Specie a rischio in Europa

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06.01.2023

L’IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, ha creato una lista rossa delle specie minacciate in Europa: circa 1677 specie su un totale di 15060 sono considerate in via d’estinzione. Circa un quinto di anfibi, uccelli e rettili sono in pericolo.

In un rapporto del 2015, viene citato che 36 specie si sono estinte in Europa.

Tra i mammiferi maggiormente a rischio in Europa ci sono la volpe artica, il visone europeo, la foca monaca del Mediterraneo, la balena nordatlantica e l’orso polare. Anche gli insetti impollinatori non si trovano in una bella situazione: una su dieci specie di api e farfalle è a rischio d’estinzione.

Per ovviare al tragico evento che porterebbe all’estinzione di tutte queste specie, il Parlamento Europeo ha elaborato una strategia di azione per aumentare la Biodiversità nel suo territorio: “Biodiversity strategy for 2030”.

Quattro sono i punti cardini di questa strategia, che tamponerebbe, almeno in parte al problema delle specie in via di estinzione. Portando beneficio anche al clima e alle persone, salvaguardando la salute degli ecosistemi e proteggendoli dalla degradazione.

• Almeno il 10% del budget a lungo termine dell’Unione Europa, riferito all’arco temporale 2021-2027, dovrà essere utilizzato per potenziare la biodiversità;

• Il 30% dei territori dell’UE dovrà divenire area naturale;

• Ridurre drasticamente l’utilizzo dei pesticidi;

• Tenere conto di tutti gli obbiettivi riguardanti la biodiversità nelle policies Europee.

Una delle azioni concrete, messe in atto dalla Commissione Europea è stata quella di proporre per la prima volta in UE le “Nature Restoration Law”, tradotto letteralmente “Legge per il ripristino della Natura”, con azioni mirate alla salvaguardia di specifici habitat naturali, marini e di determinate specie autoctone, per ristabilire un equilibrio ecosistemico. Altre azioni della strategia per il mantenimento della biodiversità saranno quelle di proteggere ed ampliare le attuali 2000 aree naturali del territorio europeo, potenziandone la sicurezza e la sorveglianza per le aree ricche di biodiversità. E introdurre misure atte a tracciare la biodiversità a livello globale, tenendo conto dei punti citati nella “Convention on Biological Diversity”, o altresì conosciuta come COP15, il più grande incontro sul tema della biodiversità da una decade a questa parte.

Grandi sforzi si stanno attuando a favore della natura e del clima da parte dell’Unione Europea. Il cambiamento climatico e tutto ciò che ne concerne è già stato ampliamente dibattuto e tutt’ora è uno dei temi più caldi in ambito politico, giornalistico e di informazione generale. Il tema della biodiversità invece, è pericolosamente sottovalutato e poco approfondito.

Perché è così importante? E perché l’Unione Europea sta adottando tutte queste misure a recupero della Biodiversità?

Il termine Biodiversità è entrato sempre di più nel nostro vocabolario quotidiano. Nonostante ciò, si tratta di un concetto molto complesso che necessita di una forte visione d’insieme. La biodiversità è l’insieme di tutti gli esseri viventi, un concetto all’apparenza semplice, ma che nasconde una complessità stravolgente. Dobbiamo immaginarci la biodiversità del nostro pianeta Terra, o di qualsivoglia zona geografica, come un network interconnesso e interdipendente, due parole che al giorno d’oggi releghiamo solamente al lato antropico della nostra vita, ma che in verità, collega la nostra vita, con quella di qualsiasi altro animale, batterio e virus, più di quello che si pensi. Un piccolo cambiamento a monte può scatenare una valanga che distruggerà la valle. Mantenere un alto livello di biodiversità è necessario per un benessere in ampia scala, poiché non esiste solo la diversità in numero di specie, ma anche la diversità genetica.

L’estinzione di specie autoctone, introduzione di specie aliene e invasive, porta a una grande perdita di diversità sia genetica che specifica. Ma esattamente questo cosa vuol dire? La diversità genetica non è altro che la sfumatura di una certa specie. Negli uomini troviamo ad esempio, chi ha i capelli biondi, chi è castano, oppure chi non li ha affatto. La variabilità genetica offre, quindi, un agglomerato di caratteristiche differenti. Tra cui, anche ciò che riguarda la nostra salute. C’è chi geneticamente è più esposto a sviluppare cardiopatie, patologie respiratorie, diabete e via dicendo. Ognuno di noi, andrà dal medico per motivi differenti, ed uno dei fattori principali, è proprio la variabilità genetica. E vi starete chiedendo, cosa ha a che fare tutto questo, con le specie in via di estinzione?

Immaginiamoci una specie che, a causa di fattori di cui abbiamo parlato, è a rischio di estinzione. La popolazione di questa specie è ridotta, quindi la riproduzione inevitabilmente porterà a quello che gli scienziati chiamano “Inbreeding”, ovvero la riproduzione tra individui geneticamente simili, non essendovi altra scelta visto che vi sono sempre meno individui “diversi” geneticamente. Dopo qualche tempo, la popolazione di questa sfortunata specie avrà una bassissima variabilità genetica. Prendiamo come esempio l’Homo sapiens, cioè noi. In uno scenario immaginario, se rimanessero in vita tutti individui geneticamente inclini a patologie respiratorie, con la diffusione di un virus o un batterio, che specificamente andasse a danneggiare i polmoni, l’uomo si ritroverebbe estinto.

Per questo quando rimangono pochi esemplari di una specie, diventa molto difficile poterla riportare a fiorire.

Una grande diversità genetica porta benessere nella specie.

Più ricchezza genetica, più ricchezza di specie, più biodiversità. La biodiversità è data dalla ricchezza di specie, che può quindi mantenersi solo se queste ultime non diminuiscono drasticamente. Come abbiamo detto all’inizio, le specie sono interdipendenti e connesse tra loro. L’estinzione di una può determinare un effetto domino che potrebbe portare all’estinzione di altre cento, e così via. Immaginiamo che domani improvvisamente spariscano tutti gli operai agricoli del mondo. Niente raccolto, niente verdure, niente frutta, niente farine. Tutti gli altri lavoratori non saprebbero come coltivare la terra, ci vorrebbe tempo, pazienza, e fallimenti prima di adattarsi al nuovo stile di vita. Nel frattempo, milioni di persone patirebbero di fame, migliaia di aziende agricole dovrebbero chiudere, ci sarebbe povertà, molte specie vegetali si estinguerebbero perché nessuno se ne prenderebbe cura, portando ad un ulteriore perdita di alimenti, tutto ciò porterebbe ad una dieta poco sana, poco variegata, con danni irrecuperabili. Magari dopo molti anni potremmo attutire il danno, ma nel frattempo avremmo perso milioni di vite. Così è la biodiversità, la sparizione di una specie o la sua diminuzione influisce su tutte le altre specie. L’entità dei danni portati dalla perdita di biodiversità sono inimmaginabili, poiché troppo basati su di un rapporto causa-effetto che necessitano di una visione d’insieme difficile da avere e comprendere completamente.

Le cause dell’estinzione delle specie sono molto varie, possono anche essere naturali, derivate da cambiamenti naturali, disastri, patologie. Purtroppo per noi, la causa principale dell’estinzione negli ultimi secoli è però, l’uomo. Invasione e distruzione di habitat, bracconaggio, introduzione di specie alloctone (sia per scopi ricreativi come caccia e pesca, che di allevamento) e ovviamente il cambiamento climatico. In una condizione completamente isolata dal grande cataclisma chiamato uomo, si dovrebbero estinguere da 1 a massimo 10 specie l’anno. Negli ultimi 2 secoli, da quando l’uomo ha iniziato a prendersi un po’ troppe libertà sul pianeta, si sono estinte circa 10000 specie l’anno.

Se il concetto di biodiversità ci è chiaro, ma siamo un po’ egocentrici, magari ci è meno chiaro di quale danno effettivamente può fare all’uomo. Come detto prima, è inimmaginabile, ma se vogliamo ragionare con una mente capitalistica e consumistica, il primo grande danno è senza dubbio la poca varietà di alimenti che ci potrebbe riservare il futuro. La varietà genetica è la base per l’agricoltura e l’allevamento, ma le colture e allevamenti monospecifici stanno radicalmente cambiando l’alimentazione varia che avevamo prima. Anche un’aria e acqua pulita, sono la conseguenza di una grande biodiversità di batteri, vegetali e altri esseri viventi microscopici che mantengono l’equilibrio chimico di questi elementi necessari.

L’inquinamento sta mettendo a dura prova tutti questi organismi, ma senza aria respirabile e acqua pulita, quante altre specie moriranno, anche importanti economicamente?

Quando parliamo di specie in via d’estinzione ci viene subito in mente il panda, il gorilla, o la tigre. Ma dobbiamo ricordarci che non esistono solo i mammiferi, anzi i mammiferi sono incredibilmente pochi in confronto a tutti gli altri esseri viventi regolatori degli ecosistemi; infatti, gli esseri viventi più a rischio d’estinzione sono molluschi, pesci, anfibi, vegetali.

Qui trovate un grafico informativo ed esplicativo.

 

 

Fonte: Sito Web del Parlamento Europeo.

Nadir Radi, Uil Poste Toscana

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