Giornata Mondiale dell’orgoglio LGBTQ+: dai fatti di Stonewall ad oggi

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28.06.2022

Giugno è il mese del Pride. Non una celebrazione qualsiasi, ma una che cela dentro sé: rivendicazioni, vittorie, sconfitte, parole importanti e diritti. Trenta giorni ricchi di appuntamenti dedicati il cui obiettivo non dovrebbe – volutamente utilizziamo il condizionale – riguardare più solo la sensibilizzazione sul tema, ma anche la valorizzazione dei traguardi tagliati. Nella Giornata Mondiale dell’orgoglio LGBTQ+ ripercorriamo le tappe di quella che è stata l’origine del movimento.

GIORNATA MONDIALE DELL’ORGOGLIO LGBTQ+: I FATTI DI STONEWALL

Era il 1969 e le forze dell’ordine di Manhattan erano solite fare irruzione nei gay bar. Seguivano un copione ben preciso: al loro ingresso, si imponevano con la forza sul personale tutto e i clienti. Il caos generato dalle incursioni, portavano le folle a distribuirsi in strada e contestualmente la polizia procedeva con gli arresti.

Tuttavia, il 28 giugno dello stesso anno, qualcosa cambiò. Quando le forze dell’ordine entrarono allo Stonewall Inn, nel Greenwich Village, si trovarono di fronte una folla che non era disposta ad abbassare il capo e a subire. Anzi: nel locale si verificò una vera e propria ribellione, che oggi viene definita la rivolta di Stonewall.

Quella data ha segnato un punto di svolta: le rivendicazioni hanno avuto un eco globale. Erano gli anni, quelli del ’68-’69, in cui non c’era più spazio per il silenzio. Anzi, bisognava fare rumore, farsi sentire. E se il pride è tanto colorato e tanto avvolgente è perché tutto il buio, tutta la sofferenza dettata dalle violente discriminazioni, si dissolvano o vengano schiacciati da un concetto potentissimo: l’amore. L’amore senza ghettizzazioni, l’amore che “condanna” la violazione dei diritti.

GLI ANNI ‘60

Ricordiamo che negli anni ’60 l’omosessualità era ritenuta un disturbo mentale sul piano clinico. Vi erano leggi che impedivano alle persone l’espressione libera del proprio orientamento sessuale. L’amore non era contemplato nell’equazione. La discussione si poneva all’interno di un quadro sociale dove erano le ragioni religiose e morali a farla da padrone. E sì, anche prima del ’69, vi erano esponenti della comunità che si battevano per i propri diritti, ma non tutti.

Anche i proprietari dei gay bar erano soggetti a leggi estreme. Spesso non veniva concessa loro la licenza per gli alcolici; la cosa, purtroppo, spianò la strada alla criminalità organizzata che vide la possibilità di occupare uno spazio vacante, ma molto remunerativo.

E allora, perché tacere? Perché non mettersi in trincea e combattere una battaglia tanto importante? Nel ’69 non c’erano più motivazioni che tenessero di fronte agli abusi.

Nel giugno del 1970, esattamente un anno dopo i fatti di Stonewall, gli attivisti, sotto la guida di Craig Rodwell, decisero di rivendicare quell’atto, di ricordarne l’intento.

Il punto è che, però, bisogna arrivare al 2015 perché una sentenza della Corte Suprema emettesse una sentenza, ormai storica, sul matrimonio delle coppie dello stesso sesso. Decenni e decenni per arrivare al superamento di barriere che, purtroppo, ancora oggi non sono state del tutto abbattute. Nonostante i numerosi passi in avanti, infatti, pregiudizi e violazioni dei diritti sono ancora all’ordine del giorno, soprattutto in alcuni Paesi in cui sembra che il tempo si sia cristallizzato.

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