Metaverso: i primi (veri) passi nel lavoro. Quali risultati?
06.07.2022
Il mondo muove i primi passi nel Metaverso e anche il lavoro si approccia alla vita virtuale, ma con quali risultati? Durante le scorse settimane è stato avviato uno studio, connotato come Quantifying The Effects of Working VR for One Week, che ha messo alla prova diciotto lavoratrici e lavoratori. Nei prossimi paragrafi scopriremo come è andata e quali sono i risultati della ricerca.
LAVORO E METAVERSO: COME È ANDATO IL PRIMO ESPERIMENTO?
Siamo davvero pronti a lavorare con i visori e a pensare a noi stessi come avatar che si muovono in uno spazio virtuale, tanto reale quanto intangibile? Dei ricercatori di tre diverse università (Università di Coburg in Germania, Università di Cambridge nel Regno Unito, e Università di Primorska in Slovenia) hanno avviato uno studio in merito. L’idea di partenza era quella di testare la fattibilità del lavoro quotidiano in un ambiente diverso da quello fisico; i risultati, tuttavia, hanno avviato riflessioni differenti, ma ci arriveremo.
Dunque, in primis è stato chiesto ai dipendenti degli istituti coinvolti nello studio di lavorare per una settimana nella realtà virtuale. Cinque giorni lavorativi, otto ore al giorno, con la sola pausa prevista per il pranzo. È stato consegnato ai volontari un visore, L’Oculus Quest 2, che ha concesso loro di accedere alla stanza virtuale in cui gli avatar dovevano interagire.
I RISULTATI DEL TEST
Due dei diciotto lavoratori hanno deciso di interrompere l’esperimento dopo alcune ore dall’inizio. Questo perché, stando a quanto dichiarato dagli stessi, i visori erano troppo pesanti e hanno iniziato a soffrire di nausea ed emicrania. Gli altri sedici, invece, hanno perseverato e portato a termine la settimana. Tuttavia, molti hanno lamentato dei disturbi: il 42% ha riferito di un elevato livello di frustrazione e di ansia; il 48% ha ritenuto che, a causa del visore, la vista fosse molto affaticata e, contestualmente, ha sofferto di nausea e mal di testa.
Sul piano produttivo, tralasciando per un secondo le conseguenze dell’aspetto psico-fisico, molti si sono detti meno efficienti rispetto alla realtà fisica. Una delle criticità rilevate riguardava il dover prendere appunti fisici mentre erano proiettati nella realtà virtuale.
Nonostante lo studio abbia determinato risultati poco rassicuranti, i ricercatori confidano che presto le cose potrebbero cambiare. Si sono detti fiduciosi in merito ai progressi che la tecnologia farà nei prossimi anni, quella utile per attenuare le problematiche riscontrate durante l’esperimento.
“Nel complesso – riferiscono i ricercatori delle università coinvolte – questo studio aiuta a gettare le basi per la ricerca successiva, evidenziando le attuali carenze e identificando le opportunità per migliorare l’esperienza di lavoro in VR. […] Speriamo che questo lavoro stimoli ulteriori ricerche che studino il lavoro produttivo a lungo termine in situ in VR”.
In sintesi: il Metaverso non è più un concetto, ma una realtà si muove verso il consolidamento. Seguiranno studi, esperimenti, ricerche e presto, difficile determinare quando, ne parleremo come di un normale mondo alternativo in cui ci sapremo muovere senza l’aurea di timori e insicurezze che ancora avvolge questa particolare evoluzione della tecnologia.
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