La medicina del futuro

4' di lettura
Mi piace!
100%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

A Roma si opera nel futuro. Già, perché è notizia di pochi giorni fa – 31 ottobre scorso – l’asportazione di un tumore allo stomaco in una donna di 58 anni. Fin qui tutto normale, se non fosse che l’evento è stato eseguito da un sistema robotico, il Da Vinci XI. Ovviamente c’è un illustrissimo essere umano dietro la macchina, il Prof. Massimo Carlini, Medico Chirurgo e Direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’Ospedale e Presidente della Società Italiana di Chirurgia. Ma vediamo come è stato possibile.

Che cos’è?

Il Da Vinci XI è l’ultima frontiera della chirurgia mini invasiva, un sistema in cui il chirurgo manovra una console in sala operatoria per controllare il movimento delle braccia robotiche, che effettivamente operano il paziente. Il sistema è composto da tre parti: la console chirurgica, con cui il chirurgo controlla la fibra ottica e comanda le quattro braccia robotiche attraverso due manipolatori e di due pedali; il carrello paziente, ovvero il componente operativo che si compone di quattro braccia robotiche mobili e interscambiabili; il carrello visione, che contiene l’unità centrale di elaborazione dell’immagine.

Il sistema è veramente un’enorme opportunità di innovazione con la quale il chirurgo non viene accantonato, bensì esaltato: il carrello visione permette una prospettiva tridimensionale del campo operatorio, così da immergere il chirurgo che, senza ausilio di occhiali o altre apparecchiature, può valutare al meglio i piani di dissezione anatomici e vivere l’intervento chirurgico quasi dall’interno del corpo del paziente.

La tecnologia nella chirurgia

Il Da Vinci XI ha una serie di peculiarità che fanno intendere come la chirurgia robotica rappresenti davvero il futuro – a portata di mano – della medicina: ad esempio il carrello visione consente una visuale 3D con ingrandimento fino a 10 volte, assicurando un’alta chiarezza e precisione dei dettagli; oppure l’utilizzo di braccia meccaniche elimina il tremore fisiologico delle mani del chirurgo o di movimenti involontari, limitando al minimo gli errori di natura umana; infine la meccanizzazione presuppone una radicalità oncologica, quindi l’asportazione totale delle cellule tumorali, che limita il rischio di recidive.

Inoltre, grazie all’accesso mini invasivo, il paziente ha meno dolore post-operatorio e la sua ripresa è molto più veloce: non a caso la signora 58 enne operata a Roma ha lasciato il letto dopo sole 24 ore e dopo 48 ha addirittura ripreso l’alimentazione orale – dopo una resezione dello stomaco! – ed è stata dichiarata guarita sia chirurgicamente che oncologicamente, visto che il tumore è stato asportato in modo radicale.

Non solo robot

La tecnologia in ambito medico non si limita ai sistemi robotici: anche la stampa 3d ha preso rapidamente campo e sembra davvero che sia utilizzabile moltissimi modi: con questa è possibile stampare modelli chirurgici specifici su misura per il paziente, oppure protesi personalizzate e a prezzi accessibili, strumentazioni chirurgiche (oltre il 90% delle 50 migliori aziende di dispositivi medici usa la stampa 3D per creare prototipi accurati di dispositivi medici) e addirittura tessuti e organi. A proposito di biostampa, questa è sempre di più sotto la lente d’ingrandimento di medici e ricercatori, a ragion veduta: come ha dichiarato il dott. Pashneh-Tala dell’Università di Sheffield: “La creazione di vasi sanguigni attraverso la stampa 3D potenzialmente può offrire migliori opzioni chirurgiche, e perfino produrre vasi sanguigni su misura per i pazienti. Senza l’accesso alla precisione e all’affidabilità offerte della stampa 3D, ciò non sarebbe possibile”.

Questo è solo un assaggio di quello che la tecnologia, con passi da gigante, sta facendo e potrà fare in futuro per la medicina. Limitare gli errori umani e i traumi fisici del paziente, espandere i sensi del chirurgo, produrre materiali e tessuti fondamentali per salvare la vita di migliaia di persone. Riuscire dove l’essere umano fallisce. Il futuro in medicina è ora.

Riccardo Imperiosi, Giovane Avanti

Articoli Correlati