Burnout e la retorica del troppo lavoro
16.06.2022
Lavoro, lavoro, lavoro, sempre lavoro. Una frenesia continua verso scadenze, appuntamenti, call, pubblicazioni, meeting e così via. Se non ci si ferma mai, il rischio è quello di sovraccaricarsi, di iniziare a soffrire di stress da super lavoro. Conseguenza? Un collasso energetico, fisico e/o emotivo, che va a ledere il benessere della persona, il cosiddetto burnout. Ma cos’è di preciso e come lo si evita?
COS’È IL BURNOUT
La sindrome da burnout si manifesta quando il carico di lavoro diventa impossibile e si arriva al punto di essere “fusi”. Troppe responsabilità, troppi obblighi, troppi pensieri. Ne sono vittima soprattutto coloro che devono fare i conti con l’emotività; se svolgono una professione in cui è richiesta empatia e il fattore emotivo è costantemente sollecitato, oppure se il contatto con clienti, pazienti e via discorrendo diventa pressante ed eccessivo.
Altre situazioni a rischio che possono portare al burnout: retribuzione minima rispetto a una richiesta eccessiva, mancata equità nella distribuzione dei ruoli all’interno di un ufficio, esclusione da meeting e decisioni che interessano l’azienda ed eccessiva competitività anche in mancanza di un obiettivo da raggiungere vero e proprio.
In generale è l’impegno tenace, il vedere di fronte a sé crescere la mole di lavoro, di azioni da compiere – spesso controvoglia, soprattutto se inattese – e subire la disorganizzazione lavorativa provocata da altri elementi, che porta inevitabilmente a soffrire e a far sì che ripercuota su sé stessi e gli altri il senso di smarrimento e frustrazione.
SINTOMI
L’accumulo di stress non va sottovalutato in alcun modo. Come anticipato, le conseguenze possono essere penalizzanti dal punto di vista fisico ed emotivo. Nel primo caso, si manifestano con: disturbi di tipo gastro-intestinale, insonnia, malattie cardio-vascolari, dolori muscolari, cefalea e disturbi legati alla pelle.
Per quanto riguarda gli aspetti emotivi e psicologici, attenzione a: senso di inadeguatezza e frustrazione, attacchi di panico, ansia, disturbi del comportamento, depressione, eccesivo cinismo, disinteresse verso ogni aspetto della vita e rifiuto verso il lavoro. L’assenteismo è uno dei sintomi meglio rappresentativi della condizione in cui vive una persona affetta dalla sindrome di burnout. Rinunciare al proprio lavoro pur di evitare un dolore troppo profondo.
Come si previene il burnout? Una domanda per cui non esiste una risposta univoca. Bisogna, in primo luogo, essere consci del problema, cercare di razionalizzare le proprie emozioni e i segnali che il corpo invia continuamente. Secondo poi, non va sottovalutata l’idea di rallentare i ritmi, di ridistribuire il proprio tempo.
Imparare a gestire le emozioni a reprimere i contrasti laddove risultino completamente inutili, controllare gli eventi in modo che si realizzino in favore del benessere, evitare situazioni a rischio in cui ci si può sentire persi: tutti esercizi utili da applicare sul posto di lavoro per evitare il burnout. È importante inoltre parlarne: rivolgersi a uno psicologo, in casi come questo, può essere salvifico.
BURNOUT E SICUREZZA SUL LAVORO
In materia di sicurezza sul lavoro, si deve tener conto di una sindrome riconosciuta dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nella Classificazione internazionale delle malattie ICD-11. L’OMS dà una definizione specifica di burnout: fenomeno occupazionale. Dunque, non si tratta di una malattia mentale o di una sindrome medica, ma di un fenomeno strettamente legato all’ambiente lavorativo.
Allora, in base agli elementi raccolti, ciò che serve è cambiare prospettiva, ricavare il meglio dal proprio lavoro, darsi degli obiettivi, non pretendere da sé stessi l’impossibile e provare a cogliere le sfumature che consentono il benessere fisico e mentale.
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