Palermo. Un crocevia di culture

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13.09.2023

La Sicilia, nel corso dei secoli, è stata un punto d’incontro di civiltà e culture, tanto ricche, quanto diversificate, capaci di creare un’identità storica e artistica senza pari nel Mediterraneo. Dai fenici agli aragonesi, passando per romani, bizantini, arabi, normanni, svevi e angioini, l’isola più grande del Mar Mediterraneo ha conosciuto un’influenza culturale vastissima e molto varia. Ed è fuor di dubbio, che la sua città più grande, che ne è anche capoluogo, sia la massima manifestazione della ricchezza e della bellezza del suo territorio.

Le origini della città

Palermo è una città antichissima, nata quasi 3000 anni fa, al tempo dei fenici, che la ribattezzarono Zyz, ovvero “fiore”, perché la forma della valle, in cui la città sorge tutt’ora, ricorda il profilo di un fiore, che sboccia, colorato e splendente, dai monti delle Madonie. A delimitare i lati della città, due corsi d’acqua, oggi scomparsi, il “Kemonia” e il “Papireto”.

Dopo i fenici, arrivarono i greci e successivamente i cartaginesi, che governarono sul territorio del capoluogo siciliano per quasi 3 secoli.

Proprio dai greci deriva il nome antico più conosciuto tra quelli associati alla città: Panormos, unione di due parole greche, “pan” – tutto – e “òrmos” – porto. La città di Palermo è infatti un centro portuale di grandissima importanza nel Mediterraneo; lo era in antichità e lo è tutt’ora. Sotto la dominazione romana, la città cambiò il nome in Panormus, ma è con gli arabi, nel VII° secolo d.C., che Palermo diventa una metropoli di primo piano del Mediterraneo. Ribattezzata Madinah, termine arabo che identifica la città per eccellenza, Palermo si riempie di meravigliose costruzioni saracene, come moschee e minareti, ma soprattutto, conosce uno straordinario sviluppo culturale, diventando un centro nevralgico del potere e delle arti.

I Normanni e lo sviluppo architettonico e artistico di Palermo

Quasi 4 secoli dopo, a Palermo arrivano i Normanni, una popolazione di origine ariana proveniente dal nord-Europa, che una volta convertitasi al Cristianesimo, trova in Sicilia l’espressione reale del paradiso terrestre.

Il culmine della ricchezza e dello splendore del capoluogo siciliano si ha proprio sotto la loro dominazione: la città conosce uno sviluppo architettonico ed artistico senza pari. Nascono alcuni monumenti che ancora oggi incarnano lo spirito multiforme della città.

La Cattedrale di Palermo è un meraviglioso incontro tra l’architettura gotica, l’ordine paleocristiano e la stravaganza della cultura araba; il Palazzo della Zisa è una reggia fiabesca con giardini da Mille e Una notte, mentre la chiesa di San Giovanni degli Eremiti è la manifestazione dell’incontro tra la ricchezza armonica del mondo arabo e l’austerità del mondo clericale dei monaci; il complesso della chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglia, detta “la Martorana”, invece, è uno scrigno all’apparenza sobrio e semplice dai tratti bizantini e arabo-normanni, che nasconde al suo interno, una commistione perfetta e armoniosa dell’arte religiosa, dai mosaici bizantini fino alla pittura rinascimentale e barocca.

In una città così ricca di storia, arte e cultura, però, sono due i monumenti che più di ogni altro identificano la commistione perfetta delle culture e delle civiltà che hanno incarnato lo spirito della città di Palermo.

Il Palazzo dei Normanni 

La prima si trova dentro le mura cittadine, ed è il Palazzo dei Normanni: dall’esterno appare come una fortezza invalicabile, tanto maestosa, quanto austera e dall’aria sacrale; all’interno, invece, ecco un palazzo raffinato e sontuoso: costruito dagli arabi a partire dall’VIII° secolo, divenne prima la residenza dell’emiro, poi, a seguito della conquista normanna, fu trasformata nel centro del potere e delle arti più importante del Mediterraneo.

E’ qui che nel XIII° secolo, sotto la guida illuminata dell’imperatore Federico II° nasce un circolo letterario e artistico tra i più influenti del Medioevo. Il suo fiore all’occhiello è la Scuola letteraria Siciliana, di cui il massimo esponente, Iacopo da Lentini, sarà l’inventore del sonetto, una composizione di due quartine e due terzine di versi endecasillabi che costituirà la base della poesia volgare e italiana del futuro.

La Cappella Palatina

All’interno del Palazzo dei Normanni, si trova, ancora intatta da quasi otto secoli, un capolavoro dell’architettura arabo-normanna: la Cappella Palatina, descritta dallo scrittore francese Guy de Maupassant come “la chiesa più bella del mondo”; era la cappella privata del sovrano normanno Ruggero II° d’Altavilla, ed è una delle rappresentazioni più armoniche, maestose e complete dell’arte medievale.

Al di fuori della Cappella Palatina, si compie un viaggio nei secoli, dall’epoca normanna fino alla nascita del Regno d’Italia, passando per il Rinascimento e il Barocco; accanto alle sale di rappresentanza, come Sala d’Ercole, che tuttora ospita il consiglio regionale della Regione Sicilia, e la galleria di ritratti dei Vicerè del regno di Borbone, nell’omonima sala, vi è un’altra testimonianza ancora intatta dell’epoca normanna, la Sala di Re Ruggero, una camera affrescata con bellissimi mosaici dal carattere naturalistico ed animalistico, risalenti all’XI° secolo.

Il Duomo di Monreale

Dopo il Palazzo dei Normanni, l’altra grande costruzione che identifica in tutto il mondo il carattere culturalmente versatile della città di Palermo, si trova fuori dalle mura cittadine, inerpicata sulle colline che delimitano la famosissima “Conca d’Oro”.

E’ il Duomo di Monreale, una cattedrale dall’ordine architettonico rigoroso e maestoso, ma raffinata e dall’aspetto regale; venne costruita a partire dal 1174 per volere di Guglielmo II° d’Altavilla, che, secondo la leggenda, addormentatosi sotto un albero di carrube, vide in sogno la Madonna, che gli indicò la presenza di un tesoro sotto i suoi piedi, da dissotterrare per poi costruirvi attorno un tempio in suo onore.

Una città che non si fa mancare niente

Ritornando all’interno delle mura cittadine troviamo altri luoghi dal fascino surreale che raccontano la storia di un centro politico e culturale così importante; si va dalle costruzioni neoclassiche del celebre Teatro Massimo, del Teatro Politeama, monumenti pubblici destinati alle rappresentazioni liriche che tanto allietavano la nobiltà e la borghesia palermitana, fino alla sontuosità delle abitazioni private in stile liberty, come Villa Malfitano – Whitaker, di proprietà dell’omonima famiglia nobiliare di origini inglesi, trasferitasi in Sicilia nel XVIII° secolo.

Ad arricchire ulteriormente il fascino di Palermo, ci sono anche luoghi di incredibile spettacolo naturalistico, come l’orto botanico dell’Università, tra i più i grandi d’Europa, e che ospita quasi 15mila specie diverse di piante provenienti da tutto il mondo, ed altri dal fascino tetro e surreale, come le Catacombe dei Cappuccini, un cimitero sotterraneo che ospita quasi 5mila mummie di monaci dell’omonimo convento, ma anche di gente laica, come quella della piccola Rosalia Lombardo, una bimba di 2 anni deceduta nel 1920 per una polmonite ed imbalsamata per volere del padre, affranto dal dolore, e che ancora oggi si trova in perfetto stato di conservazione, quasi come stesse dormendo.

A completare il tutto, la sagoma ombrosa e avvolgente del monte Pellegrino, coronato dal santuario di Santa Rosalia, patrona di Palermo, e le “abbanniate” – i richiami fragorosi e concitati dei mercanti e dei venditori – dei due storici mercati cittadini, “Ballarò” e la “Vucciria”, dove, da quasi 8 secoli, i cittadini si riversano per acquistare beni di prima necessità. Ormai diventati un simbolo della convivialità, i mercati di “Ballarò” e della “Vucciria” sono diventati una meta per i turisti affamati, desiderosi di provare specialità culinarie tipicamente “street food” come le famose panelle o il pane “ca meusa.

Insomma, riavvolgendo il nastro del tempo, ed osservando la ricchezza storica, artistica e culturale che ha caratterizzato la città di Palermo per tutta la sua storia, è innegabile riconoscere che il capoluogo siciliano sia un crocevia di culture e civiltà che hanno lasciato il loro segno in maniera indelebile, creando una città viva ed in continuo movimento, sospesa tra un passato glorioso e il desiderio di rinnovarsi, rimanendo fedele alla sua multiforme identità.

Stefano Maggio, Giovane Avanti!

 

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