzina e diesel – entro il 2035, così come previsto dalla strategia ambientale presentata dalla Commissione europea in luglio.
A suonare all’unisono il campanello sono state, in pratica, tutte le parti: l’Anfia, l’Associazione della filiera automobilistica, Confindustria, i sindacati dei lavoratori del settore.
Il dito viene puntato in modo unanime su un punto: la politica industriale. E non c’è dubbio che da troppo tempo, questa attività di governo, fondamentale per un Paese trasformatore come l’Italia, sia stata trascurata quasi integralmente nel nostro Paese.
Aldilà della vicenda dell’automotive, che coinvolge una quantità enorme di imprese italiane e decine di migliaia di posti di lavoro, sulla quale tutte le parti richiedono giustamente un impegno straordinario, l’argomento merita il massimo rilievo. Gli obiettivi e le strategie della transizione digitale e della neutralità ambientale, adottati dall’Unione Europea, sono destinati, è bene esserne pienamente consapevoli, a stravolgere il panorama produttivo di tutti i Paesi coinvolti.
Già nel 2020, nella Proposta di risoluzione del parlamento europeo contenuta nella Relazione su una nuova politica industriale per l’Europa del Parlamento europeo, si poteva leggere “[…] invita la Commissione a porre in essere una politica dell’Unione che faccia corrispondere il numero di posti di lavoro che potrebbero essere persi nelle industrie tradizionali, alla domanda di manodopera nelle industrie digitali e nelle industrie della trasformazione verde; incoraggia la Commissione e gli Stati membri, data l’improbabilità che questi nuovi posti di lavoro siano creati nelle stesse regioni che perderanno le industrie tradizionali o che siano svolti dagli stessi lavoratori, a facilitare il rilancio economico e sociale dei territori che rischiano lo spopolamento e l’impoverimento”.
Siamo in un passaggio epocale destinato, insomma, a cambiare il volto economico dell’Unione. La politica industriale deve tornare a essere un impegno centrale della nostra attività politica e di Governo.
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