Desertificazione e siccitá

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17.06.2022

Dal 1995, ogni 17 giugno si celebra la Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità. Un anno prima, il 17 giugno 1994, veniva adottata a Parigi la Convenzione per la lotta alla desertificazione, che fu ratificata da 200 Paesi. L’obiettivo della Convenzione è provare a contrastare gli effetti devastanti della siccità attraverso attività di cooperazione internazionale, spesso concentrate sulla gestione sostenibile delle risorse d’acqua e del territorio per migliornarne la produttività.

La desertificazione

Il termine desertificazione identifica il degrado del suolo nelle aree aride, semiaride e subumide secche, causato dalle attività antropiche e dalle variazioni climatiche. Ad oggi oltre il 75% della superficie terrestre è già degradata e questa percentuale potrebbe raggiungere il 90% entro il 2050, portando ad una riduzione del 10% dei raccolti mondiali: il ritmo è tale che ogni anno si assiste al degrado di una superficie pari alla metà di quella dell’Unione europea, equivalente cioè a 4,18 milioni di km². Le aree più a rischio sono India, Cina e Africa subsahariana, dove entro il 2050 potrebbe addirittura dimezzarsi la produzione agricola, con conseguenze devastanti. Si stima infatti che entro la data indicata circa 700 milioni di persone saranno sfollate a causa di problemi legati alla scarsità delle risorse del suolo.

Tutto questo ha un costo economico: per l’Unione Europea questo viene stimato nell’ordine di decine di miliardi di euro ogni anno. A ragion veduta: secondo il database globale dei disastri, i 487 gravi eventi siccitosi avvenuti negli ultimi settant’anni solo in Africa e Asia hanno colpito oltre 2,5 miliardi di persone, costando più di 64 miliardi di dollari.

La priorità è combattere tutte le pratiche non sostenibili di uso del suolo: deforestazione, uso di fertilizzanti e pesticidi e lo sfruttamento delle risorse idriche continuano a intensificare il fenomeno della desertificazione.

La siccità in numeri

Le ondate di siccità sono i disastri naturali più letali: nonostante abbiano rappresentato solo il 15% del totale, hanno causato il maggior numero di vittime umane dal 1970 al 2019, circa 650mila, oltre a perdite economiche globali per più di cento miliardi di dollari. Si stima che entro il 2050 questo fenomeno potrebbe colpire più di tre quarti della popolazione mondiale, con più di cinque miliardi di persone che vivranno in aree con scarsità d’acqua per almeno un mese all’anno, rispetto ai 3,6 miliardi di oggi. Già nel 2040 un bambino su quattro potrebbe vivere in aree con estrema carenza d’acqua.

Ma gli effetti della siccità non riguardano solo i Paesi a bassa latitudine, ma anche le città. Nei centri urbani la scarsità di pioggia è dovuta all’accumulo di allergeni, polveri sottili e vari agenti inquinanti con effetti significativi sulle persone. È un fenomeno strettamente legato al comportamento umano. L’acqua viene definita l’oro blu del nostro secolo per una precisa ragione: rappresenterà sempre di più lo spartiacque tra paesi ricchi e paesi poveri, tra crescita e sottosviluppo.

Non sprecarla, non inquinare. Adottare comportamenti proattivi o utili alla causa ambientale può, dal piccolo al grande, davvero fare la differenza.

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