I Portici di Bologna: Alla scoperta della cultura italiana

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10.05.2023

“Nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino…” diceva il compianto Lucio Dalla nella sua celebre canzone “Disperato Erotico Stomp”, e forse la ragione dietro questa frase così profonda sta nel fatto che il capoluogo emiliano è così riconoscibile agli occhi dei turisti per via di una sua caratteristica architettonica: i portici, luoghi per eccellenza per passeggiare al riparo dalla pioggia e dalle altre intemperie.

Bologna è una città dalla spiccata parvenza medievale, conosciuta in tutto il mondo per la sua straordinaria ed inimitabile cucina, per le sue torri – su tutte le due principali – Asinelli e Garisenda, nonché per l’Università più antica del mondo occidentale, fondata nel 1088. La città ha nei portici il suo tratto edilizio distintivo, un elemento architettonico, che ha accompagnato nel corso dei secoli la città e i suoi abitanti, dall’anno Mille fino ai giorni nostri.

I primi portici di Bologna

Risalgono infatti all’anno 1041 le prime testimonianze storiche sull’esistenza di una serie di portici nel centro storico cittadino, un espediente edilizio voluto dagli architetti dell’alto medioevo non tanto per la protezione dei cittadini dalle precipitazioni o dagli altri fenomeni atmosferici, ma per aumentare lo spazio abitativo destinato alle famiglie popolari. Parallelamente i portici servivano anche per garantire un luogo coperto e sicuro per lo svolgimento delle attività mercantili cittadine, in particolare la vendita di viveri, spesso esposti alla contaminazione da parte dei liquami nelle strade all’aperto.

A partire dal 1200, i portici cominciano a diffondersi rapidamente in molte strade del centro cittadino, anche in virtù della crescente espansione demografica della città, dovuta alla sempre maggiore popolarità dell’Ateneo universitario felsineo.

L’editto e la rivoluzione urbanistica

Addirittura, nel 1288, un editto disposto dal Comune stabilì che tutte le nuove case dovessero essere costruite con un portico dedicato e che le ricche famiglie dovessero dotarne obbligatoriamente la propria abitazione.

Tale editto stabiliva anche le linee guida per l’edificazione di un portico, in termini di caratteristiche dimensionali (altezza, larghezza delle arcate) e di materiali da costruzione.

Nel giro di pochi secoli, grazie a questa rivoluzione urbanistica, Bologna si trasforma in una città conviviale e accogliente per studenti, mercanti, famiglie benestanti e rappresentanti delle alte cariche ecclesiastiche.

La vita quotidiana si svolgeva quasi esclusivamente all’aria aperta (dal mercato, agli eventi pubblici cittadini, passando per le grandi cerimonie religiose), o al riparo dei portici.

I portici erano inizialmente costruiti in legno, e solo dalla metà del XVI secolo apparvero in laterizi e in pietra, principalmente in gesso o selenite – pietra di origine calcarea – leggera e resistente. 

Oggi questi ultimi costituiscono una presenza dominante nell’impianto urbanistico cittadino, mentre gli antichi portici medioevali sono in gran parte scomparsi. 

Tra i pochi ancora esistenti ci sono il portico di Corte degli Isolani, in Strada Maggiore, e quello di Casa Grassi, in via Marsala.

Qual è il portico più famoso di Bologna?

È però abbastanza singolare che il portico più famoso di Bologna non si trovi nel centro cittadino, ma fuori dalla cerchia di mura più esterne della città.

Si tratta del portico di San Luca: è il più lungo al mondo tra quelli senza soluzione di continuità, essendo lungo ben 3,6 km dalla sua prima arcata, sul Colle della Guardia, in prossimità dell’ingresso della Basilica della Madonna di San Luca, che domina la città dall’alto, fino all’ultimo, appena fuori dall’ottocentesca porta Saragozza. 

Le arcate in totale sono 666, un numero non casuale, in quanto rappresenta il numero diabolico, secondo l’Apocalisse di Giovanni; la singolarità del numero di arcate è infatti da attribuire alla volontà, da parte delle cariche ecclesiastiche bolognesi che finanziarono il progetto, di indicare la sconfitta del Diavolo sotto il calcagno della donna, come recita il celebre versetto 3,15 della Genesi.

Il progetto del lungo portico fu ideato dall’architetto bolognese Camillo Saccenti e dall’urbanista mantovano Gian Giacomo Monti, e la costruzione, iniziata nel 1674, fu ultimata nel 1721 sotto la supervisione dell’architetto Carlo Francesco Dotti, che progettò anche il celebre arco del Meloncello, una grande arcata che attraversa Via Saragozza e collega tra loro le due porzioni del portico.

Il Portico del Pavaglione

Il portico di San Luca però non è l’unico grande esempio di questo particolare mezzo edilizio nel centro di Bologna. Un altro portico molto conosciuto e amato dai bolognesi è il Portico del Pavaglione, un porticato, sottostante allo storico Palazzo dei Banchi, che costeggia Piazza Maggiore e la basilica di San Petronio, il più importante luogo di culto cittadino, nonché una delle più grandi chiese al mondo.

Questo portico connette inoltre la centralissima via Rizzoli (la via Emilia, nonché antico “decumano massimo” dell’antica Felsina romana) all’Archiginnasio, la prima sede unificata dello studium dell’Università di Bologna.

Il suo nome, “Pavaglione”, è dovuto al fatto che, nell’antica Piazza Galvani, nel tratto iniziale del portico, era presente, nel XVI° secolo, l’antico mercato dei bachi da seta, un’eccellenza tessile di Bologna, esportata in tutta Europa. Il mercato veniva chiamato in dialetto dai bolognesi “Pavajån”, un toponimo che oggi ha dato il nome al noto portico nel cuore della città.

Nonostante a chiunque si trovi a Bologna possa sembrare di essere circondato solo ed esclusivamente da portici, ci sono delle zone di Bologna che non presentano questo elemento architettonico. 

La centralissima via Rizzoli ha subito varie modifiche tra Ottocento e Novecento, eppure non ha mai presentato portici nell’era moderna. Anche alcuni palazzi nobiliari del Cinquecento, come palazzo Davia Bargellini, palazzo Fantuzzi o palazzo Bevilacqua sono privi di portici, a causa di una tendenza sempre più marcata, da parte delle famiglie abbienti bolognesi del Rinascimento, di distinguersi dal monotono impianto architettonico cittadino.

I portici di Bologna: elementi iconici e distintivi della città

Insomma, a Bologna, è praticamente impossibile non notare questi elementi architettonici così suggestivi e particolari, di qualsiasi dimensione e forma, che divennero presto di moda in tutta Italia ed in tutta Europa. Molte città sulla via Emilia hanno infatti ripreso l’elemento edilizio del portico dalla città di Bologna, facendolo parte integrante della propria struttura urbanistica, così come molte altre città italiane come Padova o Torino.

I portici sono perciò gli elementi distintivi della città di Bologna, sebbene le ricchezze del capoluogo emiliano non si limitino a questi particolari tratti edilizi.

È innegabile, però, che la fortuna di Bologna e della sua rinomata convivialità e socialità risieda in questi semplici, ma allo stesso tempo suggestivi elementi architettonici.

Stefano Maggio, Giovane Avanti!

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