NARCISISMO: MITOLOGIA DI UNA RELAZIONE
29.03.2023
“Desidera, ignorandolo, sé stesso, amante e oggetto amato, mentre brama, si brama, e insieme accende ed arde. Quante volte lancia inutili baci alla finzione della fonte! Quante volte immerge in acqua le braccia per gettarle intorno al collo che vede e che in acqua non si afferra!” (Ovidio, Metamorfosi, III).
Al giorno d’oggi si sente parlare sempre più spesso di Narcisismo. Quasi tutti giurano di essere stati vittime di un narcisista o di aver avuto almeno una volta nella vita una relazione narcisistica. La relazione narcisistica è un legame che si instaura in una coppia in cui viene protetto il nucleo narcisistico di almeno uno dei membri. È il tipo di legame perfetto per chi teme le relazioni perché i membri della coppia non entrano mai davvero in intimità tra di loro e non si conoscono mai veramente. Detta in questo modo la relazione narcisistica sembra estremamente complessa e difficile da capire. Per questo motivo abbiamo scelto di analizzarla servendoci della mitologia poiché parlare di relazioni significa parlare di psicologia e la psicologia è immagine, è mito.
Partiamo dal protagonista: Narciso, figlio di Liriope, nato a seguito dello stupro di Cefiso ai danni della ninfa. Come Narciso nasce da una violenza, così il narcisismo nasce da un trauma. Esso può essere o il naturale cambiamento dell’età adolescenziale, in cui il bambino deve rivoluzionare la sua identità per crescere e diventare un adulto sano e consapevole (narcisismo sano) o può nascere da delle carenze emotive e quindi trasformare l’infante in un adulto patologicamente egocentrico, senza empatia, incapace di accettare le critiche e alla ricerca spasmodica di conferme sulla propria perfezione (narcisismo patologico).
Liriope preoccupata per il destino del figlio si rivolge all’indovino Tiresia il quale profetizza che Narciso vivrà fino alla vecchiaia, bello e in salute, a patto che non si guardi mai allo specchio, ovvero non conosca mai se stesso e non entri mai in una relazione. Per questo Liriope decide di crescere il figlio all’interno di un bosco, lontano da tutti.
Vivendo in un bosco Narciso diventa un abile cacciatore di cervi. Il cervo è un animale schivo, abilissimo nel nascondersi e nella fuga, ma molto semplice da catturare, poiché abitudinario. Quindi basta appostarsi nei luoghi da lui più frequentati e prepararsi a scoccare le prime frecce. In psicologia il cervo simboleggia colui con cui Narciso entra più frequentemente in contatto, in quanto si nasconde all’interno della relazione, non essendo mai un soggetto attivo, e fugge l’intimità spacciandosi per indipendente. In realtà il cervo non conosce sé stesso, esattamente come Narciso, ed è per questo che cade nelle sue trappole. Infatti, non conoscendo la propria interiorità, non sa riconoscere le proprie emozioni e quindi scambia per amore qualsiasi sensazione gli si provoca, non rendendosi conto di essere solo una preda.
Un giorno entra nel bosco il giovane Aminia, che vedendo Narciso in tutta la sua bellezza perde la testa. Fa di tutto per attirare l’attenzione del bel giovane, ma viene sempre rifiutato (cosa che aumenta la passione per lui). Dopo aver rovinato tutti i suoi beni e la sua salute per quell’ossessione si presenta per l’ennesima volta al cospetto di Narciso promettendogli qualsiasi cosa in cambio del suo amore. Narciso per tutta risposta gli porge una spada e gli ordina di pugnalarsi al cuore. Il giovane, folle di passione, obbedisce, ma allo stesso tempo prega gli dei di vendicarlo poiché la crudeltà di Narciso lo ha condotto a morte. Questa parte del mito, in psicologia, viene interpretata come un’evoluzione della relazione narcisistica ovvero la relazione sacrificante, un legame basato sul sacrificio di almeno uno dei due partner pur di mantenerlo in vita. Aminia simboleggia quel tipo di persona che, entrando in contatto con Narciso, crede di poter ottenere il suo amore sacrificando le proprie esigenze e risorse a favore dell’altro. Chi si riconosce in Aminia può liberarsi da questa dinamica imparando a vedere le relazioni non come sacrificio, ma come opportunità di crescita e compromesso.
Dopo Aminia è il turno di Eco, ninfa delle montagne, condannata da Era a ripetere solo le ultime parole dell’interlocutore. Un giorno vagando nel bosco si imbatte in Narciso innamorandosene all’istante. Il giovane la respinge brutalmente infastidito dalla “parlantina” della ninfa costringendola a fuggire per la vergogna. Deteriorata dall’amore ella piange tutte le sue lacrime fino a consumarsi e sparire lasciando soltanto il suo…eco. Eco simboleggia quel tipo di persona che, relazionandosi con Narciso, decide di annullare completamente la sua individualità per diventarne una proiezione. Narciso adotterà infatti delle tattiche per sottomettere il partner alle sue esigenze e alle sue abitudini, colpevolizzandolo ogni volta che si mostrerà titubante e cancellandone l’autostima. La relazione tra Eco e Narciso manifesta un’incomunicabilità di fondo: da un lato Narciso è poco chiaro nelle sue intenzioni e nell’espressione delle sue emozioni mentre dall’altro Eco non sa comunicare la sua interiorità. Chiunque si riveda in Eco deve trovare il coraggio, per quanto doloroso, di staccarsi da una relazione a senso unico, nella quale non fa altro che prosciugare le sue energie vitali per una persona che non dà nulla in cambio né sembra volerlo fare.
Secondo il mito le “marachelle” di Narciso non passarono inosservate agli occhi di Nemesi, dea della giustizia distributiva, punitrice di quanto turbi l’ordine dell’Universo. Per punire l’insensibilità di Narciso lo conduce sulle rive di un fiume facendo l’unica cosa che Tiresia aveva detto di non fare: farlo specchiare. Narciso si innamora della sua immagine riflessa e non riuscendo ad afferrarla rimane a contemplarla per giorni fino a morire di inedia. Sì, forse sarebbe bastata una semplice tiratina d’orecchi o magari niente più arco e frecce per un mese ma… il mito greco non va per il leggero. Nemesi è quella persona che, mettendo in gioco sé stessa senza paura delle conseguenze, si relaziona a Narciso sbattendogli in faccia la verità e costringendolo a conoscersi. Questi di fronte all’evidenza può reagire in due modi: fuggire dalla realtà o cambiare. Nèmesi però rappresenta anche quel tipo di persona che crede di dover aiutare Narciso a cambiare ad ogni costo, confondendo la relazione per una spericolata missione di salvataggio, in cui uno dei due vede l’altro come vittima di chissà quali mostri. Chiunque tra i lettori si riveda in Nemesi, nonostante l’intenzione sia nobile, non deve commettere l’errore di credere che il narcisista voglia necessariamente migliorarsi. Egli si trova bene nel suo “boschetto” e difficilmente accetterà di specchiarsi rendendosi conto della sua vera natura. In conclusione, è giusto fare un tentativo per metterlo di fronte alla realtà, ma se non dovesse funzionare sarebbe meglio deporre le armi e pensare a sé stessi.
Tuttavia, Narciso non è sempre stato refrattario all’amore. Secondo il mito aveva una sorella gemella di cui era innamorato, Bucaneve, la quale ebbe un malore durante una battuta di caccia e morì. Non potendo sopportare il dolore il ragazzino si rinchiuse nel bosco evitando il confronto con gli altri e con sé stesso. Come Narciso, anche Bucaneve è il nome di un bellissimo fiore che ha la caratteristica di nascere durante l’inverno perché in grado di penetrare la coltre di neve del sottobosco. Bucaneve simboleggia oltre all’emotività morta di un Narcisista, anche l’anima gemella perduta con cui desidera ardentemente ricongiungersi, l’unica che può penetrare la sua freddezza e creare un legame sincero con lui. Quando Narciso si specchia oltre a sé stesso vede anche Speranza e Ombra. La Speranza di trovare ciò che cerca e di riempire quel vuoto interiore che lo costringe a fagocitare le relazioni o a fuggirle invece di viverle; Ombra simboleggia l’inconscio che Narciso deve necessariamente guardare negli occhi per accorgersi delle sue disfunzioni e per riscoprire la sua reale identità dietro la maschera di onnipotenza. Il mito però non finisce con la morte del giovane Narciso: oltre al ragazzo, Speranza e Ombra si specchiano anche Nemesi, Eco, i cervi, il bosco e tutto ciò che lo circonda. Ciò significa che il narcisista non è il solo colpevole dei suoi atti nocivi, ma anche il mondo in cui vive, partner comprese, che ha creato e alimentato la dinamica tossica invece di disinnescarla. Dunque, insieme al narcisista anche l’ambiente deve prendere coscienza delle sue strutture disadattive se vuole impedire la nascita e lo sviluppo di una relazione tossica.
Emanuela Russo e Francesco Fruccio di Officina Civile
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