Spopolano i Trend sui social: le poche luci e le tante ombre di pratiche virali pericolose e senza senso

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26.07.2023

Nella sfera d’influenza dei social, i trend non sono altro che una tendenza, una pratica virale, limitata ad un determinato lasso di tempo breve o lungo che sia. I più recenti e diffusi consistono nel determinare una sfida ripresa e caricata sotto forma di video, “challenge” delle più disparate che fanno il giro del mondo attraverso le piattaforme alla ricerca di notorietà e di visualizzazioni.

Non è raro però che queste “prove” o sfide sfocino in azioni molto pericolose, certe volte con conseguenze gravissime. Sono parecchie le notizie di persone che si feriscono o addirittura perdono la vita pur di creare contenuti accattivanti e irresistibili per le proprie pagine, canali o profili social.

Purtroppo, questi gesti estremi e spesso insensati, possono coinvolgere persone completamente ignare e inconsapevoli, come è accaduto nel caso del tragico incidente automobilistico che ha coinvolto il gruppo di Youtuber, conosciuto come TheBorderline ed una madre con i suoi bambini che viaggiavano su di una Smart nel quale è morto un bimbo di cinque anni.

Per quali motivi questi trend nocivi vengono creati?

Uno dei primi quesiti che ci si pone è per quali motivi questi trend nocivi vengono creati?  Qual è la morbosa curiosità che si genera nel “content creator” e nello spettatore, entrambi consci che ciò che si sta promuovendo e facendo è qualcosa di pericoloso per sé stessi e per gli altri? Come mai le moderazioni dei siti, così attente su alcuni temi, invece di controllare e gestire la diffusione di video pericolosi ne ampliano la portata pur di portare traffico? L’idea imperante che serpeggia dietro questi fenomeni fa venire in mente il Dorian Grey di Oscar Wilde persuaso dal “non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”.

Non sono cosa nuova notizie riguardanti persone che rimangono coinvolte in mode di internet pericolose e, in verità, non sono nemmeno poche.

Si passa dall’intagliare sapone a posizionarsi e restare perpendicolari al pavimento (il “planking”), da commettere atti di bullismo, body shaming e discriminazione ad ingozzarsi di cibo, senza dimenticare gli ASMR (video a cui si fa appello alla “risposta sensoriale meridiana autonoma”, tra sussurri e suoni “rilassanti”) o le prove assurde di “resistenza” nelle condizioni più disparate.

Se non per goliardico intrattenimento, siamo di fronte a pratiche indirizzate ad ottenere il famoso quarto d’ora di celebrità alla Andy Warhol!

Ci sono anche casi in cui alcuni frammenti di contenuti (che siano per i social o meno) vengono estrapolati dal loro contesto originario, diventando trend a sé stanti.

La danza improvvisa dell’Harlem Shake

Tempo addietro, chi non lo ricorda, divampò la danza improvvisa dell’Harlem Shake, inizialmente solo 19 secondi di una compilation di comicità nonsense del cantautore giapponese George Kusunoki Miller caricata su YouTube, che generò 4000 versioni caricate ogni giorno, una ogni 21.6 secondi, tanto da far impennare esageratamente e in brevissimo tempo la sua popolarità. Senza un vero motivo di fondo, senza un messaggio, i movimenti sconclusionati di questo ballo di gruppo hanno rubato uno spazio nell’immaginario collettivo e nelle pagine della storia dei social.

Va detto però che non tutti i trend creati hanno come scopo l’intrattenimento o l’ostentazione, c’è anche chi li utilizza per obiettivi nobili.

Ice Bucket Challenge

L’Ice Bucket Challenge (letteralmente la “Sfida del Secchio di Ghiaccio”), diffusasi su larga scala nell’estate del 2014, consisteva nel pubblicare un video sui social dove ci si gettava addosso un secchio d’acqua contente del ghiaccio, per poi nominare altre tre persone che avrebbero dovuto replicare il gesto.

Ognuno di questi video erano in realtà promozioni di donazioni, un modo “fresco” per diffondere coscienza sulla ALS Association, per la ricerca ad una cura alla sclerosi laterale amiotrofica. Grazie a queste sfide, secondo i dati rilasciati dall’associazione stessa, sono stati raccolti 115 milioni di dollari su 220 milioni donati. Questo è un esempio eclatante di come un trend possa essere un grande mezzo per sensibilizzare la collettività su un argomento così importante come la ricerca una malattia al momento incurabile.

Ad ogni modo, è complesso immaginare la rete senza le “mode del momento” e non sembra esistere un metodo diretto per contrastare le più dannose. Un tipo di moderazione diverso, una più curata diffusione dei contenuti ed un’educazione più coscienziosa alla navigazione e fruizione di internet potrebbero essere degli approcci tattici per “combatterne” la diffusione rampante?

Diego Nespolino e Angelo Sergi Officina Civile

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