In Belgio è stato creato un robot per aiutare studenti con difficoltà d’apprendimento

4' di lettura
Mi piace!
0%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

03.04.2023

Ormai, nel bene e nel male, l’intelligenza artificiale è definitivamente entrata nelle nostre vite: tra un’immagine finta del Papa con addosso un Moncler e dei testi scritti da ChatGPT, peraltro recentemente sotto accusa del Garante per la privacy, tutti hanno sentito almeno una volta la parola IA. Qualche esempio però – soprattutto quando si parla di interazione tra l’IA e la robotica – è più virtuoso di altri, come nel caso del robot QT.

Che cos’è

QT è un robot umanoide – quindi con sembianze e comportamenti simili a quelli umani – che aiuta gli studenti con difficoltà di apprendimento a rimanere concentrati. È capace di avere una propria gestualità con testa e mani, oltre a un linguaggio proprio e una conformazione molto simile a quella degli esseri umani. È stato messo a punto da un team di ricercatori di ingegneria dell’Università di Waterloo, in Belgio, proprio a sostegno dei bambini durante le loro attività scolastiche o terapeutiche, aiutandoli ad aumentare sia il livello che i tempi di attenzione.

Il team di ricerca da anni lavora sulla robotica nel contesto della disabilità e lo fa incorporando i principi di equità, inclusione e diversità nei loro progetti di ricerca. Guidato dalla professoressa di ingegneria elettrica e informatica Kerstin Dautenhahn, il team ha deciso di concentrarsi appunto sull’uso dei robot socialmente assistiti per aiutare gli studenti con difficoltà d’apprendimento.

L’esperimento

Per testare QT sugli studenti i ricercatori si sono concentrati su sedici studenti con difficoltà dell’apprendimento divisi in due gruppi. Se nel primo gruppo i ragazzi e le ragazze hanno lavorato solo con l’insegnante, nel secondo lo hanno fatto con l’insegnante e con QT, diretto proprio dall’insegnante attraverso un semplice tablet ma che comunque era in grado di svolgere in modo autonomo la sua attività. Attività che consiste inizialmente nell’introdurre la sessione e successivamente nello stabilire obiettivi, così da monitorare costantemente il processo di apprendimento, fino a stimolare i ragazzi con giochi, barzellette, indovinelli ed esercizi di respirazione quando l’attenzione nel compito assegnato andava calando. Secondo la professoressa Dautenhahn i ragazzi assistiti da QT “erano generalmente più coinvolti e potevano completare i loro compiti a un ritmo più elevato rispetto a quelli che non erano assistiti da un robot”.

L’innovazione nel bene e nel male

Sicuramente questo è un ottimo modo per sfruttare le potenzialità della robotica e dell’intelligenza artificiale, ma purtroppo non tutti i servizi sono altrettanto lodevoli. O forse, come molte cose nella vita di tutti i giorni, lo sarebbero se solo non fosse per l’abuso che gli esseri umani ne fanno. Pensiamo a tutti quei siti che creano artificialmente immagini di qualsiasi tipo: è un servizio che potenzialmente semplifica molto il lavoro di grafici e creativi, ma ci è voluta un’immagine virale del Papa (come detto in apertura) con addosso un Moncler enorme per capire che – il gioco di parole è voluto – non saremo più in grado di capire cosa è reale e cosa non lo è. 

Oppure tutti quei casi in cui l’IA è usata per sostituire – peraltro ancora neanche in modo non efficace – lavoratori, anche specializzati o comunque che rientrano tra le nuove professioni.

Ma parliamo anche dei casi in cui è proprio il servizio ad essere dannoso per gli esseri umani: ad esempio recentemente il Garante per la privacy ha chiesto ad OpenAI di bloccare ChatGPT in Italia per una presunta fuga di dati, come se fosse una specie di cavallo di Troia; oppure lo scandalo che tempo fa vide TikTok al centro delle polemiche per aver usato un sistema di riconoscimento facciale per la minoranza uigura, fortemente discriminata dal governo cinese; infine il filtro di bellezza – sempre su TikTok – che usa un meccanismo di intelligenza artificiale per migliorare il nostro aspetto esteriore, promuovendo canoni di bellezza irraggiungibili e tossici.

In sostanza l’intelligenza artificiale, che possiamo ritenere comunque un passo fondamentale nell’innovazione e nello sviluppo della quarta rivoluzione industriale (forse addirittura al pari di internet), non sempre viene usata eticamente: è uno strumento molto potente, in grado anche di mistificare la realtà (persino attraverso immagini) più di quanto non fosse in grado internet e per questo l’attenzione su questi sistemi deve essere massima, la nostra come quella delle istituzioni, che hanno il difficile compito di regolamentarne l’uso al fine di correggerne le storture. Dobbiamo essere in grado di governare il cambiamento, dev’essere l’IA a migliorare la vita dell’uomo.

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

Articoli Correlati