L’Italia dei Longobardi
16.08.2023
Nei libri di storia non possono mai mancare: quando si parla dell’Alto Medioevo, uno dei popoli più rappresentativi ed iconici che ha abitato il nostro paese in questo capitolo così misterioso della storia, è quello longobardo.
I longobardi sono un popolo barbaro, di cultura germanica, arrivato sul finire del VI° secolo d.C. in Italia, direttamente dalle pianure della Pannonia, l’odierna Ungheria, dopo una serie di lunghe peregrinazioni.
Sono un popolo rozzo e senza leggi, a cui interessa solo conquistare e sottomettere con la forza i popoli sconfitti, ed un’Italia ormai priva di una propria autorità statale dalla fine dell’Impero Romano e devastata dalle carestie e dalle Guerre Gotiche tra ostrogoti e bizantini, rappresenta il luogo migliore per stabilirsi e per affermarsi come regno potente ed incontrastabile.
L’escalation dei longobardi
Difatti, l’escalation dei longobardi sul territorio della penisola è veloce ed inarrestabile. Nel 572 d.C., la città di Pavia, dopo un lungo assedio, capitola di fronte alle truppe longobarde di Alboino, il quale decide di renderla la capitale del proprio regno. Tuttavia, le razzie non si fermano, e la fame di conquista dei longobardi si propaga fino al centro e al sud-Italia, non senza attriti con la chiesa di Roma e, soprattutto, con i bizantini, che possiedono un’importante sfera d’influenza sul papato.
All’inizio del VIII° secolo a.C., sotto la guida del re Liutprando, i longobardi avevano raggiunto il massimo splendore, governando tutto il centro-nord Italia (la cosiddetta Langobardia Maior), e buona parte del sud-Italia (Langobardia Minor), tramite una serie di ducati (come quello di Spoleto o di Benevento), che rispondevano direttamente al potere centrale del sovrano, insediato a Pavia.
La storia dei longobardi, nonostante gli studi e le ricerche degli storici, resta ancora molto frammentata. Quasi tutto quello che sappiamo su questo popolo è merito di Paolo Diacono, uno storico ed erudito longobardo del IX° secolo d.C., che compose un celebre documento in latino: la “Historia Langobardorum”, un excursus della storia, dello statuto e del sapere del Regno Longobardo: una vera e propria enciclopedia, che ci ha fatto scoprire tanti curiosità ed aneddoti di questo popolo così affascinante e controverso.
Nonostante la loro sinistra fama di violenti conquistatori, una volta insediatisi nella nostra penisola, ed in particolare, a posteriori degli influenti sovrani Autari e Rotari, i longobardi si resero protagonisti di una rivoluzione culturale, storica e artistica tra le più importanti dell’intero Medioevo, dotandosi di una serie di leggi e costruendo importanti palazzi e siti religiosi, alcuni dei quali sono visibili ancora oggi e rientrano nel numero dei siti dichiarati patrimonio mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco.
Testimonianze storiche
In questo nostro viaggio scopriremo alcune delle più pregevoli testimonianze storiche che i longobardi hanno lasciato, luoghi dal fascino antico ed austero che si trovano sparsi un po’ dappertutto nella nostra penisola
La nostra prima tappa è Cividale del Friuli, nei pressi di Udine: qui si trova un tempietto longobardo perfettamente conservato, con un’aula a base quadrata e una loggia a tre arcate, riccamente affrescato e decorato.
Si tratta di ciò che resta di un’antica gastaldia, ovvero il palazzo del gastaldo, il governatore della città, ambasciatore al servizio del re: a seguito della sottomissione dei longobardi da parte dei Franchi di Carlo Magno, il tempietto divenne parte di un monastero benedettino e ad oggi fa parte della chiesa di Santa Maria in Valle di Cividale del Friuli; anticamente il complesso architettonico era affrescato su tutti i lati; sulla volta e sulle arcate erano presenti in antichità delle decorazioni realizzate in stucco, nonché una serie di oltre 30 statue femminili di vergini in devozione a Cristo; oggi ne restano solo 6, ma colpiscono per la loro solenne ed affascinante austerità.
Spostandoci in Lombardia, la regione che più di ogni altra è legata alla cultura e all’arte di questo popolo, numerose testimonianze storiche longobarde si possono trovare a Pavia, l’antica capitale del regno, a Brescia e a Monza.
A Pavia è possibile ammirare la cripta longobarda all’interno della Chiesa di Sant’Eusebio, che conserva il suo aspetto originale con fitte arcate, riccamente decorate di affreschi, così come il convento di San Felice, un importante centro religioso del Medioevo, voluto su esplicita richiesta del celebre re Desiderio, il celebre sovrano successivamente detronizzato da Carlo Magno, nonché padre di Ermengarda, una delle tanti mogli dell’imperatore franco, e di Adelchi, un valoroso guerriero a cui è ispirata l’omonima tragedia di Alessandro Manzoni.
Non lontano da Pavia, nella vicina cittadina di Tromello, si trova un altro grande esempio dell’architettura religiosa longobarda, il monastero di San Giovanni in Fontes, dalle spiccate influenze bizantine e paleocristiane e con una fonte battesimale risalente all’VIII ancora perfettamente conservata.
Alcuni chilometri più a nord, a Monza, possiamo trovare custodita, all’interno del Duomo cittadino, la celebre Corona Ferrea, la corona ereditata dalla regina Teodolinda, e che, secondo la leggenda, oltre ad essere appartenuta ad Elena, la madre dell’imperatore romano Costantino, era stata realizzata includendo nella sua struttura originaria, uno dei chiodi della Croce di Cristo.
Nel corso dei secoli successivi, la Corona Ferrea si poggerà sul capo dei più celebri imperatori e sovrani d’Italia, da Lotario, figlio di Carlo Magno, fino a Napoleone, che, dopo l’incoronazione a re d’Italia, a Milano, nel 1805, pronunciò la celebre frase: “Dio me l’ha data, guai a chi la tocca!”.
Alcuni chilometri più ad est, a Brescia, troviamo un altro capolavoro dell’architettura longobarda, il monastero di Santa Giulia, un altro importante fulcro religioso che conserva ancora intatto il suo impianto originario a tre navate, riccamente abbellite di affreschi e stucchi. Qui, secondo la leggenda, si sarebbe ritirata come suora Ermengarda, figlia di Re Desiderio, dopo la separazione con Carlo Magno.
Regno Longobardo
Il Regno Longobardo, tuttavia, è geograficamente distribuito, come detto, sull’intera penisola, perciò, anche spingendosi verso sud, le testimonianze storiche, artistiche e architettoniche di questo popolo misterioso abbondano.
La città di Benevento, centro nevralgico del potere longobardo nel Mezzogiorno, raccoglie tra le sue mura numerose opere architettoniche dell’alto Medioevo. Tra di esse, la Chiesa di Santa Sofia, un elegante ed austera basilica, antico centro del potere del ducato di Benevento, e diventata, nel corso dei secoli seguenti, un centro religioso di riferimento per tutto il Sud-Italia.
All’interno è ancora conservata la zona absidale originaria, realizzata in gesso e pietra calcarea, ed alcuni affreschi del tempo, realizzati da maestri pittori e mosaicisti della scuola beneventana, un circolo di artisti e letterati che si affermò in città sotto la guida del duca longobardo Arechi II e che rimase attivo per quasi tre secoli.
Altre importanti testimonianze dell’epoca longobarda si possono trovare in Umbria, a Spoleto, dove si trova l’austera chiesa di San Salvatore, ancora intatta nel suo aspetto originale a tre navate, e a Campello sul Clitunno, dove, si trova una piccola chiesa, con una cripta sotterranea, anch’essa dedicato al Santissimo Salvatore, ricavato da un antico tempio romano, di cui ancora oggi è possibile ammirare il pronao, a testimonianza del visibile processo di integrazione che ha caratterizzato i longobardi dopo decenni di saccheggi e conquiste.
Sembra incredibile, ma la cultura longobarda ha lasciato in eredità al nostro paese moltissime più testimonianze artistiche e storiche di quelle che crediamo comunemente; alcune si trovano nascoste qua e là in molte aree del nostro paese, poco conosciute e quasi nascoste di fronte all’iconicità delle opere più famose; ed è forse proprio questa la peculiarità che le accomuna al popolo longobardo, austero, misterioso, sfuggente, ma assai determinante per la formazione della nostra identità nazionale, a causa del patrimonio di ricchezze storiche, artistiche e architettoniche che ci lasciato.
Stefano Maggio Giovane Avanti!
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