Social e Potere Politico Nel Mondo (Nuove Comunicazioni)

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10.08.2022

Il cambiamento della comunicazione politica

Nell’ultimo decennio è radicalmente cambiata la comunicazione politica soprattutto di alcuni partiti che oggi definiamo “populisti”.

L’utilizzo dei social e di un determinato tipo di linguaggio ha portato una parte di elettorato a “posizionarsi” su una linea di confine che negli ultimi anni é “scivolata” verso un punto di non ritorno.

La politica si è spostata sui social, sulle piazze virtuali “abbandonando” in molti casi le piazze reali, quelle che nel corso della vita democratica del nostro Paese hanno accompagnato i partiti della c.d. “Prima Repubblica” o rendendo secondarie le piazze reali.

Sicuramente da un lato i social network hanno ridotto la distanza tra la politica del palazzo e i cittadini, ma con quale risultato?

L’uso dei social da parte dei leader dei maggiori partiti italiani spesso è usato come “ariete” per far breccia nell’elettorato che già li vota, ma anche in quella parte di elettorato che è indecisa su quale linea seguire.

Messaggi mirati, frasi ad effetto, video o immagini che colpiscono gli utenti social: sono questi gli “ami” che i social media manager dei partiti c.d. populisti usano per attirare i cittadini con grafiche accattivanti o con l’uso di determinati colori.

Una comunicazione a direzione unica perché i politici lanciano i messaggi, ma raramente interagiscono con i loro utenti (elettorato).

Ma qual è il bacino di utenti social che viene attirato? 

Spesso si tratta della fascia di popolazione che ha superato i 40 anni, ma anche quella fascia che ha un livello di istruzione inferiore rispetto a coloro che hanno titoli di studio più avanzati.

In questa campagna elettorale estiva i partiti cercheranno di puntare sui giovani e di “catturare” quell’elettorato che rappresenta un “partito” imponente: quello dell’astensionismo.

Quanto incide l’informazione/disinformazione politica su questa fascia di popolazione?

In quest’ultimo decennio abbiamo visto come sia facilmente manipolabile quell’elettorato costituito da donne e uomini con un livello di istruzione inferiore (coloro che non hanno avuto possibilità di proseguire gli studi, ma anche coloro che non hanno voluto proseguire). Spesso la diffusione di fake news è “l’arma” più potente che determinati partiti hanno per colpire gli elettori potandoli a credere in una realtà che non corrisponde al vero, una realtà mistificata spesso per evitare di incentrare la loro politica sui reali problemi sociali ed economici del Paese.

L’esempio lampante lo abbiamo avuto durante la pandemia Covid-19 con un proliferare di siti, gruppi Telegram che gridavano al complotto di fronte alla drammaticità della situazione sanitaria che l’Italia, l’Europa e il mondo stavano vivendo.

Il Report del Joint Research Centre

Alla fine del 2020 é stato pubblicato un Report “Tecnologia e democrazia: Comprendere l’influenza delle tecnologie online sul comportamento politico e sul processo decisionale” da parte del Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione europea con l’obiettivo di “aiutare” i cittadini/utenti ed elettori a comprendere l’impatto del mondo online sulle loro vite e l’uso che ne viene fatto a livello politico.

Un Report del JRC per fare un punto sullo stato delle conoscenze delle tecnologie, la democrazia è il comportamento degli individui per far si che il futuro politico sia democratico e partecipativo e facendo si che gli utenti, e quindi gli elettori, non siano dei soggetti passivi, ma che siano in grado di comprendere e scegliere.

Giulia Cavallari

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