Negli USA realizzata prima casa al mondo stampata in 3D con materiali riciclabili

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19.02.2023

Gli Stati Uniti seguono le meraviglie ingegneristiche italiane. Infatti soltanto pochi anni fa, nel 2021, lo studio Mario Cucinella Architects e Wasp – azienda produttrice di stampanti 3D – hanno ultimato Tecla, il primo modello di abitazione ecosostenibile stampato in 3D interamente in terra cruda locale. Lo scorso novembre nel Maine abbiamo assistito a una cosa simile: una casa stampata in 3D con materiali biologici e riciclabili al 100%.

BioHome3D: la casa e la sua tecnologia

La casa si chiama BioHome3D, realizzata dalla più grande stampante 3D polimerica esistente utilizzando fibra di legno locale e bio-resine, materiali come detto completamente biologici e riciclabili. La casa si compone di una struttura unifamiliare di 56 metri quadrati distribuiti tra cucina, soggiorno, zona pranzo con pareti in legno scanalato, uno spazio di lavoro dedicato che condivide la zona notte e un bagno piastrellato, il tutto isolato attraverso una combinazione di fibra di legno e cellulosa soffiata. 

La prima grande differenza con altri progetti di questo tipo è che non è stata stampata nella posizione finale, ma fuori sede: sono stati prodotti quattro moduli (da assemblare successivamente) in modo totalmente additivo, quindi sovrapponendo i vari materiali sulla base di un modello digitale. Tranne porte e finestre viene stampato tutto, compresi tetto, pavimenti e, ovviamente, pareti. I moduli sono poi stati trasportati al campus dell’Università del Maine e assemblati in poche ore.

La casa soddisfa i requisiti strutturali, antincendio e tossici. Per quanto riguarda invece la forza e la durata del materiale dobbiamo aspettare i prossimi anni, quando avremo un’analisi più precisa dei dati, raccolti grazie ai sensori applicati all’edificio per raccogliere e monitorare i dati termici, ambientali e strutturali ed eventualmente rivedere i progetti futuri.

Il progetto

Presentata lo scorso novembre, è realizzata dall’Advanced Structures and Composites Center – un centro interdisciplinare di ricerca d’avanguardia dell’Università del Maine – con la collaborazione di diversi partner. Il progetto è stato sviluppato grazie ai finanziamenti del programma Hub and Spoke del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e ha visto coinvolti anche la Maine State Housing Authority, un’autorità indipendente che affronta problemi di sovraffollamento e sicurezza degli alloggi, e il Maine Technology Institute, un ente che sovvenziona l’innovazione nello Stato del Maine.

L’innovazione dalle necessità

Di necessità virtù. La perfetta descrizione per casi come questo. Per tre motivi. Primo, si fa fronte alla crescente domanda di sostenibilità – soprattutto nel mondo dell’edilizia – dettata dalla crisi climatico/ambientale mondiale mediante l’utilizzo di materiali completamente riciclabili e biologici. Secondo, questi materiali sono prodotti di scarto dell’industria locale: le fibre sono provenienti dalla segatura, presente in grandissime quantità nelle decine e decine di segherie del Maine e destinata ad accumularsi sempre di più visto il sempre più limitato consumo di carta. Un recupero intelligente. Terzo, si fa fronte alle difficoltà abitative: negli Stati Uniti sono milioni i casi in cui le persone vivono in condizioni di insicurezza e di sovraffollamento, rendendo necessaria la costruzione di alloggi sicuri, in tempi brevi e soprattutto a basso costo, un mix raggiungibile da soluzioni prefabbricate di questo tipo.

Insomma, il tipico caso di cui si fa necessità virtù. Che sia questo il futuro della bioedilizia?

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

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