Le sigarette elettroniche: la nuova introduzione al fumo

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04.01.2023

Svapo, IQOS, Glo, Puff. Ormai i sostituti delle sigarette tradizionali, le classiche bionde a combustione, sono ovunque e sembrano aver contagiato soprattutto i giovanissimi che le preferiscono sempre di più alle altre. Lo stereotipo della “sigaretta che non fa male” – errato, ma lo approfondiremo dopo – fa sì che migliaia di ragazzi e ragazze si avvicinino al fumo senza la consapevolezza della dipendenza e del danno che può fare, fatto inconcepibile nell’epoca della sovra informazione.

Cosa sono?

Da definizione le sigarette elettroniche sono dispositivi nati con l’obiettivo di fornire un’alternativa al consumo di tabacchi lavorati che ricalchi le mimiche e le percezioni sensoriali di questi ultimi, considerati meno dannosi in quanto i componenti cancerogeni presenti nel fumo tradizionale sono assenti. La prima sigaretta elettronica viene brevettata addirittura nel 1965 dallo statunitense Herbert A. Gilbert, anche se la prima ad essere commercializzata è la Ruyan (letteralmente “quasi come il fumo” in cinese) nel 2003. In Italia arrivano per la prima volta quattro anni più tardi, anche se per il definitivo exploit bisognerà attendere fino al decennio successivo. Successivamente, con l’introduzione di IQOS da parte di Philip Morris, si affermano anche le HTP, ovvero le sigarette a tabacco riscaldato.

Ad oggi in Italia un milione e 200 mila persone fanno uso di e-cig, oltre un milione e 700 mila di sigarette a tabacco riscaldato, numeri triplicati nell’ultimo triennio.

Le svapo: la vera sigaretta elettronica

Le svapo, quei dispositivi di dimensioni più grandi che rilasciano una notevole quantità di vapore, sono appunto dei vaporizzatori. Il funzionamento è semplice: la batteria rilascia l’energia necessaria a scaldare una resistenza, che a sua volta scalderà il liquido presente nel serbatoio facendo così rilasciare i vapori da inalare.

Al di là dei pericoli tecnici di batterie talvolta troppo potenti o resistenze danneggiate – che possono portare persino a improvvise esplosioni del dispositivo – sarebbe da approfondire la natura di questi liquidi. Se è vero che, nicotina permettendo, sono assenti tutte le componenti cancerogene soprattutto per l’assenza di combustione, è altrettanto vero che sono vapori chimici: Emanuele Ferri, Ceo di Trusticert – si occupa di valutare la conformità per liquidi e sigarette elettroniche – afferma che “tutti i liquidi sono a base di glicole propilenico e glicerina vegetale, base per consentire allo strumento di veicolare le sostanze. Il punto è che questi due ingredienti in forma liquida e a temperatura ambiente non rappresentano alcun pericolo per la salute, ma se riscaldati sopra una certa temperatura, 200 gradi per il glicole, 280 per la glicerina, degradano, vanno incontro a un processo che si chiama pirolisi e formano specie chimiche tossiche. Se l’e-cig è regolata per raggiungere queste temperature, produrrà sempre una base costante di sostanze tossiche”.

Sempre più giovani si avvicinano al fumo “digitale”, tanto che nel 2019 quasi un ragazzo tra i 14 e i 17 anni su due (42%) aveva già avuto contatti con sigarette elettroniche. Sembrano essere molto di moda soprattutto le puff, ovvero quelle e-cig usa e getta con un numero preimpostato di tiri, solitamente 400. Una grana anche dal punto di vista ambientale.

IQOS: i riscaldatori di tabacco

Altra alternativa al fumo tradizionale, forse anche più simile delle svapo, sono i riscaldatori di tabacco, detti anche HTP (heated tobacco product). Il meccanismo è simile ai vaporizzatori, ma al posto del liquido viene scaldata fino a circa 350 gradi una piccola sigaretta. Il risultato è decisamente meno aromatizzato e più simile a quello che un fumatore abituale cercherebbe.

Anche se la loro storia comincia col brevetto del 1988 della compagnia statunitense R.J. Reynolds, il loro successo arriva solo nel 2014, quando Philip Morris lancia la linea IQOS – con le relative sigarette HEETS – in un mercato fortemente in espansione come quello delle sigarette elettroniche.

Fanno realmente meno male delle sigarette tradizionali? Ad oggi è impossibile dirlo visto che la quasi totalità degli studi è condotta dalle grandi compagnie del tabacco. Gli unici dati indipendenti a cui possiamo far riferimento sono quelli di uno studio dell’Università di Berna che dimostra che il fumo di questi dispositivi può contenere livelli di volatili organici equiparabili a quelli del fumo delle sigarette tradizionali e addirittura un livello di acenaftene, un idrocarburo policiclico aromatico, maggiore. Inoltre, nonostante nel 2018 la Philip Morris abbia presentato di sua spontanea volontà la richiesta di riconoscere ed etichettare IQOS in Italia come prodotto meno tossico, il Ministero della Salute ha ritenuto che non fosse possibile stabilire la riduzione di sostanze tossiche e del potenziale rischio.

Anche se non stiamo parlando di fumo tradizionale, è inconcepibile che ancora non ci siano studi sufficienti a inquadrare bene la tossicità di questi prodotti e che non si riesca a confermare o smentire definitivamente lo stereotipo del “fa meno male”. Così facendo si instradano generazioni sulla via del fumo senza la minima consapevolezza dei reali danni alla salute, senza poi contare l’aspetto del vizio: perché sì, le sigarette elettroniche hanno nicotina (tranne qualche eccezione) e creano dipendenza, la loro forma e la gestualità che richiedono sono volutamente simili alle sigarette tradizionali e anche questo crea dipendenza nel “gesto”. Conoscere per educare, solo così può esserci una vera consapevolezza per la salute di milioni di consumatori.

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

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