Walter Tobagi e il sindacalismo riformista

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27.05.2022

Walter Tobagi fu assassinato a Milano da un gruppo di terroristi di estrema sinistra il 28 maggio 1980. Aveva 33 anni. La UIL lo apprezzò in vita e lo ha onorato dopo la sua uccisione dedicandogli un premio per il giornalismo: un busto e una sala riunioni nella propria sede nazionale di Via Lucullo 6, a Roma.

Come giornalista d’inchiesta scrisse per diverse prestigiose testate, tra cui L’Avanti!, l’Avvenire, il Corriere della Sera. Descrisse il movimento studentesco, in particolare quello milanese. Ma soprattutto si occupò del terrorismo, con voglia di capirne le dinamiche e grande capacità di analisi.

Walter Tobagi e il sindacato

Walter Tobagi evidenziò come i terroristi scegliessero come obbiettivi soprattutto i riformisti per polarizzare la società e preparare lo scontro finale, armato.

La sua formazione e cultura facevano dialogare socialismo e cristianesimo in una prospettiva riformista.

Anche l’interesse di Walter Tobagi per il sindacato, che lo ha accompagnato per la breve durata della sua vita, dalla voluminosa tesi di laurea allo splendido piccolo libro Il Sindacato riformista, scritto nel tetro 1977, nasceva dalla sua attenzione per il progressismo fattivo.

Come in tutte le cose da lui scritte, anche in questo prezioso libricino traspare l’amore di Tobagi per i risultati concreti ottenuti dai riformisti, in politica e nel sindacato, in un Paese che ai riformisti ha sempre reso la vita difficile, come anche il suo desiderio di contribuire a far conoscere quella storia.

Tobagi non parte proprio dalle origini, ma dalla svolta di inizio secolo. Nel 1900 il Prefetto di Genova chiuse la Camera del Lavoro. La considerava un covo di sovversivi. Era la terza volta che la Camera del Lavoro di Genova subiva chiusure. Ma questa volta ci fu una reazione, travolgente.

Lo sciopero di Genova

L’adesione allo sciopero a Genova fu totale e la battaglia fu vinta su tutta la linea. Il Governo Saracco cadde e il suo posto lo prese il Governo Zanardelli, con Giolitti ministro dell’interno. La svolta fu profonda. Lo Stato smise di essere pregiudizialmente con i padroni e contro i lavoratori. Walter Tobagi riporta il pensiero del sindacalista Rinaldo Rigola sull’importanza della neutralità dello Stato in materia di scioperi e libertà effettiva di organizzazione sindacale. Anche il socialista riformista Filippo Turati, memore delle cannonate del generale Bava Beccaris contro i milanesi che protestavano per il caro-pane (1898), salutò molto favorevolmente la svolta. Quanto lontani da Gramsci, che giudicherà Giolitti conservatore e reazionario e lo accuserà di aver impedito la formazione di un’Italia democratica!

Ma Gramsci si sbagliava. Il mutato atteggiamento dello Stato favorì una fioritura di sindacalismo, un diluvio di scioperi, una ricca messe di accordi e di aumenti salariali, tanto che Tobagi parla di “autunno caldo” del 1901.

Nel 1906, i riformisti, egemoni nelle federazioni di mestiere, portarono a compimento la costituzione della Confederazione nazionale, la CGdL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro).

Walter Tobagi sottolinea come diversi storici comunisti e di estrema sinistra abbiano duramente criticato la conduzione riformista del sindacato di quegli anni. Gramsci, pur riconoscendo i limiti dei sindacalisti rivoluzionari, comunque li qualificava come espressione “sana” della classe operaia (lasciando intendere che i riformisti delle federazioni di mestiere e della CGdL sani non erano. La distanza dei comunisti dalla CGdL diretta dai riformisti era larghissima. Nuovamente si manifestò nel 1920, con l’occupazione delle fabbriche, che Bruno Buozzi utilizzò come forma di lotta sindacale per piegare i falchi imprenditoriali. Mentre Gramsci avrebbe voluto farne un momento insurrezionale rivoluzionario. Ma non la rivoluzione era dietro l’angolo, bensì il fascismo.

La caduta del regime fascista

Alla caduta del regime fascista, la CGIL unitaria del 1944 è un fatto sostanzialmente nuovo – osserva Tobagi. È diversa dalla CGdL del 1906, che era nata dalla convergenza di organizzazioni sindacali, camere del lavoro e federazioni di mestiere, per opera di sindacalisti che prevalentemente erano socialisti riformisti. La CGIL unitaria del 1944-48, invece, nasce dall’alto, ossia dalla convergenza fra i tre partiti comunista, socialista e democristiano, che si attribuirono la rappresentanza pressoché totale delle masse popolari.

Le due possibili alternative a quello schema furono sconfitte. Infatti, il tentativo iniziale di Bruno Buozzi di far ripartire la vecchia CGdL e quello napoletano di mettere in campo una nuova CGdL, senza i cattolici come quella del 1906, coinvolgendo anche gli azionisti, naufragarono. Buozzi, prendendo atto della situazione, nonostante diversi contrasti con i comunisti, lavorò al Patto di Roma – siglato poi nel giugno 1944, ma non da lui, perché assassinato dai nazisti in fuga da Roma.

Nel 1950 inizia la storia di CGIL, CISL E UIL

La CGIL unitaria fu caratterizzata da una fortissima centralizzazione contrattuale. Ciò per governare le spinte settoriali, disciplinare l’azione delle masse e garantire una tregua salariale nella ricostruzione. Le Commissioni Interne furono private di poteri negoziali (sconfessando così di fatto l’accordo del 1943 tra Buozzi per il sindacato e Mazzini per Confindustria). Il libro di Tobagi si chiude con le scissioni del 1948, che posero fine alla CGIL unitaria, e con la nascita nel 1950 della UIL e della CISL. Comincia così nel 1950 la storia di CGIL, CISL, UIL.

I terroristi assassini, provenienti dalla borghesia milanese, anche nel caso di Walter Tobagi scelsero la vittima per colpire un riformista. Lo strapparono alla moglie Maristella e ai due figli, Luca e Benedetta, e a tutti noi, che lo ricordiamo come uomo e per quanto ancora avrebbe potuto dare, come giornalista, accademico, amico del sindacato.

Alla mostra sul sindacalismo riformista che allestiremo al XVIII Congresso della UIL, esporremo un quadro, realizzato da Licia Lisei per l’Istituto Studi Sindacali UIL “Italo Viglianesi”, che ritrae Walter Tobagi e il suo libro.

Tobagi

 

Roberto Campo

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