Scaffali dei supermercati svuotati, volano i prezzi dei beni alimentari, benzina alle stelle, bollette del gas triplicate

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16.03.2022

Per l’ottavo mese consecutivo l’inflazione accelera, raggiungendo un livello +5,7% che non si registrava dal 1995.

La ragione principale è sicuramente l’aumento del costo dell’energia, raddoppiato rispetto a marzo 2021, causando l’aumento dei prezzi degli altri beni.

Come nel caso dei Beni alimentari: i beni per la cura della casa e della persona sono cresciuti da +3,2% di gennaio a +4,1%, quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto da +4,3% a +5,3%.

Parliamo di percentuali alte, che gravano in maniera consistente sul c.d. carrello della spesa.

Ma per prodotti ad alta frequenza non intendiamo solo il carrello della spesa del supermercato. Sono compresi oltre ai generi alimentari, le bevande alcoliche e analcoliche, i tabacchi, le spese per l’affitto, i beni non durevoli per la casa, i carburanti, i trasporti urbani, i giornali e i periodici. Tutti i prodotti che consumiamo ogni giorno.

Inoltre, i prezzi hanno continuato a crescere a ritmo sempre più veloce nelle ultime settimane a causa della guerra tra Russia e Ucraina. Infatti, la Russia fornisce un terzo del gas che viene consumato in Europa. Non solo, il 3,2% di tutto il grano tenero importato nel 2021 dall’Italia viene dalla Russia e il timore è che sarà sempre più difficile reperirlo. Concretamente in questo momento con il blocco dei porti nel Mar Nero e il conseguente calo delle importazioni ci troviamo difronte a un problema che non sappiamo quanto durerà, di pari passo con la guerra.

E infatti la paura della guerra è arrivata anche nei supermercati, soprattutto in quelli più grandi.

Le importazioni a singhiozzo dall’est Europa e l’aumento dei prezzi hanno spinto i consumatori a fare provviste e svuotare gli scaffali per paura che prodotti come pane e pasta o olio di semi (importato dall’Ucraina) non ci saranno più. O diventeranno troppo cari. Infatti, molti supermercati hanno dovuto prendere dei provvedimenti limitando il numero di confezioni o bottiglie al singolo per evitare che esaurissero le scorte.

Tuttavia, la corsa alle provviste sembra essere dovuta più a una tensione generale diffusa a causa del conflitto, piuttosto che a un reale pericolo che questi beni scompaiano dai nostri supermercati. Il reale problema rimane il tasso d’inflazione attuale, che continuerà a far aumentare i prezzi e colpire direttamente il reddito delle famiglie.

E dal caro bollette al carrello della spesa, la perdita di reddito si avvertirà nei prossimi mesi in maniera molto consistente. Si stima che ogni famiglia “tipo” per gli stessi acquisti spenderà intorno ai 1.200 euro in più l’anno. Oltre a doversi preoccupare del rincaro delle bollette di luce e gas.

Il fattore grave è che l’aumento del costo dell’energia e le dinamiche di mercato non possono essere a carico di lavoratori e famiglie, che non hanno strumenti di difesa.

Servono da parte del Governo delle risposte per le famiglie, per i lavoratori, per i pensionati, ma anche per le piccole e medie aziende e per gli artigiani. Serve un intervento di natura emergenziale e uno strutturale, non possiamo lasciare che il mercato si regoli da solo e che il tasso di inflazione si abbassi, mentre gli italiani rischiano di non arrivare a fine mese.

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