Singapore: dove nascono piccole fortezze con la ricchezza degli altri
16.05.2023
In ordine di tempo l’ultima notizia arriva da Singapore, avete presente?
La città-stato dove se butti un mozzicone a terra rischi una multa da centinaia di euro, dove è di fatto vietato vendere e masticare chewing gum in pubblico ed è illegale dimenticarsi di tirare lo sciacquone di una toilette pubblica.
Ecco, la città-stato di appena 715 chilometri quadrati tra il 2020 e il 2022 ha visto un aumento del 13% delle società estere commerciali registrate, si tratta di oltre 200 società in più.
Il numero più alto proviene da Hong Kong, seguito da Corea del Sud, India, Isole Vergini Britanniche, Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Molte di queste imprese sono nei settori scientifico, tecnico, finanziario, delle assicurazioni e delle comunicazioni.
Perché le società vanno a Singapore?
Eppure, Singapore vanta un salario medio che viaggia sui 3.500 euro/mese (inclusi i contributi da versare per la sicurezza sociale), con un diploma di laurea si vola a 5.500 euro/mese.
Sui 5,5 milioni di abitanti a Singapore ci sono quasi 300mila milionari, le proiezioni parlano addirittura di una crescita del 63% dei ricchi, a circa 437mila persone entro pochi anni.
Ma perché le aziende vanno in questo fazzoletto di terra se il costo del lavoro è così alto? Forse un piccolo indizio potrebbe risiedere in alcune classifiche.
La classifica dell’IMD della competitività globale vede Singapore al terzo posto mondiale, preceduta da Danimarca e Svizzera e inseguita da Hong Kong, Olanda, Taiwan. Singapore si pone tra i primi 3/4 paesi al mondo per Prodotto interno lordo pro capite a parità di potere di acquisto, preceduta da Irlanda, Lussemburgo, Liechtenstein e seguita da Qatar, Monaco, Macau, Bermuda e Svizzera.
Notato nulla? In cima ci sono sempre un nugolo di piccoli paesi (vuoi per numero di abitanti, vuoi per estensione) che svettano per le loro prestazioni.
Non illudiamoci, non si tratta della solita storia del fatto che è più facile gestire una piccola nazione. Il punto è che da anni in tutto il mondo si è affermata una schiera di Paesi che per le loro dimensioni possono vampirizzare il resto del mondo.
La tassazione amichevole
Per dirla in modo molto semplicistico, per sostenere 5,5 milioni di abitanti di Singapore posso offrire così tanti vantaggi alle società internazionali sul solito tema di tasse e controlli che, alla fine, riesco lo stesso a creare condizioni ottimali.
E Singapore lo fa, con la tassazione più amichevole per le imprese di tutta l’Asia: nessuna imposta sui dividendi, zero tasse sulle imprese e sulle persone.
Sono spesso ricchezze prodotte altrove che vengono sottratte per i vantaggi enormi, a quel punto salari molto alti e tasso di disoccupazione a zero sono offerti gentilmente di fatto da altri paesi da dove quegli investimenti arrivano.
Questo non toglie nulla all’abilità di Singapore di essere diventato un hub asiatico di prima grandezza, con infrastrutture per il commercio spettacolari e un’organizzazione della città inarrivabile. Ma la sostanza non cambia e ricorda un esempio spesso citato in modo furbo qui, in Europa.
Singapore è la nostra Olanda
La nostra Singapore si chiama Olanda, paese che applica a sua volta tassazioni impossibili agli utili di impresa in verità prodotti altrove, il paese del falco economico Mark Rutte, che ci rimprovera da mattina a sera.
Solo l’Italia con questo giochetto si vede sottratti 23 miliardi di dollari di profitti ogni anno sparsi proprio tra Olanda, Irlanda e Lussemburgo. A proposito, gli investimenti diretti esteri in Italia (IDE) contano per il 19% del Pil, in Olanda si vola al 535%, in Irlanda al 311%, chissà perché.
E per finire un piccolo aneddoto per capire come funzionino le Singapore nel mondo. Siamo nel 2021 e la Microsoft Round Island One registra utili per 314,7 miliardi di utili, da sola ha fatto il 70% del Pil di tutta l’Irlanda, dove ha la sede. Numero di dipendenti della società di Bill Gates (il filantropo): zero.
Tasse pagate: zero. Sono piccole crepe volute dove i miliardari (persone e imprese) si infilano a danno di tutto il resto del mondo. Senza questo la battaglia per la giustizia sociale è persa in partenza.
Francesco Leitner
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