Educazione sessuale: Perché in Italia è ancora un tabù?
31.07.2022
Italia insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania. No, non è la solita litania sull’economia del Bel Paese, ma la situazione inerente all’educazione sessuale nelle scuole europee. Stiamo parlando ovviamente degli ultimi posti in questa speciale classifica: in Italia è ancora – Chiesa o non Chiesa – un tabù, ma più che passa il tempo e più che si fortifica la necessità di abbatterlo.
Ma cosa tratta realmente l’educazione sessuale?
Se viene svolta, in via opzionale chiaramente, tra gli argomenti trattati c’è la contraccezione, le malattie sessualmente trasmissibili, l’anatomia e la fisiologia della sessualità e della riproduzione oltre ai cambiamenti puberali. Ma non solo gli argomenti “tradizionali”: ad oggi la sessualità si intreccia sempre più con la tecnologia. Il sexting, il grooming, il revenge porn e il cyberbullismo sono purtroppo fenomeni drammaticamente attuali e trattarli significa dare gli strumenti ai ragazzi per evitarli.
Infine, il rapporto col proprio corpo, il ruolo delle figure professionali come l’andrologo o il ginecologo, i diritti sessuali e, ovviamente, anche l’identità sessuale e di genere.
In Europa cosa fanno?
In quasi tutti gli Stati membri Ue l’educazione sessuale è obbligatoria nel ciclo scolastico, addirittura c’è una guida dell’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS che ammette che “tutti i cambiamenti nello sviluppo sessuale sono anche influenzati da fattori biologici, psicologici e sociali”, di fatto spronando i singoli stati ad attivarsi per educare la popolazione su questi fattori.
Ad esempio, in Spagna è obbligatoria per legge dal 1990 – anche se recentemente si è dovuti intervenire per applicarla effettivamente, come dovremo fare in futuro per l’educazione civica in Italia -, in Svezia addirittura dal 1955 e in Germania dal 1968, dove viene considerata come materia trasversale, esempio seguito anche da Belgio e Olanda. In Francia è legge dal 2001 ma, al pari di Portogallo e Irlanda, viene trattata solo come parte integrante di altre materie come biologia.
Ma almeno ci abbiamo provato in Italia?
Ovviamente nessuna delle proposte di legge che si susseguono dal lontano 1975 è mai andata a buon fine e neanche sul sito del Ministero della Salute è presente alcuna sorta di linea guida per l’introduzione dell’educazione sessuale. Tutto è quindi demandato alle singole regioni che possono decidere di destinare dei fondi per istituire percorsi di educazione sessuale e affettiva nelle scuole, che però sono tenuti da figure esterne all’ambito scolastico, come personale medico o biologi.
Gli studenti cosa pensano dell’educazione sessuale?
È molto recente una ricerca effettuata dall’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza della Federazione italiana di sessuologia scientifica (FISS) e condotta sul popolare sito skuola.net. Su oltre 3500 studenti partecipanti, si evince non solo che la metà di loro non abbia mai affrontato il tema, ma che addirittura il 90% la reputi essenziale come materia a scuola, soprattutto nelle fasce d’età 11-14 e 15-18.
Sono sempre più diffuse le violenze sessuali di ogni tipo, da quelle fisiche a quelle psicologiche, anche tra i più giovani. Fa parte di una mentalità ipocrita gridare solo ed esclusivamente all’educazione nelle famiglie, quando sappiamo tutti benissimo che il percorso scolastico è fondamentale nello sviluppo e nella formazione di un giovane. Dobbiamo fare di più nel nostro Paese.
Riccardo Imperiosi, Giovane avanti
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