1° maggio 2022, 132 anni di lotta e festa del lavoro

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La II Internazionale decise nel 1889 di organizzare una grande manifestazione da tenersi in simultanea in tutte le nazioni. Il tema unificante sarebbe stato la rivendicazione della riduzione della giornata lavorativa a 8 ore. La data prescelta per la mobilitazione internazionale fu il 1° maggio 1890. L’Internazionale voleva mantenere il carattere rivendicativo dell’iniziativa del 1° maggio ma non voleva si ripetessero violenze (come quelle del 1866 a Chicago): lotta e festa dovevano caratterizzare la giornata internazionale. Gli organizzatori delle manifestazioni tennero fede all’impostazione pacifica scelta dall’Internazionale, ma i Governi risposero prevalentemente con la repressione.

La scelta repressiva raggiunse il culmine in Italia con l’eccidio di Milano del 1898, quando il Generale Bava Beccaris prese a cannonate la folla che protestava per il caro-pane, uccidendo 83 dimostranti. Una prima svolta nel rapporto tra lo Stato e il movimento operaio si ebbe con il vittorioso sciopero generale di Genova del 1900 in risposta alla chiusura della Camera del Lavoro da parte del Prefetto, che determinò la caduta del Governo Saracco e l’insediarsi del Governo Zanardelli, con Giovanni Giolitti Ministro dell’Interno.

Ne seguì una fioritura organizzativa e rivendicativa a cominciare dall’anno 1901, nel corso della quale nacquero le federazioni nazionali di mestiere dei metallurgici (FIOM) e dell’agricoltura, incentrata sui braccianti (Federterra), che saranno promotrici nel 1906 della costituzione della confederazione nazionale, la CGdL (Confederazione Generale del Lavoro). Il sindacato nelle sue diverse articolazioni di categoria e territoriali fu saldamente diretto dai riformisti, a differenza di quanto avvenne nel Partito Socialista, in cui nel 1912 prevalsero gli inconcludenti massimalisti.

La lotta o si arricchì di contenuti non solo rivendicativi, ma di libertà e democrazia, come il riconoscimento universale dei diritti politici

Il suffragio universale maschile si otterrà nel 1912, ma per quello universale si dovrà attendere il 1945. Quanto alle Otto Ore giornaliere/48 settimanali, l’obiettivo principe del 1° Maggio, accordi sindacali cominciarono ad ottenerle, come nel caso delle mondine di Vercelli nel 1906 o dei metallurgici nel 1919; il Regio Decreto 692 del 1923 (convertito nella legge 473 del 17 aprile 1925) le recepì ed estese a tutti i lavoratori. Il Fascismo lasciò sulla carta le Otto Ore del Decreto Regio e sostituì il 1° Maggio Festa dei Lavoratori con il 21 Aprile Natale di Roma e Festa del Lavoro.

Bisognerà aspettare il 1945 per il ripristino del 1° Maggio e il suo carattere di giorno festivo. Già nel 1944 si era tentato di organizzare il 1° Maggio nell’Italia liberata dai nazi-fascisti, ma non fu trovato un accordo tra sindacalisti e partiti del CLN sul carattere sindacale e/o partitico della Festa.

Il primo 1° Maggio della Repubblica Italiana sarà, dunque, quello del 1945, organizzato dalla CGIL unitaria. Quanto alle Otto Ore, esse saranno riconquistate per via contrattuale. La stagione unitaria fu breve, a causa dell’incombere della guerra fredda. Nel 1948 cominciarono le scissioni della CGIL unitaria, che si conclusero nel 1950, con il sindacato confederale italiano articolato su tre organizzazioni maggiori, la CGIL, la CISL e la UIL.

In quei durissimi anni Cinquanta, è la UIL la prima a riprendere il tema delle 8 ore, indissolubilmente legato al 1° Maggio, e dell’inapplicato Decreto Regio

A partire dall’Autunno Caldo del 1969, CGIL, CISL, UIL, finalmente insieme, riusciranno a conquistare definitivamente le 8 Ore e a far scendere l’orario settimanale dalle 48 alle 40 ore, passando per le 44. Come sappiamo, la vicenda sindacale del Secondo Dopoguerra è stata ricca di momenti unitari, ma anche di divisioni drammatiche. La Federazione Unitaria 1972-84 e la Concertazione 1992-93 sono stati i momenti unitari più significativi.

Nel 1990, CGIL, CISL, UIL hanno festeggiato i 100 anni del 1° Maggio, fiduciose nella solidità della ritrovata unità d’azione che di lì a un paio d’anni le vedrà protagoniste dell’ingresso dell’Italia nella nuova fase della UE e della moneta unica in un quadro di crollo del sistema politico. Purtroppo, però, con il bipolarismo della cosiddetta Seconda Repubblica, a partire dal 1994, spesso hanno nuovamente prevalso le divisioni. Dal 2014, si è ripresa un’unità d’azione, con un grande impegno profuso in questo senso dalla UIL.

Le celebrazioni del 1° Maggio hanno contribuito nel corso degli anni a scrivere un’agenda dell’azione confederale unitaria

La consuetudine della scelta di un tema-guida e di un luogo significativamente connesso al tema prescelto per la manifestazione nazionale ha in un certo senso realizzato l’auspicio di Filippo Turati, che immaginava che oltre al tema delle 8 Ore, si potesse di volta in volta porre all’attenzione del movimento tutto ulteriori obiettivi unificanti.

Di 1° Maggio inteso come festa ma anche come lotta c’è ancora tanto bisogno, così come della dimensione sovranazionale che lo ha caratterizzato fin dal primo momento, per rinnovare quel compromesso riformista che ha funzionato nei primi trent’anni dopo la seconda guerra ma non funziona più adeguatamente ormai da diversi decenni e va rinnovato e aggiornato affinché sia confermato nei suoi valori di fondo e nei suoi obiettivi di inclusione. Quest’anno, purtroppo, il tema del 1° Maggio non poteva che essere il tragico ritorno della guerra in Europa con l’invasione russa dell’Ucraina, e Assisi la piazza da cui far sentire la voce del mondo del lavoro italiano in difesa degli aggrediti e per respingere la mostruosità della guerra.

Di Roberto Campo

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