Sindacato, giovani e tutele

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29.10.2021

La maggior parte dei quotidiani, dopo l’incontro a Palazzo Chigi tra Governo e Sindacati sulla manovra 2022, racconta di uno strappo nel dialogo. Ago della bilancia di un incontro “non andato bene” il nodo delle pensioni.

E così, mentre il Governo tenta di cavalcare l’onda del 6% di crescita del Pil rimandando a domani (?) la soluzione di problemi a cui si dovrebbe, invece, pensare oggi, l’attenzione è tutta sulla favola mediatica del vecchio sindacato che non sa più rappresentare i giovani e che tutela sono i garantiti e i pensionati.

Negli intenti della manovra il punto cruciale per il capitolo previdenza è il superamento della cosiddetta “Quota100”, con un ritorno probabilmente graduale alla ormai nota “Riforma Fornero”.  Una soluzione che non piace al sindacato che ha manifestato irritazione e disappunto non solo verso le scelte sulla previdenza da parte del Governo ma anche sulla chiusura totale a un dialogo volto a migliorare e smussare alcune rigidità.

Da qui lo storytelling ormai stantio del sindacato che non fa gli interessi dei giovani.

È davvero così?

Il Segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, al tavolo, ha registrato una distanza importante rispetto a buona parte della piattaforma presentata dai sindacati. Tutti temi importanti e fondamentali per il futuro, quello stesso futuro che interessa chi oggi ha vent’anni: nuovi ammortizzatori sociali, politiche attive, riforma fiscale, pensione di garanzia.

Restando nell’ambito del tema previdenziale, è importante mettere subito in chiaro come il dato sulla spesa previdenziale italiana sia falsato: le spese per l’assistenza e la previdenza non sono divise. Viene da sé che il calcolo è fortemente al rialzo. Dividendo le due voci di spesa, si avrebbe di certo un quadro più chiaro della situazione attuale della spesa per la previdenza. Sostenibile economicamente. Si potrebbero fare ragionamenti e scelte diverse, a partire dalla definizione dell’età pensionabile.

Il sindacato non rincorre le quote. Non passa le giornate a elaborare strani meccanismi e combinati disposti tra età anagrafica ed età contributiva.

Il sindacato pone un problema, e forse per questo risulta un po’ antipatico: le professioni non sono tutte uguali. Il carico di lavoro non è per tutti lo stesso. L’incidenza dell’usura fisica e mentale dovuta al lavoro non è universale e uguale per chiunque.

Definire, sulla base di un dato che abbiamo già visto essere distorto, un’età pensionabile fissa e uguale per tutti, a 67 anni e più secondo le scale previste dalla Legge Fornero, è inadeguato alla realtà.

Ciò che la Uil chiede a gran voce ormai da anni è flessibilità. Una volta compiuti i 62 anni di età, si dovrebbe consentire l’uscita dal mondo del lavoro, su base volontaria, con meccanismi da studiare. Il dialogo serve a questo.

Il dibattito sull’età pensionabile non riguarda solo chi ha già i capelli grigi: affrontare il problema, con lungimiranza, contribuisce a bilanciare bene il ricambio generazionale nei mestieri e nelle professioni. Arriva a toccare le grandi variabili della competitività e della produttività.

Disegna un futuro.

Ancora, per i giovani, la Uil si batte per una pensione di garanzia. Senza entrare troppo nel tecnico arguto, chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, godrà di una pensione basata quasi esclusivamente sui contributi versati. In questo modo, rispetto alle pensioni dei nostri padri, basate su un sistema retributivo, il taglio dell’assegno pensionistico è rilevante. E lo è ancora di più se si calano le mani nella vita vera, fatta di giovani precari, con lavori discontinui, buchi dovuti a periodi di disoccupazione, part-time involontari.

Il danno pensionistico di un sistema occupazionale che ha messo in croce una generazione intera è evidente e sotto gli occhi di tutti.

E il sindacato ha posto il problema. Lo ha fatto al tavolo di confronto con il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che proprio lo stesso giorno, ha annunciato di voler mettere al centro dell’azione di governo le aspirazioni e le attese dei giovani. Quelli stessi giovani a cui si è chiesto “un pizzico di incoscienza” per ridisegnare il paese.

Niente di più giusto che puntare su chi oggi ha quella punta di follia che serve per costruire un modello di realtà tutto nuovo, migliore. È, però, ancora più giusto dare a loro la possibilità di cadere su reti di protezione forti.

La Uil sta facendo proprio questo: costruisce reti forti con le quali proteggere la voglia di futuro.

E no, rispediamo al mittente l’idea di un sindacato arroccato nella tutela dei pensionati.

Lavoriamo ogni giorno per le persone. Di oggi. Di domani.

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Redazione TERZO MILLENNIO

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