Pink tax: quanto costa essere donna?

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20.01.2023

La pink tax – è così che prende il nome lo scandalo, meno conosciuto e uno dei più gravi – ovvero la tassa che interessa i prezzi dei prodotti destinati al pubblico femminile – una tassa invisibile, ma con un impatto non banale sul portafoglio.

Oggi, recandosi davanti agli scaffali del supermercato, i prodotti destinati alle donne hanno un costo superiore: packaging che necessitano maggiore lavorazione, con l’obiettivo di
invogliare le donne all’acquisto di quel prodotto – le donne, pertanto, devono sostenere un costo maggiore per l’acquisto di prodotti a loro destinati – con aggravante il gender pay gap, ancora oggi, problematica assai marcata.

Si tratta di un concetto sottile, non percepibile a occhio e in modo immediato.

La categoria di prodotti più interessata da tale fenomeno è quella che riguarda e raggruppa tutti i prodotti della cura di sé stessi. Un esempio? I rasoi. Il rasoio con l’impugnatura in gomma rosa ha un costo maggiore rispetto al rasoio con un’impugnatura meno estetica – ma sicuramente con la stessa praticità, stessa finalità, stesse caratteristiche funzionali – ma prezzi decisamente diversi. Tale differenza è proprio la tassa rosa, pink tax.

Nel dicembre 2015 il Dipartimento degli Affari dei Consumatori di New York City ha svolto una ricerca – in merito alle differenze di prezzo tra i due pubblici, quello maschile e quello femminile. Tale indagine ha affermato e constatato effettivamente l’esistenza di un gap di prezzo, creato proprio da questa tassa fantasma. Un esempio pratico è stato svolto per quanto riguarda i giochi destinati alle bambine – un gioco per bambina costerebbe il 7% in più rispetto ai giochi maschili – tale disparità aumenta per quanto riguarda i prodotti della cura della persona: un prodotto di tale categoria, a una donna, costa il 13% in più rispetto a un prodotto della stessa qualità e brand ma destinato al pubblico maschile.

Sempre a promozione delle dinamiche di mercato, della microeconomia e dei trend di marketing, è nata la Blue tax – ovvero il fenomeno inverso, ma che riguarda solo una parte limitata di prodotti.
Tutta questione di Marketing? Una donna è un soggetto che può essere facilmente ingannato – attraverso il confezionamento o il packaging lucido e dai colori vivaci del prodotto – rispetto a un consumatore maschile?

A tal punto, di conseguenza, una donna è disposta a pagare un prodotto in base ai colori e non alla funzionalità di tale prodotto? Oggi, quanto costa essere donna?

Rupy Mavi

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