L’università accessibile

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08.10.2022

L’Italia continua a classificarsi agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda i laureati. Nonostante l’ottimo livello degli atenei italiani, infatti, il nostro Paese si lascia alle spalle solo la Romania se consideriamo i laureati tra i 24 e i 34 anni, con una media del 28% contro quella europea del 41%, senza considerare paesi come l’Irlanda, dove si arriva al 62%. Perché continuano a diminuire? Siamo sicuri di avere un sistema universitario veramente pubblico e accessibile a tutti?

Le cause del problema

I fattori ai quali è dovuto il basso numero di laureati in Italia sono diversi, alcuni inerenti al mondo dell’istruzione e altri no, come il costo della vita, soprattutto per quanto riguarda gli affitti e i trasporti, per cui spesso la spesa complessiva nelle grandi città è difficile da affrontare per uno studente medio. Altri fattori possono essere il contesto socio-economico di provenienza, il costo eccessivo delle rette, anche a fronte di ISEE non altissimi, e dei materiali scolastici, le scarse agevolazioni e borse di studio e, infine, il sistema di ammissioni e superamento esami. Guardiamo il caso della facoltà di medicina: come sappiamo è una delle tante facoltà a numero chiuso, per cui per accedervi è necessario non solo superare un test d’ingresso, ma farlo nel miglior modo possibile per riuscire ad ottenere un posto in graduatoria che garantisca l’ammissione. Su oltre 65 mila candidati sono soltanto 16.070 i posti disponibili: in pratica tre ragazzi su quattro inizieranno il percorso universitario nell’attesa di un posto in graduatoria, passando da una facoltà all’altra nella speranza di poter convalidare più esami possibili una volta entrati nella facoltà prescelta, di fatto l’ennesimo stimolo all’abbandono.

Le tasse universitarie e le borse di studio

Nonostante dal 2017 sia stata introdotta la NO Tax Area, che esenta dal pagamento dell’iscrizione chi ha un ISEE sotto i 13 mila euro, sono comunque tanti i ragazzi iscritti che pagano le tasse secondo scaglioni fissati sempre in base all’Indicatore della situazione economica (circa il 60%). Per molti di loro, complici le restanti spese per trasporti e materiale (se fuori sede anche l’affitto), sono spese difficili da sostenere nel lungo periodo, che in molti casi implicano lo svolgimento di un’attività lavorativa parallela agli studi universitari. Sarebbero necessarie molte agevolazioni in più, ma continuano ad essere scarse e difficilmente accessibili: ad esempio in Italia sono solo il 14% gli universitari che beneficiano di una borsa di studio, contro una media europea del 25 percento. Ricordiamo l’importanza delle borse di studio: ricevere esenzioni per le tasse e contributi per le altre spese significa combattere attivamente il tasso di abbandono universitario precoce nel nostro Paese, significa dare ai ragazzi la possibilità di concentrarsi esclusivamente sul percorso di studi.

Gli alloggi universitari

In Italia l’offerta complessiva di posti letto per studenti fuori sede ammonta a circa 62mila unità, una disponibilità totale che copre, dunque, meno dell’8% dei fuori sede, il cui numero ammonta attualmente a circa 830 mila, ma è in continuo aumento. Anche qui il confronto con altri stati è impari: in Francia si trova un numero di alloggi disponibili circa sei volte superiore al nostro a fronte di una popolazione universitaria sostanzialmente identica, in Spagna del 51% superiore e anche qui con una popolazione analoga. A questo si aggiungono i soliti divari territoriali che stritolano questo Paese da anni: al sud, infatti, ci sono sensibilmente meno possibilità per le persone svantaggiate di poter risiedere in una Casa dello Studente, con zone in cui si arriva addirittura a dieci alloggi ogni mille iscritti. Dare la possibilità di alloggiare in queste strutture significa sfuggire dal mercato degli affitti nelle grandi città, ormai totalmente fuori controllo e insostenibile per la maggior parte degli studenti universitari. Per contenere i danni sono previsti investimenti nel PNRR per un totale di circa un miliardo di euro: la previsione è di riuscire a costruire almeno 100 mila alloggi in più.

In sostanza, sono molti i problemi strutturali che impediscono agli studenti italiani un pieno accesso al diritto allo studio. Il sistema universitario italiano continua ad essere poco accessibile e ciò si riflette chiaramente nei dati relativi ai laureati e all’abbandono universitario precoce. Non è possibile continuare a giocarci il futuro, servono investimenti e servono adesso. Una società equa è una società che dà la possibilità a tutti di realizzarsi.

Riccardo Imperiosi, Giovane Avanti

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