Abusivismo e crisi climatica

4' di lettura
Mi piace!
0%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

16.12.2022

Notte di venerdì 25 novembre. Piove incessantemente su Ischia, come da anni non si vedeva: i 126 millimetri registrati in sei ore sono il dato più alto registrato negli ultimi vent’anni. Troppi per una terra vulcanica, facilmente erodibile per via della sua composizione di polveri e ceneri vulcaniche. La terra alle tre di mattina frana e si porta con sé case, persone, vite. Alla fine delle ricerche saranno undici le vittime della tragedia. Ma è una tragedia annunciata, che si ripeterà se non cambieranno le cose. Perché la responsabilità di questa tragedia non è solo della crisi climatica e dei connessi eventi climatici estremi, ma della bramosia dell’essere umano di sfruttare fino all’ultimo centimetro di terra, di ricavare profitto dalla vendita dell’ultimo anfratto disponibile, prima ignorando le norme di sicurezza e stabilità del suolo e poi assecondando queste pratiche illegali con continui condoni.

Il territorio e il dissesto idrogeologico

Il territorio italiano è molto particolare e variegato. Catene montuose estese – basta vedere la separazione appenninica tra Italia tirrenica e adriatica -, rischio sismico elevato, forte rischio idrogeologico e vulcanico non lo rendono certo tra i più sicuri del mondo. A proposito di dissesto idrogeologico, i comuni italiani a rischio frane e alluvioni sono il 94%, i cittadini a forte rischio sono oltre otto milioni, non proprio un paesello. Rischio frane e alluvioni che è aumentato nel 2021 rispettivamente del 4% e del 17%. Il pericolo c’è, ed è necessaria attenzione, rispetto delle regole e nuovi piani urgenti di messa in sicurezza.

L’abusivismo in Italia

L’abusivismo è una piaga che continua a mietere vittime in Italia. A Ischia, appena devastata da frane e alluvioni, le richieste di sanatoria sono addirittura 27 mila su circa 60 mila residenti, significa che quasi un’abitazione ogni due residenti è abusiva. La media nazionale ci dice che addirittura il 13,1% degli edifici è abusivo, al netto delle disparità territoriali: al Sud il 28,2% degli edifici non è in regola, al Centro sono il 12,1% e al Nord scendono addirittura al 4,1%. Per comprendere bene i rischi che gli abitanti corrono basta dire che in Campania, una delle zone più a rischio dissesto idrogeologico e vulcanico col Vesuvio pronto a carbonizzare abitanti di intere province sovraffollate e senza vie di fuga (come nei vicoli napoletani), praticamente 50 (48,8) edifici su cento sono abusivi. La metà.

Se guardiamo alla situazione abbattimenti di edifici abusivi la situazione non migliora: dal 2004 al 2020 sono state emesse 57.250 ordinanze di demolizione, ma di queste solo 18.838 sono state eseguite, appena il 32,9% del totale, peraltro prevalentemente al Nord. Immaginabile, visto che due comuni su tre non hanno fornito a Legambiente dati per l’indagine sugli abusi edilizi. Forse si capisce il perché di tutti i continui condoni, soprattutto dovremmo capire che questi non sono solo ed esclusivamente figli del Parlamento.

La crisi climatica e gli eventi climatici estremi

La crisi climatica si fa sentire. Sono sempre di più gli eventi climatici estremi in ogni zona del mondo, anche la nostra. Solo in Italia nell’ultimo anno sono cresciuti del 42%, seguendo un trend che va avanti da anni ormai: negli ultimi sei anni si sono quintuplicati, dai 531 del 2016 ai 2.618 del 2022. Considerando che nei sei anni precedenti non erano neanche raddoppiati (362 nel 2010) capiamo bene come il trend sia esponenzialmente negativo e, soprattutto, quanti dovremmo aspettarcene nei prossimi mesi e anni. Secondo Sandro Fuzzi, intervistato da Il Giorno, il Mediterraneo è una delle zone più sensibili alla crisi climatica “perché è un bacino chiuso, che immagazzina calore, e sopra il quale c’è una interazione tra le masse di aria calda nordafricana e le medie latitudini”.

Insomma, il combinarsi della crisi climatica e dell’abusivismo sono un mix mortale per l’uomo. In Italia, nonostante i forti rischi per la conformazione del territorio e per eventi meteorologici estremi che di casuale e imprevedibile hanno ormai ben poco, sembriamo non avere occhi e orecchie, o perlomeno averli solo quando c’è da sentire (a quanto pare non ascoltare) le grida disperate dei superstiti e piangere le vittime. La situazione è grave, occorre rimediare e occorre farlo subito: stop ai condoni e subito un nuovo piano di messa in sicurezza. Ce lo chiedono le vittime, quelle del passato e quelle che sicuramente ci saranno in futuro se rimaniamo nell’immobilismo più totale.

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

Articoli Correlati