LA PANDEMIA DELLA DISUGUAGLIANZA

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18.01.2022

163 milioni di nuovi poveri nel mondo. Questo è quanto emerge dal rapporto Oxfam presentato ieri e intitolato ‘La pandemia della disuguaglianza’.

La crisi sanitaria ha aggravato significativamente la disuguaglianza economica e quella dell’accesso alle cure, ampliando il divario tra Paesi ricchi e poveri, anche a causa del diverso accesso ai vaccini. I poveri sono sempre più drasticamente poveri e i ricchi sempre più ricchi. E specialmente durante una pandemia mondiale, i poveri non vedono riconosciuto il Diritto di accesso alle cure.

La percentuale dei morti per Covid nei paesi in via di sviluppo è il doppio di quella dei paesi ricchi. Nei Paesi a basso reddito è stata vaccinata solo il 4,81% della popolazione.

Ma al netto dei vaccini, vediamo nel dettaglio i dati del rapporto Oxfam, per comprendere perché venga definita la pandemia della disuguaglianza.

Nel mondo, dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari. Contemporaneamente, ogni 4 secondi 1 persona muore per cause legate alla povertà: ovvero per mancanza di accesso alle cure, per gli impatti della crisi climatica, per fame, per violenza di genere.

In Italia, tra marzo 2020 e novembre 2021 il numero dei miliardari è aumentato di 13 unità e il valore complessivo dei patrimoni dei super-ricchi è cresciuto del 56%. I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri.

Come spesso accade, le donne hanno subito gli impatti economici più duri della pandemia. Hanno perso complessivamente 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020. Mentre l’occupazione maschile dà segnali di ripresa, si stimano per il 2021 ben 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019.

Andando nello specifico, da un’analisi sul mercato del lavoro e sui redditi condotta dall’Istat emerge che l’occupazione è in calo e il 40,7% delle famiglie vivono grazie ad un sussidio.

Dalla stessa analisi si evidenzia infatti una significativa riduzione degli occupati (-464 mila) rispetto all’anno precedente, con una conseguente caduta del tasso di occupazione della popolazione 15-64 anni, accompagnata dalla contestuale riduzione dei disoccupati e da un consistente incremento degli inattivi.

Fortunatamente, le misure esistenti e quelle introdotte nel corso del 2020 hanno attenuato significativamente l’impatto della crisi economica. Nel complesso circa 10,6 milioni di famiglie (il 40,7% del totale) hanno ottenuto almeno un trasferimento e, fra le famiglie beneficiarie, il 15,2% ha ricevuto più di un tipo di sussidio.

Tra le famiglie beneficiarie, l’84,3% ha percepito esclusivamente sussidi legati all’attività lavorativa (indennità per lavoratori autonomi e atipici, Cassa integrazione, bonus lavoratori domestici e bonus baby-sitting), il 12,7% unicamente sussidi di contrasto alla povertà (Reddito e Pensione di Cittadinanza, Reddito di emergenza) e il 3% entrambe le tipologie.

Il Reddito di emergenza, la misura emergenziale di contrasto alla povertà, ha coinvolto il 62,4% delle famiglie appartenenti al quinto più povero.

Nel 2021 la creazione di posti di lavoro è stata sostenuta soprattutto dai contratti a tempo determinato (365mila su circa 597mila posti di lavoro). Tenuto conto che molte posizioni a termine sono giunte a scadenza il 31 dicembre 2021, gli andamenti complessivi del 2022 dipenderanno anche dalla “capacità del sistema produttivo di preservare tali posizioni.

I licenziamenti sono invece rimasti su livelli mediamente modesti (27mila contratti cessati ogni mese con questa causale nella media del 2021, circa il 40% in meno rispetto al 2019)”.

Ritornano prepotenti i temi dell’equità e della giustizia sociale. Su quale crescita e su quale ripresa possiamo contare in un contesto così disomogeneo, disarticolato e in cui le differenze e le distanze tra le persone continuano ad aumentare in modo così esponenziale?

Il tema della redistribuzione della ricchezza, in questo contesto, è fondamentale. L’ultima riforma fiscale non dà respiro ai redditi più bassi, favorisce di fatto quelli medio alti, aumentando il divario. In questo modo gli ultimi continueranno a essere ultimi e, probabilmente, avranno sempre più compagnia. Non è questa la strada da perseguire. Ecco perché non servono politiche di austerità, di nuovo. Serve il coraggio di investire nelle persone. Tutte.

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