Lo scandalo del calcioscommesse analizzato attraverso tre teorie economiche opposte

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28.11.2023

Da diversi giorni sta destando scalpore calcioscommesse denunciato dall’ex paparazzo Fabrizio Corona, in cui sono coinvolti diversi giocatori che hanno indossato, o vestono ancora, prestigiose maglie di società sportive di Serie A. La procura federale ha così avviato un’inchiesta sui calciatori al momento coinvolti e acquisito le chat in cui potrebbero esserci elementi utili per l’indagine. Se l’investigazione condotta dovesse portare all’accertamento della violazione dell’art. 24 del Codice di giustizia sportiva, che stabilisce per i calciatori il divieto di scommettere, i giocatori chiamati in causa andrebbero incontro ad una squalifica non inferiore ai tre anni, come stabilito dal comma 3 del suddetto articolo. Inoltre si ipotizza a loro carico anche il reato di esercizio abusivo dell’attività di scommesse, fattispecie di reato contemplata dall’art. 4 della legge 401/1989 che prevede una pena da 6 mesi a 3 anni di reclusione.

All’interno dell’ambiente sportivo, negli ultimi anni le voci sugli atleti con il vizio del gioco d’azzardo si andavano moltiplicando a dismisura, perciò una volta perciò che Corona ne ha fornito le prove, sono imperversate forti polemiche che hanno permesso all’opinione pubblica di screditare la professionalità dei giocatori coinvolti e mettere in dubbio la regolarità del campionato italiano. Una percezione che è servita alla maggior parte delle persone per rafforzare la loro opinione nei confronti dell’ambiente calcistico ai massimi livelli come un mondo a parte, ben lontano dalla vita reale delle persone comuni.

Tuttavia quello del gioco d’azzardo non è un fenomeno isolato, che coinvolge solamente quei ristretti ambiti sportivi dove girano consistenti somme di denaro. Proprio come dichiarato da Aldo Serena in un’intervista su Repubblica, siamo di fronte ad una vicenda che riguarda tutti, poiché ciò che accade nel calcio è semplicemente ciò che accade di consueto all’interno della nostra società. Del resto, i giocatori imputati non erano i soli a frequentare questi siti illegali di calcioscommesse, che al contrario erano utilizzati da migliaia di scommettitori. Ragion per cui, è interessante capire come questa tendenza a scommettere, sia in maniera legale che illegale, su eventi sportivi si è andata, con il passare del tempo, sempre più a diffondere e radicare all’interno del nostro Paese.

Alcune ricerche dimostrano che scommettere su eventi sportivi non è una devianza di pochi, ma un comportamento assolutamente normalizzato. Nel 2019, l’Agenzia Giornalistica sul Mercato del Gioco (AGIMEG) ha reso noto che il numero di giocatori abituali era quasi di due milioni (1,7 per l’esattezza), con una spesa mensile media di 28 euro. La quota maggioritaria di preferenze proveniva dalle fasce 15-34 anni (71,5%) e 35-64 anni (61%). Nel 2022, stime più recenti dell’AGIMEG riportano che il settore delle scommesse sportive online ha chiuso con una raccolta di 11,5 miliardi di euro a fronte di una spesa di circa 1,4 miliardi. Ne consegue che il settore delle scommesse sportive in Italia costituisce un mercato ad elevato potenziale di crescita, dato che scommettere sul calcio sta diventando sempre di più un fatto sociale.

Questi dati mostrano come il gioco d’azzardo, nel nostro caso di tipo sportivo, sia sempre più generalizzata tra la popolazione, e le motivazioni possono essere rintracciate sotto una molteplicità di aspetti, non ultimi quelli economici. Il fenomeno delle scommesse sportive può essere di fatto spiegato attraverso il saggio dell’economista britannico John Stuart Mill dal titolo “Sulla definizione di economia politica”, scritto nel lontano 1836. In quest’opera, viene coniato per la prima volta il concetto di Homo oeconomicus, assunto che vede ogni individuo capace di praticare attività economica poiché dotato di razionalità. Tale caratteristica permette al soggetto di curare sempre i propri interessi individuali e ottenere il massimo vantaggio per se stesso. Di conseguenza, ogni scommettitore che si ritrova in possesso di tutte le informazioni di cui ha bisogno, è in grado di massimizzare la propria ricchezza, attraverso un preciso calcolo delle probabilità di vittoria derivante dal suo essere razionale, senza farsi condizionare dalle regole del gioco dell’ambiente in cui agisce.

Al contrario economisti come il britannico John Maynard Keynes, hanno criticato la teoria dell’homo oeconomicus come vero protagonista dei fenomeni economici. Keynes sosteneva infatti che ogni attività economica implica un certo rischio, poiché nessun individuo può essere in grado di raccogliere tutte le informazioni necessarie per agire in modo pienamente razionale. Invece, è possibile sostenere che ogni individuo è un animal spirits, visto che qualsivoglia agente economico adotta scelte influenzate da aspetti umorali e abitudini legate all’ambiente circostante. Tendendo quindi in considerazione le teorie dell’economista britannico, è possibile affermare che alla base dell’agire dei giocatori d’azzardo esiste un ottimismo irrazionale, capace di permettere loro di giocare, in modo impulsivo e compulsivo, senza tenere conto della possibilità di potere anche perdere. Un comportamento che, se praticato in eccesso, si trasforma nel disturbo psicologico da ludopatia.

A parlare di gioco d’azzardo fu anche Karl Marx all’interno dell’opera intitolata “Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte” del 1852. In essa, il filosofo di Treviri indica con il concetto di Lumpenproletariat, tutti coloro che praticano gioco d’azzardo per realizzare i propri sogni e i propri desideri personali. Marx infatti capisce che l’azzardo è una pratica prodotta dallo spirito del capitalismo, visto che coincide con l’ambizione dell’arricchimento e del profitto individuale. Questo comporta assenza di antagonismo all’interno della società, poiché il proletario che scommette non agisce insieme ad altri proletari che si ritrovano nella medesima condizione economica. Quello di Marx è quindi un invito a risolvere i problemi che accomunano gli individuai in modo collettivo, ossia impegnandosi politicamente.

Abbiamo visto attraverso le teorie di questi tre economisti, che diverse sono le ragioni che possono portare una persona a scommettere. Motivazioni teoriche che, almeno in parte, sottraggono i calciatori Fagioli, Tonali e Zaniolo dall’eccessiva demonizzazione che stanno subendo in questi giorni, a causa del terremoto mediatico innescato dalle rivelazioni di Fabrizio Corona, che afferma di avere le prove che ad essere coinvolti in questi sistema di commesse illegale sono circa il 30% dei calciatori di serie A, dato allarmante per l’intero mondo del calcio.

Gabriele Caruso e Francesco Lamonea

 

 

 

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