cybercrime farmaceutico

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05.01.2023

Con l’operazione “Shield III”, il 20 dicembre scorso, sotto la direzione di Europol si è proceduto ad una maxi-retata che ha portato all’oscuramento di 93 siti, 23 arresti e 123 denunce. La vasta operazione che ha coinvolto 19 stati membri dell’UE e 9 paesi terzi, con il contributo dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode, dell’Ufficio dell’Unione europeo per la proprietà intellettuale, Frontex, l’Agenzia Mondiale Antidoping e l’Organizzazione Mondiale delle Dogane, ha permesso il sequestro di 9.000 confezioni di medicinali per un valore di tre milioni di euro e circa 362.000 unità di diverse forme di prodotti farmaceutici, dagli antibiotici agli antinfiammatori e anabolizzanti nonché a confezioni di integratori e dispositivi medici per il trattamento del Covid19.

Questo è l’ennesimo fatto di cronaca che mette in luce, quanto la falsificazione di prodotti sanitari sia un fenomeno in crescita e che, veicolato dallo sviluppo del commercio su internet, ha aumentato la possibilità di acquistare farmaci a basso costo senza prescrizione medica.

Gestito da organizzazioni criminali attive a livello internazionale riconducibili ad attività come il riciclaggio di denaro, il furto, la frode, il contrabbando, il commercio e la distribuzione di medicinali falsificati o rubati, rappresenta una grave minaccia per tutta la filiera farmaceutica e sanitaria, ma soprattutto espone i cittadini a numerosi i rischi legati all’acquisto di medicinali inefficaci e tossici, potenzialmente dannosi per la salute e che possono determinare effetti collaterali gravissimi.

Il crimine farmaceutico è in grado di strutturare e consolidare reti distributive ad hoc per l’infiltrazione nel settore farmaceutico europeo di prodotti rubati e manipolati e vanta, ormai, migliaia di siti internet non autorizzati che promuovono e vendono prodotti non controllati.

Diffusa in tutto il mondo, la contraffazione riguarda medicinali di tipologie diverse, sia se si tratta di farmaci di marca, che di farmaci generici. Si va, infatti, dai falsi steroidi per gli atleti ai farmaci salvavita, come i trattamenti antitumorali, fino a quelli che promettono miracolose perdite di peso. Una varietà infinita di prodotti il cui fatturato è 25 volte più redditizio del traffico di droga, con un livello di rischio più basso, per via delle difficoltà nell’accertamento e nel perseguimento del reato.

Tuttavia, la falsificazione dei farmaci si presenta con caratteristiche diverse: se nei Paesi in via di sviluppo il commercio illegale riguarda prodotti di assoluto rilievo come vaccini e antibiotici, in quelli occidentali il mercato riguarda maggiormente i farmaci per il mantenimento dello stile di vita (“lifestyle”), come quelli per le disfunzioni erettili e per le diete dimagranti. Oggi il commercio illegale si è esteso in larga misura coinvolgendo medicinali di uso corrente o quelli salvavita.

La maggior parte dei Paesi non ha una legislazione specifica per il crimine farmaceutico e si continua a gestirlo ricorrendo alla normativa relativa ai reati contro la proprietà intellettuale, o alle norme vigenti in materia di stupefacenti o frodi. Un apparato giuridico inadeguato per affrontare in modo efficace il problema, così come le stesse sanzioni, risultano troppo blande per avere un impatto deterrente ed efficace. La Convenzione del Consiglio d’Europa MediCrime del 2011 che, ancora non trova la piena ratifica in molti Paesi, ha rappresentato un passo importante verso la creazione di un quadro penale specifico internazionale volto a prevenire e combattere le minacce alla salute pubblica. Uno strumento rilevante, quindi, dal punto di vista giuridico e operativo, perché consente di perseguire sul piano penale attività illegali specifiche come, la falsificazione dei farmaci, il traffico e la promozione di prodotti medicinali contraffatti.

Anche la Direttiva Europea 2011/62/UE, meglio nota come Direttiva anticontraffazione (FMD) ha lo scopo di prevenire la falsificazione dei medicinali attraverso l’uso di identificativi univoci (codici del prodotto, numeri seriali e di lotto, scadenze) e di sistemi antimanomissione per tutti i farmaci ritenuti a rischio contraffazione. Tuttavia, non è ancora sufficiente a contrastare in modo incisivo queste attività criminose.

C’è la necessità di rafforzare l’applicazione delle norme esistenti più incentrata sul rischio di salute individuale e collettiva e non come avviene oggi in quasi tutti gli ordinamenti tesa, invece, alla tutela dei marchi commerciali.

L’Italia ha affrontato il problema attraverso lo sviluppo di tavoli di cooperazione gestiti dall’Aifa a livello internazionale, con il progetto Fakeshare e con la Conferenza nazionale dei Servizi sulle e-pharmacies che, attraverso il sistema di tracciabilità del farmaco, permette di controllare i medicinali in tutto il loro percorso, dal produttore alla farmacia, alla distribuzione. Inoltre, è stata realizzata la task-force IMPACT Italia che riunisce AIFA, Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Carabinieri NAS, Agenzia delle Dogane, Ministero dell’Interno attraverso la Direzione Centrale Polizia Criminale, Ministero dello Sviluppo Economico e altre amministrazioni per casi sospetti di medicinali contraffatti e che ha permesso la realizzazione di numerose iniziative, dalla formazione degli investigatori alle azioni di monitoraggio delle reti illegali.

Ma il fenomeno persiste ed è molto sotterraneo. Ad esempio, la percezione dei consumatori sulla falsificazione e illegalità dei prodotti farmaceutici acquistabili in rete sono argomenti ancora poco conosciuti, in genere chi si approccia all’acquisto online ignora i gravi fattori del rischio che può portare l’assunzione di farmaci di qualità inferiore o che contengono componenti e dosaggi sbagliati.

I consumatori italiani acquistano online senza consultarsi con un medico e spesso ignorano che l’utilizzo possa portare all’assunzione di sostanze inefficaci, a un ritardo rispetto all’esito della terapia, sottoponendosi ad un alto rischio per la salute per la possibile presenza di sostanze pericolose come, per esempio, l’assunzione di antibiotici sottodosati, che contribuirebbe anche alla induzione di resistenze.

Il contrasto alla contraffazione dei farmaci deve essere pertanto affiancata da una capillare attività di sensibilizzazione rivolta ai consumatori con campagne di informazione per sottolineare i rischi collegati all’acquisto non controllato di farmaci via web.

Lo sviluppo di campagne pubblicitarie ad hoc costruite sui canali correlati all’acquisto online, come social network e app per smartphone, permetterebbe di indirizzare il consumatore a una maggiore consapevolezza della legalità delle operazioni e dei canali ufficiali dove poter reperire i farmaci. Il coinvolgimento di testimonial affidabili, come i medici, garantirebbe autorevolezza a un esercizio necessario volto a proteggere la salute pubblica dalla minaccia rappresentata dai farmaci falsificati.

Dipartimento politiche fiscali e previdenziali UIL

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