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20.06.2023

La società odierna sempre più spesso impone produttività, competizione, efficienza, lo sviluppo di capacità di problem solving e multitasking.

Bisogna essere sempre brillanti e sorridenti, senza tener conto del costo che ciò ha sulle vite di ogni individuo, sia in termini di tempo, l’unica moneta davvero infungibile, che di fatica.

Il tutto si ripercuote sulla ricerca della propria vera identità che spesso si confonde con il lavoro svolto o con il ruolo che si ricopre, alienando le persone dalla specificità della natura che gli appartiene, rendendole semplici e piccole rotelle di un grande ingranaggio che non si comprende.

L’essere umano non è solamente fisico

Lo sviluppo recente delle neuro scienze ha confermato che l’essere umano non è solamente “fisico” ma per vivere ha bisogno di emozioni, sentimenti, di tempo ed esperienze.

Le emozioni influiscono in modo fondamentale sulla produzione chimica e ormonale prodotta dal nostro sistema endocrino, basti pensare al processo che porta all’infatuazione, un meccanismo inconscio molto più articolato di quello che sembra e che coinvolge tutti i sensi. La vista si preoccupa di accertare se esteticamente il soggetto in esame corrisponde ai canoni di bellezza insiti nel gusto personale di chi guarda e valuta la prossemica, il naso capta odori e ferormoni, l’udito ascolta la voce e da essa cerca di intuire oltre l’intelligenza anche lo stato di salute di chi parla e il tatto cerca di catturare informazioni geniche come la forza, la sudorazione e altri elementi che nell’insieme danno informazioni vitali sul grado di possibilità di conservare i propri geni attraverso l’accoppiamento con quell’individuo, il fine principale per cui la natura ci ha creati.

Quando tutti i sensi danno un riscontro positivo al cervello, questo capta la sensazione, l’emozione, e fa schizzare la produzione della norepinefrina, responsabile dell’aumento del battito cardiaco, della dilatazione delle pupille e del rilascio di glucosio per far avere più energia, fa attivare la memoria e fa perdere la percezione del tempo. Questo processo dura all’incirca cinque minuti, dopo di che se i sensi continuano a inviare segnali positivi al cervello inizia il rilascio di dopamina, la sostanza che causa le dipendenze e in questa fase scatta il desiderio di trascorrere tempo con quella persona, il desiderio sessuale e altre emozioni che innescano il reward sistem: è prodotta adrenalina quando non è rilasciata dopamina di cui si ha sempre più necessità.

Come agiscono le emozioni?

Altro esempio di come agiscono le emozioni sul nostro corpo è la “contagiosità” del cortisolo; infatti, molto spesso quando si osserva una persona preoccupata, in ansia, il nostro corpo avverte quello stato e a sua volta inizia a produrre cortisolo.

Le emozioni sono anche causa di altri fenomeni fisici, come la produzione di onde cerebrali. Secondo un famoso studio del Prof. Uri Hasson, persone che condividono tra loro una sensazione e attivano le stesse aree del cervello, emettono lo stesso tipo di onde cerebrali entrando quasi in uno stato di sincronizzazione. Queste persone si comprendono più rapidamente per via empatica, riuscendo così a sviluppare più facilmente legami. Tale fenomeno è chiamato neural coupling, ed è la spiegazione scientifica al famoso detto “l’uomo è da sempre un animale sociale”.

L’autodeterminazione è realizzazione biologica

Vivere esperienze, sentirsi non vincolato in schemi sociali preordinati, non sopraffatto da ciò che si deve fare, poter determinare autonomamente il percorso della propria vita, seguendo gusti, aspirazioni e inclinazioni è fondamentale per la nostra realizzazione biologica. Analizzando l’aspetto funzionale del nostro cervello, notiamo che quando questo è al suo massimo potenziale fa stare bene l’intero organismo, ed è in questi momenti che avviene la cosiddetta dissoluzione dell’Ego, uno stato psicologico naturale ma complesso definito Flow, oggi sempre più oggetto di studio.

Recenti ricerche hanno dimostrato come più si radica l’idea dell’importanza del Sè, dell’Ego, più le persone si sentono insoddisfatte, inappagate, infelici, perché cercano di assomigliare senza successo a quei modelli spesso irraggiungibili che la società ci impone.

L’apparire ha preso il posto dell’essere, i risultati a qualunque costo sono diventati l’unico scopo della vita senza considerare i compromessi e le rinunce che hanno portato ad essi, e che chi non eguaglia certi standard, chi ha un ritmo più lento non è aspettato ma è etichettato come “looser”, gli inevitabili fallimenti non sono visti come parte del percorso, ma come prove di inadeguatezza.

Il default mode network

Quando non si è impegnati in attività specifiche siamo portati a vagare con la mente pensando al passato, al futuro, all’idea di sé, al proprio Ego e ciò perché si attiva il default mode network, detta anche “Oh shit sistem”. Questa è una rete neurale che coinvolge regioni neurali corticali e sottocorticali adibite a compiti simili e per una ragione di economia cognitiva il cervello mette in comunicazione tra loro, perché appunto non si è concentrati in azioni specifiche. Il ruolo del Default mode network sarebbe quello di creare connessioni neurali per permetterci di far consolidare ricordi e idee, ma di fatto ci porta a sviluppare rimpianti, ansie, paure, autocritiche eccessive e frustrazione.

Per assecondare la nostra natura, bisognerebbe riflettere meno sull’idea che si ha di sè e vivere con massima intensità i momenti presenti, lasciandosi andare ad emozioni e sensazioni, ed è esattamente ciò che accade nel Flow.

Il senso di sé sparisce, ci si dimentica di ogni paragone con gli altri, si è totalmente immersi nel presente, quasi non c’è più la percezione del proprio agire ma sembra che le azioni vadano autonomamente, ci si perde nel contesto, non esiste più una netta distinzione tra l’Io e il mondo circostante.

Segui il Flow

Ciò si verifica in particolari momenti come quando gli atleti sono immersi in una performance agonistica, gli artisti nel processo creativo, gli studenti nel momento di massima concentrazione, negli amplessi e in altre circostanze.

Sperimentazioni fatte sulla meditazione avanzata e sulle droghe psichedeliche, in particolare l’LSD, hanno verificato come in momenti di alta percezione emotiva, sensoriale e cognitiva, proprio quando sarebbe logico credere che tutte le regioni neurali siano attive e stimolate, il default mode network si spegne, lasciando spazio a una miriade di connessioni tra zone opposte del cervello e adibite a compiti diversi.

Ne deriva la così detta rottura dell’Io, si entra in una condizione di sinestesia, i sensi non sono più percepiti in modo autonomo ma odori, sapori, suoni, percezioni tattili, collaborano tutti per fornire un’unica sensazione, emozione allo stato puro, che non necessita di riflessione per essere consolidata in ricordo ma si imprime in automatico, non si percepisce più l’Ego il cui confine con il contesto svanisce.

La scienza conferma l’importanza delle emozioni

Tutto ciò fino a pochi decenni fa era considerato al pari di teorie, ipotesi parascientifiche, oggi invece è accertato da più studi e ricerche che confermano l’importanza delle emozioni, delle esperienze, del vivere la vita appieno, ricercando attraverso le proprie inclinazioni la felicità. Anche scoperte della fisica quantistica come la teoria dell’entanglement hanno spalancato le porte a idee che prima solo folli, fantascienziati e religiosi osavano immaginare.

La società odierna basata su ritmi non sostenibili fisicamente e mentalmente, sulla competitività, sul lavoro come unica realizzazione della vita, sul non dare peso alle esperienze ma solo ai risultati, si manifesta sempre più come modello lontano dalla nostra natura umana, che, come si sta intuendo, è indirizzata biologicamente alla ricerca della felicità, una felicità non data da beni e ricchezze, ma fatta di esperienze e emozioni. Significativo è come più si ha il senso del sé, la percezione dell’Io e più si è frustrati, scontenti e insoddisfatti, mentre più si è felici, più il nostro Ego, la nostra identità si fonde con il momento e il contesto che si vive.

Francesco Lamonea, Officina Civile

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