I giovani non dimenticano i vecchi mestieri
04.06.2022
Chi l’ha detto che i “vecchi mestieri” non esercitano più alcun fascino sulle nuove generazioni? È vero, oggi molti di coloro che sono alla ricerca di un impiego si orientano verso le professioni digitali e guardano al futuro. Tuttavia, esiste una buona percentuale di giovani che conosce perfettamente l’importanza dell’artigianato, di un negozio di ferramenta e di dover coltivare la terra e coglierne i frutti. In più, se di futuro si parla, escludere le professioni tradizionali potrebbe essere un passo falso.
Forse sarebbe più corretto asserire che le origini, le radici, restano e non sono modificabili, è l’approccio al lavoro che può essere avveniristico e innovativo. Un futuro senza passato non esiste. E molti giovani lo hanno (ri)scoperto durante gli ultimi due anni di pandemia.
GIOVANI E VECCHI MESTIERI
Il Covid-19 ha costretto ognuno a confrontarsi con la realtà. E nonostante la tecnologia abbia permesso di stare “insieme” malgrado le distanze, si è verificato uno strano fenomeno: la riscoperta dei valori e delle attività di un tempo.
Ad esempio, alcuni tra millenials e generazione Z hanno messo da parte tablet e pc per ritrovare la carta, la scrittura a penna e il disegno a matita. C’è chi ha dato nuova vita al lettering e alla bella scrittura, attivando corsi che hanno riscosso molto successo. E chi invece ha fatto della propria bottega di ferramenta un’attività creativa, ristrutturandola seguendo i criteri dell’ecosostenibilità, ma lasciando invariata la funzione primaria.
Come riporta l’Ansa, molti giovani hanno deciso di applicare la propria creatività a mestieri che sembrava potessero essere dimenticati, come l’artigianato. Sono nate numerose botteghe ed empori e investire il proprio tempo e le proprie risorse sono stati ragazze e ragazzi tra i venti e i trentacinque anni.
GIOVANI E AGRICOLTURA
In un recente articolo abbiamo parlato anche del mondo agricolo e di come le nuove tecnologie abbiano contribuito al rinnovamento di un settore ancora e sempre fondamentale. Anche questo caso, i giovani risultano essere protagonisti.
Stando a un report di AlmaLaurea del 2021, il gruppo disciplinare “agrario-forestale” è al quarto posto per percentuale di occupazione a cinque anni dalla laurea triennale (87,6%), e al settimo posto dopo la laurea magistrale (86,7%).
Mentre un’analisi condotta da Coldiretti, rileva che nel 2020 il numero di aziende agricole condotte da under 35 è aumentato del 14% rispetto al 2015. Una crescita che è stata definita storica.
Guardando ai dati di inizio 2021 l’Italia conta oltre 55.000 imprese agricole e allevamenti guidati da under 35.
Numeri inattesi se si pensa in prospettiva di un Metaverso. Questa attitudine alla riscoperta dei vecchi mestieri si spiega anche per il forte interesse che alcune generazioni in particolare nutrono nei confronti della questione ambientale. Piccole botteghe, cura delle coltivazioni, valorizzazione della manodopera: tutti elementi che possono contribuire al contenimento della crisi ambientale.
Investire nelle nuove generazioni deve essere prioritario e farlo affinché possano riversare le proprie competenze e la propria creatività anche nei mestieri che caratterizzano da sempre la storia Stivale non può che essere un plus. D’altra parte, lo abbiamo già detto: un futuro senza passato non esiste.
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