Julian Paul Assange: il difensore della libertà di stampa
02.12.2023
Il Comune di Napoli ha conferito la cittadinanza onoraria a Julian Assange come difensore della libertà di stampa e di informazione.
Julian Paul Assange, nato a Townsville, in Australia, il 3 luglio 1971 è un giornalista, programmatore e attivista passato alla storia per aver fondato nel 2006 un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro: WikiLeaks, che grazie a un potente sistema di cifratura riceve in modo anonimo, documenti coperti da segreto di Stato, militare, industriale e bancario e poi carica tali documenti sul proprio sito web, garantendo l’anonimato ai cosiddetti da whistleblower (gole profonde). L’organizzazione si è sempre posta l’obiettivo di rendere note notizie tenute segrete ma che potessero essere d’interesse pubblico, per garantire ciò dichiara di aver sempre verificato l’autenticità del materiale prima di pubblicarlo. Negli Stati Uniti divulgare informazioni secretate è reato di alto tradimento.
Tra le prime pubblicazioni di WikiLeaks ci furono quelli in cui erano documentate le torture fisiche e psicologiche che in modo sistematico erano perpetuate nella prigione di Guantanamo e in quella irachena di Abu Ghraib, con le relative direttive governative volte a occultare tali pratiche. A suscitare scalpore fu anche la diffusione di diversi documenti che riportavano operazioni compiute in Iraq nelle quali non si dava peso alle vittime civili coinvolte.
WikiLeaks: una minaccia per la sicurezza nazionale?
Nel 2010 il Pentagono pubblicò un rapporto di 32 pagine nel quale si definiva WikiLeaks una minaccia per la sicurezza Nazionale perché diffondeva dolosamente informazioni false e l’intera organizzazione era definita al pari di una setta i cui membri erano degli studenti manipolati da un vecchio acher con manie di protagonismo. A un mese dalla pubblicazione di questo documento WikiLeaks rispose con la pubblicazione di un video chiamato “Collateral Murder”(video attualmente presente su You Tube) in cui si vede un elicottero americano che tra le risate e il divertimento dell’equipaggio sparava su un gruppo di civili iracheni uccidendo 18 persone tra cui anche due reporters di Reuters.
I successivi file pubblicati da WikiLeaks riguardavano le relazioni degli USA con il Pakistan nella guerra in Afghanistan nel 2000. Gli Stati Uniti affermavano di inviare al Pakistan aiuti umanitari per la popolazione, in realtà dai documenti si notava che gli aiuti consistevano principalmente in aerei militari, armi e finanziamenti a gruppi di mercenari pakistani per supportare l’offensiva pakistana in Afghanistan, di fatto si finanziava tutto il “lavoro sporco” evitando scandali internazionali. Seguì a distanza di poche settimane un report chiamato “Afghan War Logs” (ancora pubblicato in rete) contenente 76000 documenti segreti sul conflitto in Afghanistan dai quali si evinceva una situazione bellica completamente diversa da quella riportata dai media, con un altissimo numero di vittime civili e operazioni classificabili come crimini di guerra.
Per screditare tutto l’operato di WikiLeaks Mike Pompeo, segretario di Stato USA, definì l’organizzazione un servizio di intelligence privato finanziato dalla Russia e fece partire una serie di attacchi informatici al sito web dell’organizzazione di Assange che tuttavia riuscì a neutralizzare.
Seguì la pubblicazione da parte di WeakiLeaks di 400mila nuovi file: gli Iraq War Logs, anche questi documenti riportavano torture, stragi di civili e violazioni dei diritti umani avvenute durante la guerra in Iraq, tutte informazioni coperte dal segreto di stato. A fine 2010 WeakiLeaks divulgò il contenuto di 250.000 messaggi cifrati intercorsi tra i diplomatici americani dando vita allo scandalo ribattezzato Cable Gate. In questi documenti erano riportate le informazioni confidenziali che 274 ambasciate americane in tutto il mondo avevano comunicato al dipartimento di Stato degli Stati Uniti a Washington tra il 1966 e il 2010. Particolare scalpore fu destato dall’opera di spionaggio compiuto dai funzionari americani ai danni dei capi di stato europei per i quali erano riportate vere e proprie valutazioni sul comportamento pubblico e privato, addirittura fu decriptata una direttiva del segretario di Stato Hillary Clinton in cui ordinava ai diplomatici degli Stati Uniti di raccogliere le informazioni biometriche del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e di alti funzionari delle Nazioni Unite, incluse le password e le chiavi di crittografia personale utilizzate nelle reti private e commerciali per le comunicazioni ufficiali. L’Italia si rilevò essere uno dei paesi maggiormente spiato, fu definito letteralmente come una democrazia dal guinzaglio molto corto in cui fare pressione sui politici era facile e che a destare preoccupazione erano soprattutto l’amicizia di Berlusconi con Putin, gli accordi dell’Enel con colossi energetici come Gazprom e gli stabilimenti della stessa società energetica italiana in Nord Africa e in Medio Oriente che offrivano copertura a molti agenti del SISMI. L’allora ministro degli esteri Franco Frattini, definì tali rivelazioni l’11 settembre della diplomazia internazionale.
Nel 2017 WikiLeaks diffuse migliaia di email interne al partito democratico americano dalle quali si apprendeva di finanziamenti e accordi tra grandi società di wall street, della Silicon Valley e Hilary Clinton, in piena corsa per la Casa Bianca.
Assange per il compimento di tutta la sua attività si è sempre appellato al primo emendamento che tutela la libertà di stampa, ma nonostante ciò è stato emesso un mandato di cattura nei suoi confronti con l’accusa di spionaggio la cui pena va dall’ergastolo alla pena di morte. Ciò non ha scoraggiato il fondatore di WikiLeaks dal proseguire la sua opera ma gli ha di certo tormentato l’esistenza.
Nel 2010 Assange fu indagato per aver violentato due ragazze in Svezia, dove si era recato per una conferenza, al termine del processo fu condannato e nei suoi confronti fu emesso un mandato di cattura europeo. Assange ha sempre negato l’accusa sostenendo che essa è solo un pretesto per estradarlo dalla Svezia agli Stati Uniti, ma nonostante ciò Il 7 dicembre 2010 si presentò spontaneamente negli uffici di Scotland Yard dove fu arrestato. Immediatamente fu presentata alle autorità britanniche una richiesta di estradizione dalla Svezia finalizzata a una seconda estradizione negli Stati Uniti. Dopo nove giorni di carcere, Assange fu rilasciato su cauzione, e la decisione sulla richiesta di estradizione fu rimandata.
Il 2 novembre 2011 l’Alta corte di Londra concesse l’estradizione in Svezia, Assange si rifugiò nell’ambasciata dell’Equador a Londra chiedendo asilo politico che gli fu subito concesso dall’allora capo di stato ecuadoregno Rafael Correa socialista e ostile agli USA a cause delle intromissioni che gli Stati Uniti avevano commesso nella politica del suo Paese. Nel luglio 2012 l’ambasciata ecuadoregna comunicò al Ministero degli Esteri svedese la disponibilità di Assange ad essere interrogato negli edifici dell’ambasciata, la Svezia non rispose a tale disponibilità.
Nel dicembre 2015 il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria sentenziò che la permanenza forzata di Assange nell’ambasciata dell’Ecuador, era configurabile come detenzione arbitraria e illegale da parte di Gran Bretagna e Svezia, e che perciò Assange andava liberato e risarcito. Regno Unito e Svezia rifiutarono. Nel 2017 la procura svedese archiviò l’accusa di stupro, a carico di Assange rimase però il mandato di cattura internazionale e britannico per via del fatto di non essersi presentato in tribunale a Londra dopo aver ottenuto la libertà su cauzione, motivo per cui egli rimase nell’ambasciata ecuadoriana.
Sempre nel 2017 il filostatunitense Lenin Loreno divenne il nuovo presidente dell’Ecuador e nell’aprile del 2019 concesse agli agenti della polizia metropolitana di Londra di entrare in Ambasciata in abiti civili e portare via con la forza Assange. Il video della cattura fece il giro del mondo anche se l’unico media a riprendere la scena e poi a trasmetterla fu Rasha Today che ovviamente non perse l’occasione per far notare il valore della democrazia occidentale.
La condanna
Assange fu condannato al massimo della pena per aver violato la libertà su cauzione: 50 settimane da scontare nel carcere di massima sicurezza Belmarsh detto la Guantanamo Britannica.
Il 23 maggio 2019 il governo statunitense accusò ulteriormente Assange della violazione dell’Espionage Act, legge risalente al 1917, chiedendone l’estradizione, il relatore all’ONU sulla tortura e trattamenti inumani, l’elvetico Nils Melzer, esortò i quattro governi coinvolti nella vicenda giudiziaria (Australia, Regno Unito, Stati Uniti e Svezia) ad astenersi da ulteriori atti pregiudizievoli per i diritti umani di Assange e fornirgli invece un risarcimento e una riabilitazione appropriata, date le preoccupazioni per la possibile estradizione negli USA, dove si riteneva che non gli sarebbe stato garantito un giusto processo.
Il 28 gennaio 2020, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, all’interno della risoluzione 2317 (2020) Minacce alla libertà dei media e alla sicurezza dei giornalisti in Europa, ha approvato all’unanimità un emendamento con cui invitava gli Stati Membri a considerare la detenzione e i procedimenti penali contro Julian Assange un precedente pericoloso per i giornalisti, e a unirsi alla raccomandazione di Nils Melzer relatore speciale ONU sulla tortura. Il 20 aprile 2022 il tribunale di Londra ha autorizzato formalmente l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti e si attende a breve la decisione sull’ultimo appello presentato presso l’Alta Corte.
Gli encomi che Julian Assange ha ricevuto negli anni sono stati molti, tra questi il Premio Sam Adams, la Medaglia d’oro per la Pace con la Giustizia dalla Fondazione Sydney Peace, il Premio per il Giornalismo Martha Gellhorn, ed è stato ripetutamente proposto per il Premio Nobel per la pace. La cittadinanza onoraria conferita dal comune di Napoli più che gratificare la persona di Assange è un riconoscimento per il suo sacrificio, un gesto che non può non far sorridere chi, come lui, crede ancora nella vera democrazia, un concetto oggi sempre più strumentalizzato, sempre più svuotato dei suoi valori costituenti e umiliato da chi ne fa un uso propagandistico utile solo a mascherare giochi di potere e interessi economici.
Francesco Lamonea
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