Emergenza olio

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17.01.2024

L’olivicoltura italiana rappresenta un patrimonio inestimabile: sono oltre 1,16 milioni gli ettari a olivo coltivati da 619 mila aziende agricole (il 61% di meno di un ettaro), 4.352 i frantoi attivi e oltre 500 le cultivar, varietà di olive che ritroviamo su tutto il territorio dai terrazzamenti liguri alle colline umbre o toscane, dalle piane pugliesi alle valli siciliane fino ai monti abruzzesi.

Numeri da primato anche per quanto riguarda le produzioni di qualità con 42 DOP e 8 IGP, 24 i Consorzi di Tutela riconosciuti dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e circa 23.500 gli operatori impiegati nel settore. Con 456 mila tonnellate di consumo interno, pari a circa 8,2 litri pro-capite, l’Italia è inoltre il maggior consumatore di olio extravergine d’oliva. Tuttavia, pur essendo il secondo produttore mondiale la produzione non è sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale. Quest’anno, poi, a causa di una resa degli olivi più bassa delle aspettative, la campagna olivicola si preannuncia ancor più magra e, se al momento non sono state raccolte più di 192mila tonnellate di olive, le stime lasciano presagire che, complessivamente, non si supereranno le 250 mila, con un calo di circa un terzo rispetto alle previsioni.

In Italia + 30% il prezzo medio dell’olio

La scarsità dell’olio si traduce immediatamente in un aumento del prezzo. Secondo i recenti dati presentati da Ismea, istituto di servizi per l’economia agricola, nei primi nove mesi del 2023 sono già cresciuti il prezzo medio dell’extravergine d’oliva del +30% (9,30 €/Kg valori medi) e il valore +16% mentre il volume delle vendite è calato dell’11%. I prezzi all’origine da settembre sono aumentati per cinque volte consecutive, stabilizzandosi nei primi giorni di dicembre ma restando pur sempre maggiori del 52,6% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Fattori come l’incertezza di mercato, ancora in continua evoluzione, la mancanza di scorte e raccolti scarsi suggeriscono che la produzione, sia italiana sia globale, potrebbe essere insufficiente a soddisfare le esigenze di tutti i mercati nel corso del 2024.

Crescono i prezzi in tutti il mondo

La situazione a livello internazionale è più o meno la stessa. In Spagna, primo produttore al mondo di olio d’oliva per volumi, la carenza di scorte dall’anno precedente e la seconda raccolta consecutiva ben al di sotto la media mantengono alto il valore del nuovo raccolto iberico influenzando di conseguenza il prezzo dell’olio a livello globale e trainando la domanda di olio EVO italiano. Le condizioni climatiche favorevoli dell’autunno scorso hanno portato i produttori spagnoli a prevedere un modesto aumento nella produzione di quest’anno, con una crescita del 15%. Tuttavia, questo risultato è ancora inferiore alla media degli ultimi quattro anni, con un calo del 38%.  In Grecia la naturale alternanza produttiva degli olivi, che quest’anno hanno avuto una fase di riposo dopo la stagione eccezionale del 2022/23, unita alle estreme condizioni meteorologiche estive, ha portato i produttori greci a stimare un marcato calo nella produzione di quest’anno.

Si prevede una riduzione di circa il 40% rispetto alla raccolta precedente e del 28% rispetto alla media degli ultimi quattro anni. La qualità dell’olio prodotto quest’anno influenzerà significativamente i prezzi sul mercato dell’olio greco. I produttori tunisini hanno tratto vantaggio delle tanto attese piogge autunnali e da rendimenti migliori, grazie ai nuovi investimenti in frantoi e tecnologie. Per la stagione attuale, prevedono un raccolto di circa 200mila tonnellate (+22%). Anche in Marocco le stime sono positive, con previsioni di 171mila tonnellate (+10%). Qui, a causa degli alti prezzi attuali dell’olio d’oliva, i produttori destineranno ai frantoi una parte delle olive normalmente utilizzate per l’olio da tavola, aumentando così la loro produzione.

La Turchia, diversamente, sta affrontando previsioni negative a causa del raccolto eccezionale dell’anno scorso, una primavera insolitamente piovosa e fredda, e il grave terremoto dello scorso febbraio che ha danneggiato l’intero settore agroalimentare. Di conseguenza, si prevede un raccolto di circa 180mila tonnellate, con un calo significativo del 57% rispetto al 2022/2023.

Ufficio Comunicazione UILA

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