25 NOVEMBRE: GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

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25.11.2022

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato, con la risoluzione n. 54/134 del 1999, il 25 novembre “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne “invitando governi, istituzioni e organizzazioni a informare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne.

Oggi continuare a lottare contro la violenza maschile sulle donne è necessario perché essa è il cuore pulsante del patriarcato. È doveroso che si giunga alla liberazione dalla violenza affinché si possa ancora discutere sulla parità, sulle pari opportunità, sulla democrazia paritaria.

Ma che cos’è la violenza di genere?

L’art 1 delle Dichiarazione dell’Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne recita: “L’espressione “violenza contro le donne” significa ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata.

Si tratta di una fenomenologia culturale precisa che riflette le diseguaglianze di una società fortemente sessista e discriminatoria e si manifesta con l’oggettificazione del corpo della donna, limitando l’individualità e l’indipendenza del genere femminile.

Quanti tipi di violenza di genere conosciamo?

Sono diverse le manifestazioni, le forme non sempre evidenti ma nascoste in cui si declina questo fenomeno: violenza domestica, violenza psicologica, violenza fisica, violenza economica, violenza sessuale, violenza assistita e atti persecutori come stalking e catcalling hanno un unico comune denominatore: l’essere donna.

E nel mondo del lavoro?

Durante il periodo di formazione e accesso al mondo del lavoro le giovani donne si trovano più esposte al rischio di violenza e molestia a causa delle situazioni di vulnerabilità in cui versano. I dati Istat indicano come su 8,8 milioni di donne che in Italia hanno subito molestie o ricatti sessuali durante l’età lavorativa, circa un quarto le ha subite prima dei 18 anni. Tra le vittime, la proporzione di adolescenti e giovani donne di età 14-24 anni (circa 35%) è quasi doppia rispetto alla classe d’età 25-34 e cinque volte maggiore rispetto alla classe d’età 55- 64 anni. Nell’ambito dei ricatti legati al lavoro, l’incidenza di più di un milione di ricatti sessuali al momento del colloquio di lavoro o durante l’assunzione è di quattro volte maggiore rispetto ai ricatti per mantenimento del lavoro o avanzamento di carriera. Se i numeri che attestano la violenza sulle donne in generale creano sconforto e rabbia quelli sulle giovani donne, dunque, spaventano ancor di più.

Quali sono gli strumenti di contrasto alla violenza ritenuti più adatti?

Da un’indagine svolta dal Dipartimento per le Pari Opportunità emerge come per i cittadini, tra gli strumenti di contrasto, siano ritenuti più idonei: gli strumenti di protezione tramite le forze dell’ordine, quelli di prevenzione tramite azioni di informazione nelle scuole sulle conseguenze e sulle cause della violenza, quelli di garanzia dei diritti tramite l’emanazione di leggi contro la violenza, assistenza legale e supporto economico da destinare alle vittime di violenza per consentire loro di ottenere indipendenza economica dal soggetto maltrattante.

Perché vi è reticenza da parte delle vittime di violenza nel denunciare il colpevole?

Il 68% delle vittime non denuncia la violenza subita per paura delle conseguenze da parte del partner o del proprio maltrattante, segue poi la vergogna rispetto all’atto subito ed una mancanza di fiducia nell’azione delle forze dell’ordine deputate alla percezione. Bisogna anche considerare che vi sono donne che tendono a sminuire o attribuiscono scarsa gravità all’episodio di violenza poiché prima di essere vittime di violenza sono vittime di un sistema culturale che affonda le radici nel delitto d’onore risalente al Codice Rocco.

Quali soluzioni per il futuro?

È un problema strutturale complesso che necessita di interventi di diversa natura, non limitati unicamente all’inasprimento della pena a carico dell’autore della violenza. È opportuno affiancare agli interventi normativi maggiori strumenti di intervento sociale quali presidi anti-violenza, case-rifugio per le donne maltrattate, potenziamento dei centri anti-violenza già esistenti, sportelli di ascolto e di denuncia per le vittime che non riescono ad agire tempestivamente denunciando i problemi che le affliggono. Tali azioni non sono certamente attuabili con le risorse messe a disposizione attualmente dal nostro Paese per combattere la violenza di genere, è necessario pertanto affidarsi ad un ceto amministrativo e politico che consideri questi impegni non come spese ma come investimenti.  Nonostante l’evoluzione normativa con l’introduzione della legge 19 luglio 2019, n. 69 meglio nota come Codice Rosso, rimangono costanti, nella nostra società, i problemi afferenti alla violenza ed i maltrattamenti dell’uomo nei confronti delle donne e pertanto sarà necessario un netto cambio di narrazione affinché si riesca ad arginare del tutto tale fenomeno.

Giulia Di Giovanni, Giovane Avanti!

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